Senz'acqua, piena di rifiuti: 'l'estate reggina' è da incubo. Fallimento totale della politica

Le risposte non deve darle la Regione, ed è ora di smetterla con il 'Modello Reggio': le responsabilità sono solo di chi amministra (male) da 10 anni

Dove non arrivano le competenze e la capacità di amministrare, dovrebbe (in teoria) arrivare la dignità. ‘L’estate reggina’ 2023 è da incubo, tra le peggiori in assoluto del terzo millennio in riva allo Stretto. La carenza dei servizi essenziali ha probabilmente raggiunto il suo apice, una combo micidiale che ha reso la qualità della vita inaccettabile e fatto comprensibilmente infuriare i reggini.

Non è possibile che si arrivi alle barricate, agli appelli disperati, al reclamare un pò di acqua dal rubinetto e la strada non invasa dalla spazzatura. Le barricate a Reggio Calabria si facevano anche mezzo secolo fa, ma per altri motivi, per urlare all’Italia intera un orgoglio che oggi è sotterrato, annientato.

Sbarre, Condera, Gebbione, Modena, San Sperato, Arghillà, Ravagnese, Archi, Arangea, San Gregorio, oltre alle ‘tradizionali’ Arghillà e Rione Marconi. Non è l’elenco in ordine sparso dei quartieri di Reggio Calabria, ma l’elenco dei quartieri (non tutti peraltro) dove da settimane si è costretti a convivere con i disservizi idrici e\0 con i cumuli di rifiuti.

Si direbbe che manca almeno il centro storico, se non fosse che nelle ultime 24 ore (complice problemi di natura elettrica al serbatoio del Trabocchetto) anche nel cuore della città si sono acuiti i disservizi, tutt’altro che una novità. Nel corso del penultimo consiglio comunale, la parola ‘dimissioni’ ha fatto finalmente capolino all’interno dell’Aula Battaglia tra i banchi della maggioranza.

A pronunciarla il consigliere comunale delegato all’idrico Franco Barreca (‘pronto a fare un passo indietro per il bene della città’), uno dei più impegnati e appassionati amministratori, il cui lavoro però evidentemente non basta per dare risposte concrete ai cittadini. Non era la prima volta che Barreca si diceva pronto alle dimissioni, il sindaco f.f. Brunetti però non ha mai preso in considerazione l’ipotesi, assicurando sulla bontà del lavoro del consigliere delegato all’idrico, la cui buonafede non è in discussione, al pari della dignità esibita.

L’amministrazione comunale guidata oggi dal f.f. Brunetti, in attesa del probabile rientro di Falcomatà tra ottobre e novembre, prosegue serena come se nulla fosse. Mai una vera presa di responsabilità, mai l’esibizione di un piano concreto per uscire dalla perenna emergenza, mai politiche incisive per aggredire le problematiche e dare risposte ai reggini.

Oltre a sterili botta e risposta con l’opposizione, utili solo a far aumentare la rabbia dei cittadini, sono due i ritornelli in voga a Palazzo San Giorgio, evergreen che ormai fanno concorrenza a “Volare” di Domenico Modugno. “È colpa del Modello Reggio” ed “È colpa della Regione”, frasi che settimanalmente o quasi vengono esibite, a turno, dagli esponenti della maggioranza, da membri della giunta, o dal sindaco f.f. in persona.

Sembra un loop spazio-temporale, con l’amministrazione comunale incapace di uscire dal copione: come in ‘Truman Show’, il film con Jim Carrey del 1998, la vita reale si confonde al reality show, finendo per inghiottire entrambe in uno stordimento generale.

Le risposte non deve darle la Regione Calabria (che con l’autorità regionale Arrical ha preso in gestione nei mesi scorsi il servizio idrico integrato e gestione rifiuti) ed è ora di smetterla con il ‘Modello Reggio’.

