Ndrangheta - Comunali Reggio, i candidati sindaco rispondono a Libera

La 'ndrangheta è una delle piaghe che affligge la città di Reggio Calabria. Ecco come intendono combatterla i 9 aspiranti sindaci

Terzo appuntamento con le risposte di tutti i candidati sindaci al Comune di Reggio Calabria sui problemi più importanti che affliggono la nostra città.

Dopo il quesito posto dai giovani imprenditori reggini sul tema delle competenze in Consiglio comunale, e quello del CONI, dedicato ovviamente al mondo sportivo, è la volta di un’altra importante associazione territoriale.

Nata il 25 marzo 1995 con l’intento di sollecitare la società civile nella lotta alle mafie e promuovere legalità e giustizia, Libera Reggio Calabria è una delle realtà di contrasto alla ‘ndrangheta più forti del nostro territorio. Di seguito la domanda rivolta agli aspiranti sindaci:

“La pervasività della ‘ndrangheta è purtroppo capillare in tutti i settori economici della Città’. L’impegno messo in atto dalle forze di polizia e dalla magistratura è alacre, ma è imprescindibile una sinergia tra le Istituzioni e la società civile e responsabile.

Quali impegni amministrativi si sente di assumere nel corso del suo mandato politico a sostegno delle vittime del racket e dell’usura? E quali interventi di contrasto alla criminalità organizzata immagina, ad esempio riguardo il riuso dei beni confiscati? Pensa di concertare un piano strategico ed integrato che preveda interventi pluriennali e mirati, che seguano un cronoprogramma?”.

Di seguito, la redazione di CityNow ha raccolto le risposte dei candidati sindaci (in ordine alfabetico).

Klaus Davi

“Se c’è qualcuno che da 5 anni a questa parte ha lottato contro la criminalità organizzata, senza ombra di dubbio, sono io. Ovviamente non sono l’unico. È anche vero, però, che sin dal mio arrivo a Reggio Calabria non ho fatto altro che raccontare i luoghi, le persone, le famiglie del crimine non solo in città, ma anche in provincia ed al nord.

Ciò che ho constatato in questi anni è una sorta di stallo da parte delle istituzioni. Escludendo il questore Maurizio Vallone che, secondo me, rappresenta una vera eccezione, vedo poco dialogo tra comunità e Stato. La presenza delle istituzioni è rarefatta. Dato assurdo se si pensa che c’è già il bunker della ‘ndrangheta, quindi la società non ha bisogno anche di quello dello Stato. Quest’ultimo, infatti, dovrebbe trovare delle modalità di dialogo con la parte sana della comunità come successo in Sicilia negli anni ’90.

C’è una grande omertà su alcuni argomenti chiave, come ad esempio l’estorsione che, secondo me, rappresenta la vera piaga. Su questo, lo stato dovrebbe investire di più. È vero che le condanne sono state tante, ma siccome è difficile arrivare alla denuncia, si dovrebbero trovare altre soluzioni investigative per proteggere i cittadini.   L’estorsione, qui, è molto più sentita del narcotraffico, dell’intestazione fittizia, di altri reati gravissimi.

Reggio è uccisa economicamente dall’estorsione perché costretta a pagare la tassa dello stato e la tassa della mafia quindi noi faremo la nostra parte”.

Giuseppe Falcomatà

“Lo straordinario lavoro di indagine e repressione messo in campo da magistrati e forze dell’ordine – che non mi stancherò mai di ringraziare – è sì fondamentale, ma da solo non basta. Bisogna spingere il cuore oltre l’ostacolo intervenendo a sradicare l’organizzazione mafia e il concetto mafiosità. Si deve aggredire il fenomeno anche dal punto di vista culturale perché i cittadini sono prime ed uniche vittime di un sistema abominevole, disumano e che va scardinato una volta per tutte. Associazioni come Libera, o il coordinamento ReggioLiberaReggio, come tutte le realtà impegnate a studiare e contrastare la ‘ndrangheta, hanno sempre potuto contare sul nostro contributo.

Rappresentano, infatti, presidi di legalità che vanno sostenute e tutelate.

