Non chiamateli eroi, Gratteri a Reggio: 'Raccontiamo l'antimafia calabrese'

Il Procuratore di Catanzaro ha presentato il suo ultimo capolavoro a quattro mani con Antonio Nicaso a Reggio Calabria

“Ci vogliono spalle larghe e nervi d’acciaio e continuare a fare ciò in cui si crede nel rispetto della legge e della dignità umana. Bisogna rimanere freddi e non reagire”.

Sono queste le prime parole di Nicola Gratteri presente questo pomeriggio a Reggio Calabria per la presentazione della sua ultima fatica letteraria “Non chiamateli eroi – Falcone, Borsellino e altre storie di lotta alle mafie“.

Non chiamateli eroi

Lo stesso autore, che ha intrattenuto i reggini con una piacevole chiacchierata in compagnia di Filippo Diano, ha illustrato il target del suo ultimo libro:

“È destinato ad un pubblico giovane, ai ragazzi delle medie, delle superiori, perchè no anche a quelli dell’università. Il motivo? Conoscere le storie di grandi uomini che sono morti in nome di un’ideale, di un alto senso dello stato, per la loro grande generosità”.

Non solo Falcone e Borsellino

Gratteri, inoltre, ha tenuto a precisare un importante passaggio:

“Qui non ricordiamo solo Falcone e Borsellino, ma altri grandi uomini calabresi. Perché anche la Calabria ha uomini e donne morti con degli ideale. L’antimafia della Calabria, purtroppo, non è stata raccontata e quindi è come se non fosse esistita. È importante che la gente sappia che nella Calabria esistono, invece, uomini e donne che hanno lottato contro lo strapotere della ‘ndrangheta”.

La trama

A 30 anni dalla morte di Falcone e Borsellino, una raccolta di storie e personaggi per raccontare ai ragazzi il loro coraggio e per continuare a lottare contro le mafie nel loro nome. Nicola Gratteri e Antonio Nicaso ricordano le vite di chi, guardando la mafia negli occhi, ha deciso di difendere le proprie idee, la propria dignità.

«Le parole sono pietre. Usiamole per costruire ponti, per unire le coscienze di chi non sopporta più la tirannide delle mafie, l’ipocrisia di chi dovrebbe combatterle e le menzogne di chi continua a girarsi dall’altra parte.»

Il 23 maggio del 1992 Giovanni Falcone, la scorta e sua moglie vengono uccisi nella Strage di Capaci. Pochi mesi dopo, il 19 luglio, Paolo Borsellino e cinque agenti della scorta perdono la vita nella Strage di via D’Amelio. A 30 anni dalla loro morte, una raccolta di storie e personaggi per raccontare ai ragazzi il loro coraggio e per continuare a lottare contro le mafie nel loro nome.

Nicola Gratteri e Antonio Nicaso ricordano le vite di chi, guardando la mafia negli occhi, ha deciso di difendere le proprie idee, la propria dignità: gli occhi di Giuseppe Letizia che, nel buio, assistono spaventati allo svolgersi di un feroce assassinio; le parole “pericolose” di Peppino Impastato che ridicolizzano quegli uomini considerati intoccabili; i saldi principi di Giorgio Ambrosoli; la lotta solitaria del generale dalla Chiesa; la missione contro la mafia di Rosario Livatino, il “giudice ragazzino”; la determinazione di Libero Grassi a non cedere ai tentativi di estorsione; l’alternativa alla mafia e la possibilità di una vita diversa offerta ai giovani da don Pino Puglisi; il diritto a vivere libera rivendicato da Lea Garofalo. I loro sogni, la loro speranza, il loro coraggio sono un modo per non dimenticare:

«Si può fare qualcosa, e se ognuno lo fa, allora si può fare molto».