Indennità differita, Tallini prova a ridimensionare ma Pitaro ricorda 'l'inganno' della modifica

Il presidente del Consiglio regionale punta l'indice sul "cartello degli sciacalli", ma Pitaro lo riporta sulla terra: 'La proposta era diversa da quella discussa'

La legge 5 non è una legge di reintroduzione dei vitalizi”. Ci tiene il presidente del Consiglio regionale Domenico Tallini a ripetere – mettendo in votazione l’abrogazione della legge n° 5/2020 dopo quasi due ore di dibattito – un concetto ormai chiaro a tutti.

“I vecchi vitalizi sono stati aboliti dal 2011, mentre la legge 13/2019 ha consentito di rideterminare su base contributiva ben 189 assegni vigenti con un risparmio per l’Ente di un milione e 249mila euro all’anno. Sono questi i dati inoppugnabili che nessuno potrà mai mistificare”.

Il polverone mediatico abbattutosi su Palazzo Campanella ha scosso tutti i consiglieri regionali che hanno risposto presente alla richiesta del Presidente Tallini di ritornare in aula immediatamente per riparare ad un errore su cui i calabresi, giustamente, non hanno voluto sentire ragioni.

L’Assemblea legislativa però ha voluto portare in aula le sue ragioni. Ragioni che non scagionano del tutto i consiglieri che hanno votato positivamente lo scorso 26 maggio. Anche perché al coraggioso e orgoglioso intervento di Tallini che si è assunto la responsabilità di fare chiarezza richiamando i colleghi ad una nuova seduta del Consiglio, fa da contraltare l’intervento di Francesco Pitaro (gruppo Misto) che sostanzialmente ha confermato la ricostruzione di quanto accaduto lo scorso 26 maggio e riportato da più organi di stampa, con in più una denuncia bella e buona che vedremo più avanti.

E poco importa se Tallini nella strenua difesa della buona fede dei consiglieri regionali, addita i colpevoli di aver infangato il buon nome dell’Assemblea:

“Si è formato in questi giorni un singolare ‘cartello’ che ha utilizzato in perfetta malafede fake news e bugie per demonizzare e infangare il Consiglio regionale della Calabria, senza distinzione tra maggioranza e opposizione. In questo triste e variopinto “cartello di sciacalli” ci sono paladini dell’antipolitica, nostalgici della Prima Repubblica antimeridionalisti a pagamento, giornalisti che si cimentano in fantasiosi racconti gialli, e anche candidati alla Presidenza della Regione, sonoramente bocciati dall’elettorato. Io non credo ai complotti che sono cose serie, organizzate da gente seria. Ma registriamo una singolare convergenza di interessi di soggetti tra loro diversi, ma accomunati tutti da sentimenti di rivalsa e perfino dall’odio, e comunque da obiettivi dai tratti non proprio nobili”.

Insomma, per il presidente del Consiglio, l’abrogazione della norma sarebbe quasi esclusivamente da addebitare a “falsità, bugie, inaccettabili forzature e fantasiose ricostruzioni”. E l’operazione verità annunciata non più di due giorni fa serve a spazzare via “le fake news sparse a piene mani dal cartello degli sciacalli”.

Tuttavia nel suo discorso introduttivo è lo stesso Tallini a parlare di “inopportune modifiche” alla legge 5/2020″:

“L’errore è stato quello di lasciare intendere, con la legge che stiamo per abrogare, che tale beneficio poteva estendersi con la contribuzione volontaria anche ai Consiglieri dichiarati decaduti. E’ stato un errore che il Consiglio regionale riconosce e ripara”.

Il problema però non è stato tanto “lasciare intendere”, quanto invece averla votata quella modifica inopportuna. E se si vuole ancora giocare con le parole, si continuerà a mantenere quell’ambiguità che poi è l’elemento che ha fatto saltare il tappo.