La nostra amministrazione ha raccolto le macerie di un Ente sciolto per infiltrazione mafiosa, il primo Comune capoluogo italiano marchiato con questa infamia. Il primo impegno è stato quello di sospendere immediatamente, con relativa privazione della retribuzione, i dipendenti coinvolti in procedimenti d’indagine, così come ci siamo costituiti parte civile in tutti i processi per mafia ed in quello che vedono coinvolti apparati burocratici e politici sul territorio comunale. Abbiamo costituito un nuovo ufficio per la gestione e l’assegnazione ad uso sociale dei beni confiscati alla criminalità organizzata, con un programma avanzato ed innovativo che ha dato notevoli risultati e che prevede l’assegnazione di beni a scopo abitativo per i soggetti meno abbienti, per attività di tipo sociale e per la costituzione di un fondo sociale da destinare all’acquisto di buoni libro per gli studenti più meritevoli. Una scelta chiara, trasparente, ostile ad ogni corruttela che passa dalla definizione di una white list per le ditte impegnate nei lavori pubblici, con meccanismi di premialità per gli imprenditori vittime di racket. Ogni aspetto è stato tenuto in considerazione e, per questi, sono state stilate nuove graduatorie sui lavori cimiteriali con tariffe fisse e white list di aziende regolarmente certificate dalla Prefettura.

Come non citare, poi, il protocollo con l’Autorita nazionale anticorruzione e la Prefettura per la vigilanza sugli appalti. La lotta alla ‘ndrangheta, in ogni sua forma, è il faro che ha guidato il nostro impegno. Mai distoglieremo l’attenzione da quello che consideriamo il punto cardine del nostro agire”.

Fabio Foti

“Cinque sono le direttrici principali attraverso le quali intendiamo muoverci: l’adesione alla carta di avviso pubblico per consiglio comunale e partecipate (che vincola direttamente gli amministratori ed i dirigenti che la sottoscrivono), la creazione di organo comunale esterno di controllo gestito dalle associazioni territoriali locali antimafia sulla osservanza, da parte dei sottoscrittori, dei 23 articoli della carta, l’open data per gare d’appalto e beni confiscati, la stesura di un diverso protocollo di legalità tra comune e prefettura e la elaborazione di un nuovo piano triennale per la prevenzione della corruzione.

A sostegno delle vittime del racket e dell’usura intendiamo proporre un innovativo protocollo d’intesa con la Prefettura, incentivando la denuncia degli estortori e degli usurai con la estrema facilitazione all’accesso al Fondo di Solidarietà e promuovendo il recupero dei protestati al sistema del credito legale con valutazione del merito creditizio (le Banche aderenti al Protocollo, si impegneranno ad assicurare la possibilità di “ribancarizzare” i soggetti protestati).

In ultimo, circa il riutilizzo sociale dei beni confiscati alle mafie per la legalità, lo sviluppo sostenibile e la coesione territoriale, risulta indispensabile una riprogrammazione istituzionale che sia in grado di intercettare tutte le opportunità concesse dalla nuova programmazione europea 2020-2026 sperimentando progetti di riutilizzo dei beni nel settore dell’economia civile, promuovendo partenariati tra pubblico, privato e privato sociale finalizzati all’innovazione, alla responsabilità sociale d’impresa ed allo sviluppo del welfare community, stimolando l’inclusione lavorativa delle persone maggiormente vulnerabili, facendo finanziare i piani di investimento per la realizzazione di nuove infra-strutture socio educative e realizzando interventi per i lavoratori svantaggiati che hanno necessità di percorsi integrati e multidimensionali di inclusione attiva”.

Angela Marcianò

“È nostra intenzione riprendere e dare seguito alla c.d “delibera Antiracket” che presentai proprio io negli anni da Assessore ai lavori pubblici. Il confronto con il Comitato provinciale per l’Ordine e la sicurezza pubblica e con gli organi statali preposti deve essere non una mera formalità, bensì un’operazione costante e puntuale per coordinare al meglio gli interventi di contrasto alla criminalità organizzata.

È urgentissimo avviare una concreta azione politico-amministrativa di contrasto al racket ed alla attività delinquenziali della ‘ndrangheta, ma per far sì che questa azione sia efficace occorre incoraggiare tutti i soggetti economici, nella misura in cui essi scelgono di resistere alle intimidazioni delle organizzazioni criminali, affinché denuncino le estorsioni. Non di meno, salvaguardare il settore dell’affidamento di lavori, servizi e forniture dell’Ente locale, così raggiungendo, inoltre, la finalità non secondaria di agevolare la formazione di un libero mercato realmente concorrenziale, affrancato sia dall’imposizione e dal sopruso delle organizzazioni criminali sia dalla alterazione della parità delle posizioni competitrici.

