L’aspera montis secondo Bombino. Il Presidente del Parco Nazionale: “L’Aspromonte? Un’eccezione di cui andare fieri!” – FOTO


di Vincenzo Comi – Manca poco più di un anno e mezzo alla scadenza del suo mandato. In volto gli si legge chiaramente la voglia di spendersi fino all’ultimo giorno. Il suo sguardo conferma la volontà di continuare nel suo ruolo di Presidente del Parco Nazionale d’Aspromonte che porta avanti unitamente a quello di docente dell’Università Mediterranea.

Incontriamo il prof. Giuseppe Bombino proprio all’interno delle aule del suo amato Dipartimento di Agraria. Dal suo ufficio si scorge una distesa verde, la vallata di Vito, uno dei tanti accessi verso l’Aspromonte.
“Ho trovato fin dai primi giorni del mio insediamento – giungo 2013 – un ente molto maturo anche se formato da poche unità. La dimensione di circa 65.000 ettari di area in cui operiamo suggerisce una sproporzione rispetto alle competenze che abbiamo e che dobbiamo esprimere sul territorio”.

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Esordisce così il presidente Bombino che ricorda il lavoro iniziale del suo mandato.

“Abbiamo sempre dimostrato tempi di risposta rapidi, solo due o tre giorni per dar conto alle esigenze delle 37 amministrazioni comunali che si rivolgono all’Ente Parco. La macchina organizzativa procedeva bene tuttavia mancava la percezione sul territorio. L’Ente Parco non era affatto conosciuto soprattutto a Reggio Calabria. Abbiamo cercato di elevare quindi il significato di un ente importantissimo per farlo diventare da un lato un punto di riferimento e dall’altro per farlo comunicare con gli altri enti. Tengo molto alla mia presenza a tutti i tavoli per poter interagire con i vari protagonisti del territorio”.

Il presidente del Parco Nazionale dell’Aspromonte ha una mobilità paragonabile a quella di un presidente di Regione o di un sindaco di una grande città. La presenza ed il contributo del Parco vengono sempre richiesti dalle varie realtà territoriali.
“I tanti inviti che riceviamo quotidianamente – spiega Giuseppe Bombino – rappresentano un segnale importante. Vuol dire che l’obiettivo di aumentare la nostra presenza si è concretizzato. L’altro aspetto al quale ho sempre tenuto tantissimo è quello della cultura. Dovevamo restituire la giusta dimensione alla parola Aspromonte, che rimane ruvida alla pronuncia ma in realtà conserva ben altro. A questa operazione immateriale di sensibilizzazione abbiamo accompagnato negli anni alcuni interventi incisivi per non dire rivoluzionari. Sul binomio Natura e Cultura, abbiamo incentrato molteplici sforzi e promosso numerose iniziative: la sinergia con il MAaRc, ne è l’esempio più qualificante”.

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Tra le azioni intraprese dall’Ente Parco Nazionale, l’utilizzo della legge della montagna che consente di affidare lavori, opere ed interventi alle cooperative montane. Una legge che favorisce i processi di sviluppo e che sostiene la fragile economia delle aree interne. E ancora ricucire i rapporti con la gente che popola l’Aspromonte in particolare con i pastori.

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“Abbiamo affidato a cooperative di giovani aspromontani la manutenzione straordinaria della rete dei sentieri. Oltre un centinaio di ragazzi hanno potuto prestare la propria opera in Aspromonte. Con un investimento di oltre un milione di euro abbiamo coinvolto le comunità montane nella gestione del territorio recuperando 130 km di rete sentieristica – continua Giuseppe Bombino – Questa operazione verrà ripetuta adesso con il progetto ‘Adotta un sentiero’ in quanto i sentieri vanno mantenuti nel tempo riservando la cura ed il racconto attraverso pubblicazioni alle associazioni escursioniste ed ambientaliste. La figura del pastore poi è indice di mille contraddizioni. Una figura emarginata che non ha mai incontrato il volto dello Stato e che ha sempre vissuto la montagna senza la consapevolezza del suo ruolo. Abbiamo instaurato un nuovo dialogo incontrandoli e dandogli fiducia. Abbiamo così fatto l’avvistamento agli incendi boschivi tramite i pastori ai quali è stata affidata una porzione di territorio. Vogliamo inoltre regolarizzare la loro produzione e quindi la vendita dei prodotti attraverso il progetto ‘La via lattea’ rivolto alla figura dell’eco-pastore”.

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Ma cosa si nasconde, secondo il presidente Bombino, dietro la parola “Aspromonte”?

“E’ uno spasmo, una contrattura geologica, un sussulto al centro del Mediterraneo. E’ un’eccezione frutto di una migrazione avvenuta milioni e milioni di anni fa. E’ una montagna irrequieta ed aspra. Crediamo che Aspromonte derivi dal latino ‘aspera montis’, l’asperità della montagna. L’Aspromonte infatti non è un monte, non c’è un’unica vetta ma un sistema montuoso. Quando pensiamo all’Aspromonte non dobbiamo pensare ai peccati dell’ultima generazione, saremmo i traditori di questa montagna. In questa montagna avvennero le cose più grandi del Mediterraneo in tutti i sensi. Dobbiamo avere una nuova visione storica di quello che è successo in Aspromonte e non ricordare gli ultimi tristi decenni che non dà giustizia ad un territorio virtuoso. L’Aspromonte è quindi un’eccezione. Non dimentichiamo che l’Aspromonte è stato un rifugio o meglio un riparo per tante specie animali e vegetali che oggi popolano le Alpi e le montagne del Nord Europa”.

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La montagna è l’unica chance che abbiamo per lo sviluppo della Calabria. Per il 90% è infatti composta da colline e montagne.

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“La gran parte del territorio su cui bisogna immaginare processi di sviluppo e riordino è la collina e la montagna. Le pianure costiere rappresentano solo una minima percentuale dello spazio produttivo della nostra Regione. E’ chiaro quindi che dobbiamo porre al centro della nostra politica l’agricoltura. Questo ci consentirebbe di mantenere il paesaggio, produrre e allo stesso tempo proteggere il suolo sfruttando tutti quegli aspetti che esaltano la qualità della vita”.
La chiave di sviluppo della Calabria, secondo Bombino sta dunque nell’agricoltura e nella natura. L’Aspromonte tuttavia ancora non attrae per ovvi motivi. Manca da parte della politica una strategia di sviluppo.

“La nostra città metropolitana è l’unica al mondo che ha al suo interno per intero un parco nazionale. Non si può pensare quindi all’Aspromonte come un qualcosa di separato ma piuttosto come un elemento di metropolizzazione”.

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Il presidente Bombino dà infine un consiglio ai tanti calabresi e non che visitano l’Aspromonte anche solo per una semplice passeggiata.

“Passate dalla bellezza architettonica e quella naturale. Da Gerace ad esempio andate a visitare i boschi e le foreste dell’Aspromonte dove l’azione dell’uomo è assente. Esplorate zone tipiche e foreste vergini. Presto inoltre a Precacore ed Africo antico verranno recuperati alcuni ruderi in cui si svolgeranno attività culturali con l’università Mediterranea e verrà creata una scuola di giornalismo naturalistico. In particolare consiglio ai tanti giovani di visitare le aree più remote…vi porterete per sempre l’impronta aspromontana…”.

FOTO DI PAOLO GENOESE

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