La macchina del tempo a Palazzo San Giorgio. Si parla ancora del 'Modello Reggio'

Mentre si perde tempo prezioso a rincorrere il passato, il futuro di Reggio Calabria va in fumo

Tutte le strade portano a(l modello) Reggio. Il consiglio comunale dedicato a Dup e bilancio previsionale, di fine luglio 2022, consente agevolmente di ritornare indietro nel tempo di due lustri. Operazione che farebbe anche piacere, essendo epoca senza pandemie, senza guerre, e quando tutti eravamo 10 anni più giovani.

Fa meno piacere invece se, nell’anno 2022, il Modello Reggio viene ancora utilizzato per giustificare le negligenze e le inefficienze degli ultimi dieci anni.

‘E’ sempre colpa di qualcun altro’, recitava alla perfezione l’attore Valerio Mastrandrea qualche anno fa, in un brillante e geniale monologo scritto da Mattia Torre, scomparso troppo presto. Così, prendendo a prestito la celeberrima DeLorean di ‘Ritorno al futuro’, è possibile viaggiare a ritroso nel tempo, sino a rintracciare i responsabili originari delle difficoltà che i reggini sono costretti a soffrire. Il rischio però. nel classico gioco politico del rimpallo delle responsabilità, è quello di tornare ai tempi di Adamo ed Eva.

“L’esercizio della memoria è importante. Bisogna ricordare da dove veniamo e cosa abbiamo subito”, affermano i consiglieri di maggioranza all’interno dell’Aula Battaglia. Affermazione più che condivisibile. Diventa molto meno utile però, e decisamente stucchevole, quando l’esercizio della memoria diventa un loop spazio temporale che si ripete eterno e perpetuo.

Sono infinite le volte in cui all’interno di Palazzo San Giorgio, nel corso degli ultimi anni, si è parlato dell’epoca del Modello Reggio e seguente scioglimento dell’amministrazione. Si possono facilmente contare, sulle dita di una mano, le occasioni in cui non è diventato argomento di discussione nel corso dei consigli comunali degli ultimi due lustri.

Sono decisamente di meno invece le occasioni in cui, all’interno dell’Aula Battaglia, maggioranza e opposizione si sono confrontate in maniera costruttiva sui temi di rilancio e sviluppo. Sulle iniziative da intraprendere per fare uscire la città dalle sabbie mobili, per risolvere l’emergenza rifiuti, i servizi essenziali piuttosto inadeguati, le sofferenze estreme e datate nel sociale, nell’edilizia, nella riscossione dei tributi o nel disagio abitativo.

Ancora di meno, se possibile, le volte in cui si è assistito a vere e sentite assunzioni di responsabilità da parte di chi governa la città da 8 anni. Un periodo sufficiente per iniziare un percorso di ricostruzione e rendere l’ordinaria amministrazione concreta realtà e non oasi nel deserto. Un lasso di tempo per sufficiente per tracciare una rotta, lanciare una visione, imprimere un deciso cambio di passo. Alzi la mano chi, nel luglio del 2022, ha anche soltanto percepito qualcosa del genere.

Dalle macerie di una città fantasma non si può pensare di escludere l’opposizione, incapace negli unici due compiti richiesti: svolgere a dovere il proprio ruolo, lavorare con capacità e visione per riprendere il comando di Palazzo San Giorgio attraverso le urne.

La foto più adatta a rappresentare questi anni, sembra un paradosso dirlo, è un’immagine in bianco e nero. Rappresentazione plastica dell’immobilismo che regna, della volontà precisa di guardarsi sempre alle spalle, soluzione più comoda rispetto al rimboccarsi seriamente le maniche.

Mentre si perde tempo prezioso a rincorrere il passato, il futuro di Reggio Calabria va in fumo. Ma tanto si potrà sempre tornare indietro nel tempo, all’epoca del ‘Modello Reggio’. Forse l’unica possibile soluzione per provare a disegnare un presente diverso da questo, decisamente triste e sconfortante…