Horcynus Festival - Applausi e standing ovation per "Bestemmia d'amore"

Si è chiuso tra gli applausi e l’ovazione della platea del Teatro Cilea l’ultimo appuntamento con la musica e il teatro dell’Horcynus Festival

La potenza della parola, il linguaggio universale della musica, i rimandi di una danza appena accennata, ma su tutto il trasbordante carisma di due interpreti eccezionali: il musicista Enzo Evitabile e l’attore e regista Pippo Delbono.

Ieri sera si è chiuso tra gli applausi e l’ovazione della platea del Teatro Cilea l’ultimo appuntamento con la musica e il teatro dell’Horcynus Festival.

In scena “Bestemmia d’amore”, uno spettacolo che si fa fatica a etichettare. Né concerto né reading ma messa in scena a tutto tondo, esempio di musica totale, capace di fondere poesia e prosa, canto e liturgia, sacro e profano con un testo che tesse le parole del mistico spagnolo Juan de La Cruz a quelle di Pier Paolo Pasolini, la poesia di Arthur Rimbaud all’attualità, spaccati di religiosità napoletana alla ninnananna per i bimbi siriani.

Perché se amore è solo una parola, dietro alle sillabe si spalanca un abisso di furia ed estasi, in cui brillano la bellezza della natura e la passione politica degli uomini, madonne nere e prese della Bastiglia, impiegati, avvocatucci, carogne, bigotti e sangue che non è acqua, e cola e trasborda dal Mediterraneo su una contemporaneità che né Pasolini né Zappa sono riusciti a prevedere fino in fondo. Perché al posto del razzismo di provincia profetizzato dal genio italiano c’è un rigurgito xenofobo che avvinghia tutto l’Occidente e il mondo di plastica di Zappa è degenerato in capodogli spiaggiati per troppa plastica in corpo.

Così “Bestemmia d’amore” scorre tra rimandi a Lampedusa e richiami a San Gennaro “faccia gialla”, tra urla di morte e scorci di vita, miracoli pretesi e percussioni che seguono i toni bassi e le impennate del cuore, con Enzo Avitabile ad arpina, tamburo, sax sopranino e voce, Pippo Delbono alla parola recitata, Gianluigi Di Fenza alla chitarra napoletana e Carlo Avitabile ai tamburi.

Chiusa la parentesi con i live, l’Horcynus Festival non si ferma: fino a giovedì mattina è visitabile gratuitamente al Torrione Sud del Castello Aragonese (ingresso di fronte alla Chiesa degli Ottimati) l’installazione “Casalaina – Primo movimento: prologo del grillo” di Emilio Isgrò, a cura di Marco Bazzini. Un anticipo della mostra a più strumenti e più voci in programma in autunno.

«Non potevamo scegliere di meglio per chiudere gli appuntamenti della sezione primaverile dell’Horcynus Festival. L’opera di Isgrò e il viaggio di Avitabile e Delbono – sottolinea Giacomo Farina, direttore artistico della sezione musicale dell’Horcynus rappresentano perfettamente il tema che ci siamo dati per questa edizione dell’evento, appuntamento annuale con le arti performative a cura della Fondazione Horcynus Orca, con il finanziamento del PAC Offerta culturale Azione 1 Tipologia B – Annualità 2018.

Volevamo dedicare il Festival alle Metamorfosi, l’infinita gamma di trasformazioni e possibilità di letture con cui l’essere umano, la società, le arti e la stessa Fondazione si confrontano oggigiorno e con Casalaina e Bestemmia d’amore crediamo di esserci riusciti, così come con il concerto delle Ninfe della Tamorra che hanno portato il tour Femmene al Miramare, con lo spettacolo Le stanze di Ulrike di Silvia Ajelli all’Auditorium Zanotti Bianco, con la tre giorni di cinema al Cineteatro Metropolitano e con la lettura scenica di f-Aìda di Mana Chuma Teatro. Siamo consapevoli che la nostra proposta non è per un pubblico mainstream ma – conclude – siamo convinti che la bellezza delle arti performative sia una delle chiavi di volta per la riaffermazione dei diritti che un’economia profondamente diseguale sta minando, liberando gradualmente lo Stretto e tutti i sud del mondo e favorendo percorsi di economia solidale e giustizia sociale. Per questo da otto anni tentiamo di portare al pubblico reggino una programmazone all’insegna della qualità e della mescolanza di generi e forme, interpreti e temi».