Licenziata perché disabile: la triste storia di una docente di Bagnara

Prima la malattia d'ufficio e poi la verifica in commissione medica fino al giudizio di non idoneità all'insegnamento

Ristobottega

“Sono Maria Carmela Gioffrè, 55 anni, insegnante di lettere nella scuola secondaria di primo grado, ho la sclerosi multipla e per muovermi utilizzo la carrozzina o un piccolo scooter.
Quello che è successo a me, quest’anno, è una delle cose peggiori che possano accadere ad un insegnante con disabilità e vorrei parlarne perché ritengo che purtroppo sia un problema che tante
persone con disabilità sono costrette ad affrontare.

Da quando ho cominciato la mia avventura di insegnante, nell’anno scolastico 2001-2002, l’ho sempre fatto su ruote: nel 2004 sono stata trasferita nel mio paese di residenza, all’ Istituto Comprensivo Foscolo di Bagnara Calabra (Reggio Calabria) e mi sono sempre recata a scuola con uno scooter elettrico, con il quale entro in classe, mi avvicino
alla cattedra e poi comincio la mia attività di insegnante. Sono consapevole delle mie limitazioni fisiche, per questo motivo ho sempre adottato misure compensative a quello che non riesco fisicamente a fare e il mio lavoro non ha mai minimamente risentito della mia disabilità“.


Maria Carmela Gioffrè racconta in prima persona, attraverso una lunga lettera, postata su Facebook, la triste storia che l’ha vista protagonista e che ha già fatto il giro dei social, scatenando non poche polemiche.

“Da quando è iniziata la pandemia, dopo il primo loockdown, durante il quale tutti i docenti hanno lavorato in modalità agile, ho richiesto la
sorveglianza sanitaria speciale come era mio diritto, essendo una categoria fragile: non ho potuto insegnare in presenza, ma ho lavorato in modalità agile ed ho fatto delle belle esperienze di insegnamento a distanza. Quest’anno le cose purtroppo sono andate molto diversamente.

L’attuale dirigente scolastico, in reggenza per quest’anno scolastico nella scuola in cui insegno, ha deciso altrimenti: in seguito alla mia richiesta di sorveglianza sanitaria speciale e alla lettura dei mio fascicolo personale, mi ha collocato sin dal 14 settembre in malattia d’ufficio, impedendomi in concreto di lavorare in modalità agile; lo stesso dirigente mi ha contemporaneamente inviato alla commissione medica di verifica, per valutare la mia idoneità alla professione docente, spiegandomi che è solito far fare un monitoraggio di questo genere a tutti i suoi docenti con 104, articolo 3 comma 3.


La motivazione ufficiale della richiesta è stato l’ipotetico timore che il mio lavoro potesse costituire un rischio biologico per me. Preciso che le mie condizioni di salute sono rimaste sostanzialmente invariate da quando, nel 2004, ho cominciato a lavorare in questa scuola e che il mio attuale dirigente non mi ha mai vista al lavoro. Ho provato invano a parlare con lui per spiegare che la malattia non è mai stata un ostacolo e non ha mai creato nessun tipo di problema nell’attività di insegnamento o nei rapporti con gli alunni o con i genitori.

Sabato 12 marzo mi arriva il verbale della commissione medica recante il giudizio: non idonea in modo permanente ed assoluto per le condizioni fisiche.

Purtroppo la storia non finisce qui perché il 16 marzo ho ricevuto il decreto di risoluzione del rapporto di lavoro, motivato dal giudizio di inidoneità espresso dalla commissione medica di verifica di Catanzaro.


Al momento sono impegnata con il mio avvocato in due ricorsi che spero mi consentiranno presto di riprendere il mio lavoro. Ritengo che il problema vada sollevato, dal momento che altri colleghi nelle mie condizioni hanno subito la mia stessa sorte. Un insegnante non si giudica dalle sue condizioni fisiche. Quando entro in classe la mia situazione personale non esiste: ci siamo soltanto i miei alunni ed io, la nostra relazione educativa e didattica, le loro vite, i loro bisogni, le loro esigenze di apprendimento e personali, la loro crescita personale, umana e cognitiva, il nostro rapporto interpersonale. Il resto non conta.

Anzi la presenza di un insegnante con disabilità dovrebbe essere considerata un valore aggiunto perché dà la possibilità agli alunni di fare esperienza concreta di cosa significhi essere uguali nella diversità e che avere una disabilità, di qualunque genere, non è un ostacolo per vivere la propria vita e per realizzare i propri sogni. Sarebbe bello che nel 2022 una disabilità non
venisse ritenuta un ostacolo e che nessuna commissione medica o nessun dirigente possa ritenere un insegnante non idoneo solo per le condizioni fisiche. C’è davvero ancora tanta strada da fare ma non mi fermerò mai per difendere il diritto di insegnare”.