Nomina portavoce, il MArRC arriva in Parlamento. E Malacrino si difende dal M5S

Vicenda portavoce, parte il contrattacco del Direttore del Museo, che interpella la Soprintendenza togliendosi qualche sassolino dalla scarpa...

“La nuova connotazione inclusiva del Museo ha portato a un aumento degli impegni istituzionali, sia all’interno che all’esterno del Museo, mentre progressivamente è diminuito il personale in servizio, ormai giunto alla metà del previsto. Così, sulla base di procedure già istruite da alcuni colleghi, ho pensato di nominare un portavoce che potesse rappresentarmi in momenti istituzionali ai quali non potevo partecipare e calendarizzati in orari in cui personale idoneo del Museo non era in servizio. Si è trattato di un investimento di soli 5.000 euro lordi per 12 mesi di attività, inferiore di sei volte rispetto a quanto stabilito altrove”.

Così Carmelo Malacrino, Direttore del Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria, si difende dall’accusa piovutagli addosso qualche giorno addietro da parte del Movimento 5 stelle, che lo aveva dipinto come l’artefice di “uno scandalo tutto reggino”, approdato anche in Parlamento con una interrogazione parlamentare.

Per la verità, il Direttore Malacrino ci ha pensato un po’ su, prima di mettere nero su bianco le sue “deduzioni” sulla vicenda, difendendo la propria scelta e puntando tutto su una sorta di controdenuncia che, facendogli togliere più di un sassolino dalla scarpa, come lui stesso ammette, potrebbe costargli il posto. Per intanto, Malacrino su richiesta della Direzione Generale Musei ha annullato in autotutela l’incarico di portavoce, decidendo in totale autonomia di compensare le casse del Museo di quanto dovuto al “portavoce” per il lavoro svolto nelle poche settimane di attività.

Scandalo o guerra sotterranea?

A muovere le fila della “denuncia” la senatrice pentastellata Corrado (che ha avuto già incarichi  dalla Soprintendenza), che avrebbe fatto arrivare la pietra dello “scandalo” direttamente al Direttore Generale dei Musei Antonio Lampis che, successivamente, con una nota d’ufficio ha chiesto al Direttore del Museo di annullare la nomina perché non esisterebbe tale figura nei musei italiani.

Una “notizia” vera a metà, se si pensa che la figura del portavoce esiste in almeno un Museo di Italia e anche a Statuto Speciale: il Museo Real Bosco di Capodimonte. Navigando sul sito istituzionale del Museo, infatti, esisterebbero quattro figure professionali, di cui un portavoce. Dunque l’anomalia, o scandalo, non riguarderebbe solo Reggio Calabria. E viene da domandarsi in definitiva se tale figura è ammessa o no.

E se “si”, perché proprio Reggio Calabria dovrebbe privarsene?

“Questo lo ‘scandalo’ – scrive ancora Malacrino -. Un “inciampo”, secondo l’etimologia del termine, di cui mi assumo la responsabilità, in attesa delle valutazioni sui precedenti. Ma per i Greci la parola skandalon indicava anche ‘ostacolo’, e di ostacoli, in questi quattro anni, ne abbiamo affrontati tanti”.

Da qui parte il contrattacco del Direttore del Museo, che ripercorre la corsa ad ostacoli del Museo:

“A partire dal 2015, quando al mio insediamento l’edificio si trovava senza manutenzioni, al 2016, quando il Museo, pur non avendo ancora tesoreria finanziaria, si è impegnato senza risorse a costruire una propria voce organizzando nell’anno un centinaio fra eventi, concerti, iniziative didattiche e piccole esposizioni. Senza parlare di come, a volte, si è dovuto far fronte anche alla mancanza della carta igienica. Oppure basti pensare al 2017, quando l’edificio è passato in consegna al Museo con gran parte degli impianti non funzionanti, tanto da costringermi a invocare una specifica ispezione ministeriale. Da allora si è proceduto alla revisione e alla messa in funzione degli impianti. O anche si può ricordare il 2018, quando un evento alluvionale ha portato all’allagamento di sale e depositi, nonostante i recenti lavori di ristrutturazione. Con grande senso di responsabilità tutto lo staff si è rimboccato le maniche, riaprendo il Museo in meno di 48 ore e procedendo per il restauro delle collezioni coinvolte, oggi accuratamente riordinate in attesa di essere studiate e valorizzate. Si giunge al 2019, anno in cui si resta ancora in attesa, quattro anni dopo l’inizio della direzione, degli elenchi del patrimonio archeologico di competenza, sul quale si è dovuta avviare una nuova inventariazione per “fare la conta” dei reperti presenti”

Chiari i riferimenti piccati nei confronti di una Soprintendenza spesso in ritardo.

Innanzitutto per la vicenda relativa all’impianto di aerazione della sala dei Bronzi di Riace, realizzato dalla Soprintendenza ma, sembrerebbe, non aver mai funzionato fino al suo arrivo. E poi, quella relativa agli elenchi del patrimonio archeologico per cui, per dirla con Malacrino, si è dovuta avviare una nuova inventariazione per “fare la conta” dei reperti presenti. Secondo i più informati all’atto della riapertura del museo risultarono mancanti diversi pezzi di collezione che non si sa dove siano andati a finire. Ed il fatto che Malacrino ne parli in questa occasione, potrebbe significare che lo stesso non sia soddisfatto delle eventuali risposte ricevute. Verrebbe da domandarsi: Problemi di comunicazione con la Soprintendenza? E, quest’ultima ha mai risposto al direttore?

Il Museo, “luogo dinamico e inclusivo”

Malacrino prima di entrare nel vivo delle sue dichiarazioni, ha inteso ricordare la trasformazione del Museo dal momento della sua riapertura:

“Il MArRC ha condotto una politica culturale dinamica e decisamente inclusiva, che non solo ha portato progressivi aumenti in numeri e gradimento dei visitatori, ma ha completamente trasformato il Museo”.

Il direttore sottolinea la “concreta collaborazione con istituzioni enti ed associazioni” in ottica valorizzazione, ma anche i “concerti, convegni, conferenze, mostre e degustazioni di prodotti identitari del territorio che rendono oggi il Museo un luogo vissuto dalla comunità”. Insomma, “un luogo dinamico e inclusivo”, che risponde all’obittivo richiesto nella selezione del posto di direttore nel 2015.

“Gli “inciampi”, fatti in buona fede sempre nell’interesse dell’Istituzione museale – conclude Malacrino – possono, anche se non devono, capitare. E se questo segnerà la fine della mia esperienza alla guida del Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria, me ne assumerò le responsabilità, comunque gratificato dai risultati raggiunti e dal continuo supporto della “squadra Museo”, sempre pronta ad affrontare tutte le difficoltà”.