Calabria, ancora migranti in arrivo. L'accoglienza regge ma cosi può saltare il banco

Dei 37 migranti arrivati ieri a Roccella, 35 sono minori tra i 15 e i 17 anni

Uno sbarco lunedì, un altro nella notte tra giovedì e venerdì. E con il mare calmo e le condizioni meteo favorevoli, ipotizzare nuovi approdi nelle prossime ore appare più che fondato.

La situazione sul fronte migranti a Roccella – ormai di fatto una sorta di hub per la prima accoglienza su cui vengono convogliati i barconi intercettati al largo delle coste calabresi – continua a rimanere in evoluzione, con gruppi di disperati in arrivo dal mare che si danno il cambio gli uni con gli altri tra gli stanzoni semi fatiscenti del vecchio “ospedaletto” alle porte del piccolo centro jonico, prima di essere trasferiti altrove.

Nella notte di giovedì sono stati i militari della guardia di finanza a recuperare un barchino al largo della costa trasbordando sulla motovedetta il suo carico fatto di ragazzini.

Su 37 migranti presenti a bordo, infatti, 35 sono adolescenti tra i 15 e i 17 anni che sono andati a “sostituirsi” alla quarantina di minori non accompagnati arrivati all’inizio del mese su una vecchia carretta che imbarcava acqua da ore sotto il peso dei 230 migranti che la affollavano. In quell’occasione ci sono volute due motovedette della guardia costiera per trasferire tutti al sicuro sulle banchine del porto delle Grazie.

E se il meccanismo “socio-amministrativo” della prima accoglienza roccellese continua a funzionare nonostante i numeri sempre maggiori degli ultimi tempi – i velieri rubati in Turchia e messi in mare dai trafficanti di uomini sono arrivati con “regolarità” anche durante i mesi invernali –, i disagi sono comunque evidenti e rischiano di andare oltre le forze collaudate (volontari, amministratori, forze dell’ordine, imprenditori e semplici cittadini) che intervengono in aiuto ormai da un ventennio.

Fondi che tardano ad arrivare, difficoltà tecniche e amministrative per organizzare accoglienza e trasferimenti, incubi burocratici in cui districarsi sullo sfondo di un’emergenza che si ripropone da anni uguale a se stessa. La “serrata” dei decreti Salvini poi ha fatto il resto, con i centri di prima accoglienza che erano sparpagliati un po’ su tutto il territorio provinciale, e che erano in grado di garantire prima e seconda accoglienza ai minori non accompagnati, che sono andati via via chiudendo, complicando a cascata anche il compito dei sindaci, che di quei minori diventano automaticamente responsabili. Un problema che riguarda tutti i primi cittadini di questa fetta di Jonio: sbarchi sfuggiti ai controlli sono arrivati negli ultimi mesi sulle spiagge di Camini, Caulonia, Locri, Bovalino e Ferruzzano mettendo in luce una sostanziale impreparazione di fronte alla Babele che generalmente segue uno sbarco.

Rifugi temporanei di volta in volta ricavati in palazzetti dello sport, vecchi stadi e strutture di fortuna. Pranzi e cene rimediati grazie alla generosità dei ristoratori del posto, abiti e giocattoli che arrivano grazie alle catene di solidarietà dei cittadini in fila con sacchi carichi. Un’accoglienza dal basso che mette a dura prova tutte le parti in gioco e che non ha ancora trovato un coordinamento efficace tra pezzi di Stato – Prefettura da una parte e Comuni dall’altra – che sembrano recitare il copione delle rette parallele che non si incontrano mai, e se si incontrano, non si salutano.