In relazione ai pessimi rapporti con la Regione Calabria e le responsabilità di quest’ultima rispetto al triste stato in cui affoga Reggio, due le semplici domande, non da porre all’amministrazione comunale e metropolitana ma che gli stessi enti dovrebbero porsi da soli.

1 Per quali ragioni, in altre città della Calabria (anche di colore politico diverso rispetto al governo di centrodestra) si riesce a dialogare in modo proficuo con la Cittadella e a non avere livelli di degrado visti a Reggio?

2 Per quali ragioni le emergenze legate ai rifiuti e al servizio idrico sono senza dubbio precedenti al passaggio delle competenze ad Arrical, e addirittura precedenti a governi regionali guidati dal centrodestra? Sarebbe curioso sentire le risposte.

L’unica e insindacabile verità, è che le responsabilità sono solo di chi amministra (male) da 10 anni, perché solitamente è così che funziona all’interno delle amministrazioni. Si presentano un progetto politico e dei candidati alle elezioni, si battaglia in campagna elettorale con gli avversari, si va alle urne e il vincitore è chiamato a governare, con onori e oneri.

A Reggio Calabria la legge sembra essere un’altra, per ragioni che evidentemente sfuggono ai più. Quindi, a ben 10 anni dall’insediamento della prima amministrazione Falcomatà (doveroso ripeterlo, 10 anni), è ancora possibile dire ‘è colpa del Modello Reggio’ o ‘è colpa della Regione’. Non riguardo la mancata costruzione di grattacieli o progetti faraonici, ma in relazione all’erogazione dei servizi essenziali.

Così la normalità diventa un oggetto misterioso ed inafferrabile, e si è costretti a pregare nella speranza di vedere l’acqua uscire dal rubinetto o la strada davanti casa pulita. Il degrado avvolge come un cappio soffocante una città che sembra non avere alcuna prospettiva, se non nelle tragicomiche narrazioni fantascientifiche di chi vede una Reggio Calabria che fa invidia a Dubai e Los Angeles.

Così, ancora nel 2023, lo sguardo è costantemente rivolto al passato, forse per l’incapacità di affrontare le sfide e centrare gli obiettivi. Basterebbe intervistare un reggino fuorisede che per motivi di famiglia o di lavoro torna in questi mesi a Reggio Calabria dopo 15 o 20 anni di assenza, per annientare qualsiasi giustificazione e riportare la pura e semplice verità allo stato delle cose.

Senza contrapposizioni di tipo ideologico, tra chi amministra da 10 anni e chi amministrava in precedenza, liti e battibecchi inutili di cui ai cittadini non frega una beata mazza per utilizzare un francesismo. I reggini non chiedono la luna, ma è giusto pretendano di vivere in condizioni civili, senza assaporare esperienze simili all’Africa del 1500.

Probabilmente, visto l’andazzo, non basterebbe nemmeno prendere per mano gli amministratori che da 10 anni governano la città e accompagnarli per mano nei numerosi luoghi del degrado, nelle periferie, nei quartieri senz’acqua e con i cumuli di spazzatura.

Probabilmente, non basterebbe nemmeno accompagnare per mano chi amministra la città da 10 anni davanti agli occhi dei reggini disperati, tra le centinaia di famiglie allo stremo, davanti ai cittadini che affermano: ‘Non possiamo lavarci da due settimane, abbiamo persone disabili  e bambini in casa, non sappiamo più cosa fare’.

Probabilmente, la risposta di chi amministra la città da 10 anni davanti allo sconforto e e l’angoscia dei reggini, arrivati alle barricate, sarebbe: ‘E’ colpa della Regione Calabria’, alternata ad un ‘E’ colpa del Modello Reggio’.

Ma davvero il giorno in cui finalmente non si sentiranno più queste imbarazzanti litanie dovrà combaciare con il giorno in cui la città sarà governata da un’amministrazione di colore politico differente? O magari da quel giorno si sentirà ‘è colpa di chi ha mal governato per più di 10 anni?’.

Povera Reggio.

Poveri noi.