A lezione dal Professor Castellarin: “Siamo i pionieri della medicina rigenerativa”
28 Novembre 2016 - 08:27 | di Vincenzo Comi

Si è concluso giorno 23 Novembre a Porto Mantovano (MN) il Corso in Riabilitazione sportiva e traumatologia “I benefici della medicina rigenerativa per mantenere più a lungo le articolazioni”, tenutosi pressi la prestigiosa sala congressi del Centro Armonia.
I numeri dell’evento raccontano meglio di quanto possano fare le parole: 300 iscritti in rappresentanza da ogni parte del mondo. Questa volta ad aprire le porte del dibattito è stato proprio il professor Castellarin, a seguire anno preso la parola i relatori Dott. Formis, Dott. Del Vecchio e Dott. Roffia.
Assente ma altamente giustificato il professor Francesco Bosco che ha dovuto seguire da vicino i primi screening di ricerca in ambito medico-riabilitatvio nella prestigiosa sede calabrese dello Sport Medical Center, struttura altamente dedicata al recupero motorio degli sportivi professionisti, coordinata e diretta proprio dal Professor Castellarin, chirurgo ortopedico di fama mondiale e direttore della seconda unità operativa dell’ospedale di Suzzara”, mentre all’incontro era presente la Dott.ssa. Maela Grassi Resp. del gruppo dei fisioterapisti dello Sport Medical Center. A dare il via al dibattito conclusivo anche Manuela Leggeri “Ex Capitano della Nazionale Italiana di Volley Femminile e Campionessa del Mondo nel 2002.
Al termine dell’evento il professor Castellarin ha risposto ad alcune domande della stampa presente. Eccone un estratto.
Professor Castellarin, qual è il primo sentimento alla chiusura di un appuntamento così tanto prestigioso?
La responsabilità. Verso queste persone che vengono da tutto il mondo, portando via tempo e impegno a famiglie e lavoro.
E, come secondo, l’orgoglio Veronese?
Sì, ma è legato al primo sentimento: l’orgoglio c’è, se soddisfi le attese di tutti.
Quali sono le nuove frontiere della medicina?
Fondamentalmente tre. La prima sono le biotecnologie: stanno cambiando molte cose con l’uso delle cellule, io insieme alla mia equipe stiamo già lavorando sodo da un paio d’anni verso questa nuova metodica cercando di preservare e mantenere più a lungo le articolazioni. Un tempo Van Basten smetteva di giocare, oggi non più. Inoltre, posso aggiungere ed affermare, che secondo studi biomeccanici che attraverso macchine slowmotion che svelano il difetto motorio, si riesce a modificare la gestualità del paziente riducendo anche i rischi di infortunio e quindi di farsi male. Infine, l’esercizio come farmaco: i tessuti guariscono se si dà lo stimolo corretto. E l’esercizio è anche prevenzione
Invece, quali sono i luoghi comuni ancora da abbattere?
Quello che mi piacerebbe di più abbattere è la necessità di avere una prognosi immediata, con la solita domanda: quand’è che tornerò a giocare oppure a condurre una vita normale come prima? La vera risposta è non procediamo per tempi, ma per criteri, perché la medicina procede per criteri e non per tempi.
Qual è il prossimo traguardo della sua equipe?
«Implementare le nuove frontiere della medicina. Noi facciamo studi su una popolazione di sportivi di alto livello, ma è un lavoro che può tornare utile su scala mondiale: noi esploriamo queste frontiere.