Parallelamente, è intenzione mia e della mia squadra valutare l’opportunità di introdurre ulteriori misure di sostegno alle imprese ed ai professionisti denuncianti fenomeni di racket e/o altri tipi di delitti, per esempio con “meccanismi premiali” in tema di appalti. E, con le dovute precauzioni e costanti controlli, si potrebbe estendere questi interventi premiali in favore di imprese “geneticamente” mafiose, ma che, in seguito, mediante i vari provvedimenti emessi dalla Autorità giudiziaria, abbiano imboccato un percorso di definitivo affrancamento dal sodalizio mafioso che le aveva generate. Pensiamo, praticamente, ad un “circuito preferenziale” perché è primario interesse pubblico sostenere i comportamenti di resistenza all’imposizione delle organizzazioni criminali, agevolando il ripristino di reale libertà e concorrenzialità del mercato.

In tal senso, è già incardinato nel Gabinetto del Sindaco il Servizio Legalità e Beni Confiscati, con tanto di apposito Consigliere Comunale delegato, cui competerebbe la gestione dell’elenco, sia per quanto riguarda la verifica delle domande di accesso, sia per attuare costanti e serrati controlli, affinché i beni confiscati costituiscano parte integrante del patrimonio pubblico da cui poter attingere per favorire i più svantaggiati, le vittime di mafia e i denuncianti di cui parlavamo prima. Togliere alle mafie per dare ai cittadini puliti, questo dovrebbe essere il circolo virtuoso”.

Antonino Minicuci

“La ‘ndrangheta rappresenta senza dubbio il male principale da estirpare, con i suoi tentacoli soffoca un territorio già in difficoltà dal punto di vista economico come il nostro. Il lavoro di forza dell’ordine e magistratura, lo confermano anche le ultime operazioni, è straordinario anche perchè si tratta di uno sforzo immane considerata la carenza enorme di personale.

Questo è il primo problema da risolvere: chiederemo con forza al Governo di rimpinguare l’organico di forza dell’ordine e magistratura, ad oggi inadeguato per sostenere questa battaglia. In questo è fondamentale anche il completamento del nuovo Palazzo di Giustizia. Personalmente ho sempre combattuto in prima linea questo triste fenomeno, la conferma è data dal mio impegno negli uffici anticorruzione.

Le azioni concrete che abbiamo in mente di utilizzare sono quelle legate ad un piano elaborato strutturale anticorruzione che segua un cronoprogramma annuale e triennale e che al suo interno abbia una serie di strumenti amministrativi mirati al contrasto della ‘ndrangheta. Istituiremo inoltre protocolli di legalità che possano evitare all’origine qualsiasi tipo di infiltrazione mafiosa. I beni confiscati sono una risorsa importante e non hanno solo una funzione simbolica: immaginiamo di destinarli innanzitutto per il sociale e alle associazioni religiose.

Come previsto dal nostro programma occorre ripristinare la legalità, lottando contro le ingiustizie e la criminalità organizzata investendo nel controllo del territorio con un maggiore numero di operatori di polizia locale, dotandoli di strumenti moderni e tecnologici atti ad assicurare la sicurezza urbana”.

Saverio Pazzano

“L’impegno per la lotta contro tutte le mafie e la nostra quotidiana Resistenza. Il nostro nemico è la massondrangheta che con la sua pervasività controlla ogni aspetto della società. Primo impegno, il nostro sarà un palazzo di cristallo, dunque trasparenza negli atti amministrativi, ossequioso rispetto dei criteri di evidenza pubblica, strumenti di democrazia partecipata per estendere il controllo sulla gestione della cosa pubblica anche ai cittadini, rotazione dei dirigenti e dei funzionari in posizioni apicali, sistema di monitoraggio sulle procedure amministrative sono alcuni degli strumenti che useremo dentro Palazzo San Giorgio.

Garantiamo il totale sostegno a tutte le imprese che scelgono di dire No al racket, anche con sgravi su tasse e contributi comunali. Valorizzeremo la rete di imprese che già ora, con il supporto di associazioni antimafia riconosciute, si sono schierate contro il pizzo. Per loro siamo pronti a prevedere premialità, sgravi e vantaggo nell’aggiudicamento di servizi e forniture, sempre nel rispetto della normativa vigente. Sui beni confiscati: attuazione piena del regolamento, sistema degli usi civici per il riutilizzo sociale o messa a bando con criteri di massima evidenza e monitoraggio costante sul loro utilizzo”.