L’indennità differita, l’inganno e le contestazioni

“L’indennità differita è un istituto introdotto con le disposizioni contenute nel Capo II, espressamente previsto dalla legge dello Stato (Decreto Monti) la cui ratio iuris risiede nel sistema di calcolo contributivo. I tratti fondamentali dell’istituto prevedono che al compimento del 65° anno di età il Consigliere regionale che abbia versato una contribuzione anche volontaria della durata di 5 anni, può accedere al relativo beneficio”.

Tallini finalmente lo spiega ai calabresi, aggiungendo anche che:

Si è passati, in altre parole, da vitalizi di 3.745 euro al mese ad una ‘indennità differita’ di 720 euro al mese”.

Fin qui tutto bene, anzi ottimo. La legge di riferimento però è quella della passata legislatura. E le contestazioni fatte all’approvazione del 26 maggio scorso hanno un’altra natura. Ma questo Tallini lo derubrica a semplice “errore”.

Durante il proprio intervento, Francesco Pitaro, fuoriuscito da “Io resto in Calabria” e parcheggiatosi al Gruppo misto, ha raccontato quello che realmente è successo, senza ricevere da nessuno – negli interventi successivi, e neanche dal presidente Tallini – alcuna smentita o ricostruzione diversa. Ed è proprio questo il “fatto” che ha surriscaldato gli animi e elevato la protesta dell’opinione pubblica.

“Alla fine dello scorso Consiglio regionale, dopo un lunghissimo dibattito sulle Linee programmatiche c’è stata rifilata una proposta di legge diversa da quella che era stata concordata in conferenza dei capigruppo dove era stato detto che si sarebbe trattato di una proposta di legge di adeguamento alla normativa statale, e invece no, c’era tutt’altro. Ok, siamo stati leggeri, lo abbiamo ammesso, l’abbiamo confessato, però presidente è giusto che i calabresi, la comunità, sappiano che si è trattato di un inganno, di un atto di slealtà, di manifesta slealtà, presidente. Quella proposta, diversa da quella concordata, è stata elaborata all’interno di quella parte dell’emiciclo: la mano di un furfantello ha elaborato una proposta, e però aveva in testa non l’interesse della Calabria, dei calabresi, ma evidentemente aveva in testa un interesse proprio”.

“Ora presidente – continua Pitaro – se fossimo all’interno di un ordine professionale questo furfantello sarebbe immediatamente radiato, e mandato via in malo modo da quest’aula. Tocca adesso della maggioranza individuarlo – ritengo che sappiate già chi sia o di individuarli se sono di più – e ovviamente renderli innocui sotto il profilo politico. Sì è trattato, aggiungo, di un furfantello ignorante, perché evidentemente questo furfantello non sa nemmeno che quella leggina che lui si era fatto probabilmente artigianalmente a casa, non avrebbe nemmeno superato il vaglio di costituzionalità. […] Ma quel furfantello, presidente Tallini, non sapeva nemmeno, evidentemente lo ignora, che le leggi hanno efficacia per il futuro, non hanno efficacia retroattiva. […] Occorre ripristinare immediatamente il principio di lealtà, che deve essere il motore di questo Consiglio. Chiudo con un appello a tutti i consiglieri regionali isoliamo ed emarginiamo gli sleali, i disonesti, i furfanti, non facciamoci trascinare in altri obblighi giuridici e politici che infangano il buon nome della nostra regione e infangano anche il buon nome di chi sta qui in aula per dare una mano alla nostra terra”.

Insomma, se non si capisce che proprio questa squallida manovra ha fatto saltare dalla sedia i calabresi, onesti, che ci credono, e che hanno riposto la loro fiducia negli eletti, non si riconoscerà appieno l’errore commesso, derubricandolo a svista, per giunta additando stampa e oppositori.

E d’altra parte oggi sappiamo che il Consiglio ha riparato ad una legge inopportuna, infausta e a questo punto ‘ad personam’.

Ma siamo sicuri che senza l’intervento della stampa, e la sollevazione dell’opinione pubblica questa cosa non sarebbe passata sotto silenzio?