“La Malapianta”: radici e svolte della ‘ndrangheta secondo Gratteri e Nicaso


di Eva Curatola “La cultura è riscatto” comincia così la prefazione dell’ennesimo libro scritto a quattro mani da Nicola Gratteri e Antonio Nicaso.

Come diceva sempre Borsellino infatti la mafia è, oltre che un fenomeno criminale, un fenomeno sociale che nasce da una mentalità, si diffonde con una cultura, si manifesta in atteggiamenti di passività, connivenze, cedevolezze, e va arginato mediante una battaglia culturale.

Ancora una volta Gratteri e Nicaso offrono al lettore un’accurata ricostruzione storica della mafia calabrese, così come accadeva in “Fratelli di Sangue”, partendo dalle origini del fenomeno, che trova radici nel Settecento. Il percorso di questo fenomeno mostra un’evoluzione esponenziale sia a livello di penetrazione sociopolitica, sia come accumulazione di potere economico.

“E’ la conoscenza che aiuta a formare una coscienza critica e che incrementa la libertà. E allora questo è un libro che aiuta a essere più liberi.”

Un’opera, che al contrario delle precedenti, che avevano l’obiettivo di far conoscere al lettore il fenomeno nelle sue più piccole sfaccettature, si propone di inneggiare la folla alla reazione, alla consapevolezza.

Fulcro dell’opera è anche il potere, inteso in due diversi modi: il potere come sostantivo, quindi quello dello stato e delle leggi, ma anche il potere come verbo, che rispecchia le azioni del popolo, dei cittadini che con la giusta dose di volontà “possono” far di tutto e cambiare le sorti di una nazione che ha ancora molto da dare.

I due autori narrano comunque la crescita e la fortuna di questa “malapianta”, attraverso fatti ed eventi cruciali, quali ad esempio: la strage di Duisburg e l’expo 2015.

Un “classico” libro targato Gratteri e Nicaso, dove i temi trattati sono un po’ triti e ritriti, ma che non manca di quel pizzico di innovatività, dato dalla contemporaneità di alcuni temi trattati e da una passione coinvolgente che a tratti traspare fra le pagine dell’opera.  

 

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