Nuova città metropolitana, nessuna donna a Palazzo Alvaro. La "Legge Delrio" garantisce le quote rosa?

L'avvocato Caterina Quattrone ha analizzato per CityNow l'attuale legislazione tra lacune e possibili sviluppi. Le considerazioni sull'argomento di Falcomatà e Minicuci

Il consiglio metropolitano da poco eletto annovera quattordici consiglieri uomini, l’avvocato Caterina Quattrone ha illustrato a CityNow la genesi di tale situazione dal punto di vista legislativo. I pareri, in tal senso, del sindaco metropolitano di Reggio Calabria avvocato Giuseppe Falcomatà e del consigliere di minoranza avvocato Antonino Minicuci finalizzati a colmare la mancanza di quote rosa all’interno del consiglio metropolitano.

Quote rosa e “Legge Delrio”

La Legge 7 aprile 2014, n. 56, rubricata “Disposizioni sulle Cittá metropolitane, sulle Province, sulle Unioni e fusioni di Comuni” (c.d. “Legge Delrio”), ha apportato numerose modifiche al sistema delle Autonomie locali con particolare riguardo alle modalità elettive ed alle funzioni degli Enti territoriali.

Sebbene le Province non siano state abolite dalla citata Legge la norma ne ha drasticamente ridotto le funzioni passando dieci Province ad altrettante Città metropolitane. Importante innovazione riguarda la parità di sesso difatti l’Art. 137 ha disposto che, all’interno delle Giunte, nessun sesso può essere rappresentato in misura inferiore del 40%, con arrotondamento aritmetico, indiscutibile parametro di legittimità delle nomine. Tale Articolo della legge n. 56/2014 garantisce la parità tra sessi e le reciproche pari opportunità, nonché il rispetto del principio di uguaglianza di cui all’art. 3 della Costituzione, evitando che l’esercizio delle funzioni politico–amministrative sia di esclusivo appannaggio di uno dei due generi.

Si introduce così il termine quote rosa che indica il numero di posti riservati alle Donne nell’organico di determinate strutture pubbliche e private; misure che hanno lo scopo di garantire la rappresentatività femminile in ogni settore della società civile. In ambito politico tali quote vengono definite tramite determinati strumenti legislativi o costituzionali e, regole interne agli Statuti dei Partiti – regole – che stabiliscono la percentuale minima da adottare per ogni genere nella composizione delle liste elettorali al fine di creare una equa presenza tra la componente femminile e maschile nelle assemblee rappresentative, notoriamente  a sfavore delle donne.

Come si arriva alla composizione di soli consiglieri uomini

Tale tematica è  emersa  con la legge Golfo-Mosca (l. 120/2019). Con la modifica degli artt. 147, comma 1 ter e 148, comma 1 bis, del D.Lgs. n. 58/98 (T.U.F.), e l’introduzione dell’obbligo di prevedere il c.d. genere meno rappresentato ovvero quello femminile di almeno 1/3 degli amministratori eletti e dei sindaci effettivi.

A sostegno del suddetto obbligo erano previste delle sanzioni in caso di violazione del medesimo. L’obbligo era temporaneo difatti restava in vigore per tre mandati consecutivi poiché si riteneva che i canonici 9 anni fossero sufficienti per raggiungere l’obiettivo che la norma si prefiggeva ovvero l’equilibrio tra i generi.  A scardinare tale principio intervenne il decreto fiscale (D.L. n. 124/2019) e la legge di Bilancio 2020 (l. n. 160/2019) estendendo l’obbligo temporaneo e portandolo da 3 a 6 mandati consecutivi,  modificando  la percentuale di rappresentatività del genere meno rappresentato, che  da 1/3  passa a  2/5 dei soggetti eletti negli organi interessati.

Le soluzioni intraprese

Nonostante vi sia stata una modifica maggiorativa di percentuale riguardo alle componenti dei due generi ci si ritrova ancora oggi a vedere poco tutelato o compromesso il diritto delle donne ad occupare posizioni in ambito comunale e non solo.

Ancora a  supporto  delle quote rosa è intervenuta una importante sentenza del Consiglio di Stato sentenza  n. 406 del 2016  la quale ha confermato la sentenza del TAR  Calabria – Catanzaro con la quale veniva riconfermato il carattere inderogabile della percentuale di “quote rosa” nelle Giunte comunali prevista dalla legge n. 56/2014, c.d. Delrio.

Il Consiglio di Stato in sostanza individua il limite  di operatività dell’ art. 1, comma 137, della legge “Delrio” nella sola ed effettiva impossibilità  di assicurare nella composizione della Giunta comunale la presenza dei due generi nella misura stabilita dalla legge.

La riflessione del sindaco metropolitano Giuseppe Falcomatà

“Duole il cuore vedere dopo tutte le conquiste che il mondo femminile ha raggiunto in questi ultimi decenni, come ancora oggi le donne abbiano difficoltà a trovare una propria rappresentanza. Non si può risolvere il problema con le sole quote rosa, le donne non possono essere paragonate a categorie protette o comunque soggetti “da tutelare”, bisogna far sì che la politica rifletta seriamente su come consentire alle donne di avere accesso alle cariche elettive o di intraprendere una carriera all’interno del partito. La mia riflessione, da considerarsi una semplice provocazione, è che le donne dovrebbero riunirsi all’interno di una corrente politica”.

La proposta del consigliere metropolitano Antonino Minicuci

“La “Legge Delrio” prevede che se si articoli il territorio del comune di Reggio Calabria in municipi c’è la possibilità di procedere con l’elezione diretta non immediatamente bensì alla prima tornata utile, ciò significa che ci sarà la possibilità di considerare le quote rosa in virtù della legge nazionale. Al momento non è possibile invece con le elezioni di secondo livello, sono infatti gli amministratori locali a votare. Va effettuato un cambio netto, perché non è pensabile avere un consiglio metropolitano senza consigliere donna, bisogna intervenire con un cambio statutario, ad esempio prevedendo una ruolo femminile con delle funzioni ad hoc che possono riguardare le pari opportunità. Fino a quando non ci sarà una modifica legislativa non si potrà intervenire, questa ipotesi non contrasta con la legge, non va a modificare il quorum, può essere qualcosa di aggiuntivo, ad esempio integrando una consulta, finalizzata a considerare la condizione femminile”.