Sbarco a Roccella, in quarantena preventiva anche il comandante della Municipale

Una quarantina i provvedimenti cautelativi, in attesa dei tamponi che dovrebbero essere effettuati nei prossimi giorni

Proteste eclatanti (dal sapore vagamente strumentale), solidarietà concreta, quarantene preventive e perentori moniti sulla chiusura dei mari: lo sbarco del 10 luglio a Roccella Jonica  – con 70 migranti salvati dal mare al largo di Caulonia e trasportati al sicuro sulle banchine del porto – continua a increspare una situazione sociale che lega, suo malgrado, l’emergenza legata al virus e quella, sempre attuale, degli sbarchi provenienti dalle spiagge di Turchia e Grecia.

Ai controlli effettuati dai sanitari del 118 e dai colleghi del distretto sanitario infatti, l’ennesimo cargo di disperati in arrivo, ha portato con sé un carico di venti risultati positivi al Covid 19, generando una situazione che non trova riscontri nella storia ventennale di accoglienza targata Locride.

Un’emergenza nell’emergenza (se di emergenza si può parlare, vista la cadenza puntualissima, in barba a ogni decreto, degli sbarchi nel periodo estivo sulle coste dello Jonio) che ha portato a una serie di provvedimenti di quarantena che hanno riguardato, fatti salvi medici e infermieri, quasi tutti gli attori intervenuti in porto e successivamente nel palazzetto dello sport, dove i migranti – tutti maschi, tutti pakistani – hanno passato la notte.

E così tra uomini del commissariato di Siderno, e di quella della finanza che opera al porto, sarebbero una quarantina i provvedimenti cautelativi, in attesa dei tamponi che dovrebbero essere effettuati nei prossimi giorni. Un provvedimento che ha riguardato anche il comandante della municipale – residente in un vicino paese costiero – due mediatori culturali e tre operatori dell’associazione Ursino, da anni in prima linea nella prima accoglienza ai migranti.

Si tratta di provvedimenti cautelativi, analoghi, probabilmente, a quelli che seguiranno dopo l’arrivo dell’uomo di Botricello, proveniente dalla Gran Bretagna e atterrato a Lamezia con volo diretto, risultato positivo e asintomatico e che, per fortuna, non ha provocato blocchi o proteste. Ma il problema di fondo resta, e in previsione dei prossimi arrivi – durante la bella stagione se ne sono contati a decine negli anni passati – toccherà sintonizzare gli interventi.

I più deboli

Sono venti i ragazzi, tutti giovanissimi, che hanno trovato ospitalità all’interno di un piccolo albergo sul corso principale di Roccella. Cinque di loro sono risultati positivi e si trovano in isolamento all’interno della struttura: gli altri fanno compagnia ai tre ragazzini non accompagnati che li avevano preceduti nello sbarco di fine giugno e che sono ancora ospitati a Roccella, come da protocollo. All’esterno della struttura, una volante della polizia sorveglia con discrezione, ma le proteste sguaiate di questi giorni non hanno mai fatto presa a queste latitudini e il piccolo centro jonico – perla del turismo reggino – si è stretto attorno al gruppo di minori. E se le condizioni dei più giovani relativamente al virus, non destano particolare preoccupazione (si tratta di tutti casi asintomatici), a preoccupare i medici che quotidianamente se ne occupano, sono le ferite profonde e le infezioni, che questo gruppo di ragazzi si è portato dietro dopo un viaggio da incubo.