Miti di Calabria: la leggenda di Zeus, gli aquilotti e la creazione di Scilla

Una storia di amore, vendetta e rimpianto che risale al tempo degli dei dell'Olimpo

Conosciamo la nostra terra, ne conosciamo i profumi, i luoghi, ma non sempre conosciamo i meravigliosi miti e le misteriose leggende che avvolgono la Calabria.

Non molti conoscono il mito di Zeus e gli aquilotti, una storia che ha avuto luogo nella splendida Scilla.

La leggenda della creazione di Scilla

La leggenda narra che un giorno, mentre Zeus era intento a osservare la bellissima Scilla immergersi nelle acque del tirreno, la sua vista fu offuscata da un imponente stormo di aquilotti. Egli indignato da questa presenza, ordinò subito agli aquilotti di spostarsi. Questi non ne vollero sapere, e continuarono a volare sempre più in alto, ponendosi tra il dio e la ninfa.

Zeus, con tutta la sua rabbia punì i piccoli volatili colpendoli con uno dei suoi strali. Immediatamente si accorse, che una volta scomparsi gli aquilotti il sole non illuminava più Scilla, la quale, terminato il suo bagno, cominciava ad andarsene.

Il dio decise di trasformare, per vendetta, gli aquilotti in delle cagnette, scaraventandone i corpi nel mar Tirreno, in balia di correnti e onde.

L’aquila madre tornata al nido lo trovò vuoto. Scoprendo l’accaduto pregò Zeus di concederle il permesso di allontanarsi dall’Olimpo per cercare i suoi figlioletti. Egli accolse la sua preghiera e l’aquila abbandonò il monte divino, iniziando la sua ricerca. Dopo numerosi giorni, stanca e addolorata, si appoggiò su una scogliera a riposare. Il vento la spinse nella stessa direzione in cui erano stati scaraventati i suoi piccoli. Durante il suo spostamento infatti li intravide e, invasa dalla felicità, osò nei suoi pensieri e in fondo al cuore spregiarsi della potenza di Zeus, attribuendo al suo istinto materno l’abilità del ritrovamento dei suoi figli.

Ma il dio, leggendo nella mente, infuriato per l’ingratitudine dell’aquila, decise di punire la sua superbia, scagliandole uno dei suoi strali, che gli squarciò le ali, facendola precipitare nuovamente sulla scogliera sui cui si era appoggiata per riposare.

Toccando terra il suo corpo diede vita al promontorio che da quel momento in poi fu chiamato Scilla: il capo modella il crinale su cui oggi poggia il Castello, le ali formano i due fianchi, Marina Grande e Chianalea, e il restante corpo compone l’altopiano del Paese.

Ma placata la sete di vendetta Zeus, non volle mancare alla promessa fatta, e trasformò gli aquilotti in scogli, permettendo alla madre di avere i per sempre i figli vicino, stendendo le sue ali in un grande e forte abbraccio.