Fabio Putortì

“Il nostro piano d’intervento sul territorio di Reggio Calabria è interamente strutturato, direttamente ed indirettamente, per togliere spazio alla criminalità organizzata (e non solo) tanto negli uffici comunali quanto nell’economia locale.

In ambito economico miriamo a rendere il tessuto imprenditoriale solido ed indipendente attraverso misure quali l’attuazione della ZFU per abbattere i carichi tributari e contributivi, l’inserimento delle imprese in un circuito pubblico-privato certificato per raggiungere degli standard competitivi di qualità e ridurre i costi di esercizio (o le cd economie di scala), fino all’applicazione del Registro Comunale Antiracket con un Fondo di Solidarietà.

Quest’ultima misura prevede la creazione di un Registro condiviso con Comune, Questura e Prefettura, sul quale si dovranno iscrivere i titolari di Partita IVA e professionisti per far parte di una rete istituzionale protetta. Inoltre, dietro il versamento di una quota annuale si provvederà alla costituzione di un Fondo che possa garantire anche l’immediata copertura economica al commerciante o professionista che ha subito una ritorsione e che ha provveduto a denunciarne l’autore.

Al contempo misure quali il bilancio partecipativo, la digitalizzazione dei procedimenti amministrativi, la misurazione della perfomance orizzonatale con sanzioni progressive ed i comitati civici di quartiere, saranno funzionali a garantire l’efficienza e l’integrità degli uffici pubblici dall’ingerenza dei fenomeni criminali e corruttivi”.

Pino Siclari

“I comunisti ricordano la figura del compagno Peppino Impastato assassinato dalla mafia. La mafia è l’aspetto più ripugnante di una società fondata sulla prevaricazione, la concorrenza selvaggia, la legge del più forte. Essa domina sotto molteplici aspetti.

Economia, politica, controllo sociale, mani sul territorio, sullo sfruttamento della forza lavoro ne sono caratteristiche evidenti. La risposta che si fonda solo sull’azione giudiziaria e sul contrasto che la società civile potrebbe produrre spontaneamente si rivelano estremamente parziali.

La mafia è una faccia della dittatura del profitto. I comunisti per debellare la mafia in maniera definitiva individuano la strada di un rovesciamento dei rapporti sociali. Il che non significa che alcune misure possano e debbano essere adottate già da oggi. L’esproprio dei beni della mafia, la loro gestione controllata da lavoratori e soggetti sociali deboli sono all’ordine del giorno. Ma solo un governo dei lavoratori potrà consolidare pienamente questa dinamica.

I comunisti in quest’ottica partecipano a tutte le mobilitazioni contro la mafia ma al tempo stesso portano in esse questa loro proposta strategica”.

Maria Laura Tortorella

“Credo che le inchieste e le operazioni giudiziarie degli ultimi dieci anni abbiano consentito ai cittadini di acquisire maggiore consapevolezza sugli accadimenti e sulla presenza della ‘ndrangheta a Reggio. Ora è il momento di far emergere la voglia di ricominciare su nuove basi insieme, istituzioni volte al bene comune associazioni e corpi intermedi, cittadini responsabili, a partire dal dialogo, dalla partecipazione e dalla trasparenza. Lavorare su trasparenza e partecipazione è fondamentale anche per lasciare la ‘ndrangheta fuori dal Palazzo comunale.

In particolare in merito al sostegno delle vittime del racket e dell’usura penso sarebbe utile integrare lo specifico regolamento volto a sostenere gli imprenditori che denunciano e, nel contempo, costruire un apposito Tavolo comune con le imprese, le reti attive sul territorio (Reggio Libera Reggio) e le associazioni di categoria per condividere un percorso di resistenza.

Un miglior utilizzo dei beni confiscati a partire dal potenziamento dell’ufficio addetto e da un’accellerazione delle procedure di concessione degli stessi agli aventi diritto, accompagnati da un monitoraggio costante di quelli assegnati.

Certamente un Piano strategico può favorire il miglior utilizzo non solo dei beni confiscati ma di tutto il patrimonio comunale per metterlo realmente a disposizione della popolazione, restituedole quanto dovuto in termini di servizi.

Il rispetto dei cronoprogrammi, spesso prorogati, costituisce garanzia di efficienza dell’azione amministrativa che anche attraverso il controllo dell’attività tecnica e delle figure previste dal Codice degli appalti (Rup, Direttore lavori, Collaudatore, ecc.) può contribuire ad affrancare l’Ente dalle infiltrazioni e dalla pervasività della criminalità organizzata”.