Miti di Calabria: la leggenda del tesoro di Alarico a Cosenza

Leggenda narra che nel lontano 410 d.c. Re Alarico I, insieme al suo esercito dei Goti, dopo il sacco di Roma, si mosse verso il sud Italia con l’obiettivo di attraversare lo Stretto e spingersi…

Conosciamo la nostra terra, ne conosciamo i profumi, i luoghi, ma non sempre conosciamo i meravigliosi miti e le misteriose leggende che avvolgono la Calabria.

Eccoci dunque al terzo appuntamento della rubrica Miti di Calabria, nata per raccontarvi le più famose leggende che fanno parte della nostra terra.

La leggenda narra che nel lontano 410 d.c. Re Alarico I, insieme al suo esercito dei Goti, dopo il sacco di Roma, si mosse verso il sud Italia con l’obiettivo di attraversare lo Stretto e spingersi verso l’Africa. Giunto alle porte della città di Cosenza venne però attaccato dalla malaria, che diede fine alla sua vita.

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Secondo l’usanza visigota, Alarico venne seppellito nel letto del fiume Busento, insieme al tesoro sottratto a Roma e alla sua armatura. Per evitare che l’immenso bottino venisse ritrovato e che la tomba del re rimanesse in balia delle orde di predatori, il fiume venne deviato dal suo corso tramite un importante lavoro di ingegneria idraulica, fatto da centinaia di schiavi e prigionieri, i quali dopo aver ricondotto il fiume nel suo letto naturale, vennero trucidati dallo stesso esercito di Alarico, allo scopo di preservare la segretezza del punto della sepoltura.

Il preciso luogo della tomba di Alarico rimase per sempre un mistero e del leggendario tesoro nascosto tra le acque del Busento si narrò per secoli, ispirando i versi di Dumas e Carducci.

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Tutt’oggi affacciandosi dal ponte Martire di Cosenza, sospeso sul fiume e immerso nel fantastico panorama che abbraccia secoli di storia, nel punto in cui si narra giaccia Alarico, ci si interroga spesso sul tesoro nascosto e a volte si sogna di vedere prima o poi un segno emergere dalle acque del Busento.

Questa antica leggenda ha ispirato la poesia di August Graf von Platen “Das Grab im Busento” (La tomba nel Busento) con una rappresentazione romantica della morte e della sepoltura di Alarico. La poesia tradotta in italiano da Giosuè Carducci:

“Cupi a notte canti suonano

da Cosenza su’l Busento,

cupo il fiume gli rimormora

dal suo gorgo sonnolento.

Su e giù pe ‘l fiume passano

e ripassano ombre lente:

Alarico i Goti piangono

il gran morto di lor gente.”