I Bronzi alle Iene, atto III: spunta una clamorosa testimonianza

"Ne esiste un terzo, fu trafugato e venduto all'estero a 2 miliardi di lire” afferma un testimone ai microfoni di Antonino Monteleone

Ciak numero tre. Prosegue l’inchiesta portata avanti da “Le Iene”, inerente il ritrovamento dei Bronzi di Riace.

Dopo aver tentato di intervistare nella prima puntata Stefano Mariottini, e dopo aver rintracciato Giuseppe Braghò ed il professor Pietro Giovanni Guzzo nella seconda, le Iene portano avanti l’approfondimento di una vicenda che, al momento, presenta moltissimi interrogativi.

Mancherebbero all’appello un elmo, uno scudo e appunto un terzo guerriero, secondo Braghò, che sarebbe raffigurato a braccia aperte e con una gamba avanzante.

Nel terzo episodio, le Iene hanno ascoltato un testimone, che rilascia dichiarazioni a dir poco clamorose. Secondo l’uomo, infatti, il terzo Bronzo esisterebbe sul serio e sarebbe stato trafugato e venduto.

“A Roma c’era una statua proveniente da Riace, portata dai calabresi. Io so che è stata trafugata e poi venduta.”

“Un mercante acquistava la roba e poi se la rivendeva. Sarà stato il 1972-73. Una statua è stata portata a Roma, nella villa di un importante dottore, proprio per rivenderla. Si trattava – afferma il testimone- di una raffigurazione di un uomo a grandezza reale. Dicevano fosse di provenienza greca. Il mercante ha acquistato la statua per 400 milioni di lire. Problema trasporto? All’epoca c’erano terroristi, rapinatori, Brigate Rosse, chi ti fermava durante il viaggio secondo te? I camion di terra non li controllava nessuno. Agli americani è stata rivenduta ad un miliardo e mezzo di lire, anche due.”

Fabio Isman (giornalista esperto d’arte), afferma: “Almeno 47 musei nel mondo, anche i più importanti, sono entrati a contatto con merce trasportata o recuperata in modo illecito. Per fare cosa? Per tenerla nei magazzini, che sono il polmone dei musei.”

Come riportare indietro le opere presenti nei musei stranieri? Francesco Rutelli (ex Ministro dei Beni Culturali) spiega: “Qualche tempo fa, quando ero in carica, avevamo già riferito a chi di dovere, rappresentante del Museo Getty, di non voler collaborare con loro. Il motivo? Avrebbero dovuto restituire quello che era di nostra proprietà. Qualche giorno dopo mi arrivò la mail che ci avrebbero restituito tutto. Sono ancora emozionato.”

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