Non si affitta(va) ai meridionali: ritorno al passato

Anni di lotte, sacrifici, viaggi, lavoro non sono servite a mettere sullo stesso piano Polentoni & Terroni. Se sei del sud, del sud rimani (e che gran complimento è per noi)...

Alcune cicatrici non si rimarginano mai. Dicono che, con il tempo, tutto passa. A volte, però, si tratta solamente di una grande bugia. Prendete ad esempio i problemi che gli uomini hanno dovuto affrontare nel corso dei secoli: discriminazione razziale, sessuale, religiosa, “chi più ne ha più ne metta”.

L’odio per “ciò che è diverso” si espande ad un ritmo serrato, come una macchia d’olio che intacca ciò che sta intorno.

La famosa questione meridionale, di cui quasi nessuno parla più, è una di quelle ferite indelebili. Una cicatrice che, ogni giorno, si riapre a causa dell’ignoranza del popolo italiano.

Perché parlare di ignoranza? Semplice, perché la storia, quella appresa sui banchi di scuola, ci ha insegnato che la gente del sud è cattiva (ladri, briganti, mafiosi) e come si fa a sradicare un concetto appreso durante gli anni di formazione? L’uomo, per sua natura, è abituato a categorizzare, selezionare secondo i valori che gli sono stati inculcati.

Ma che Italia è quella in cui una ragazza, nel XXI secolo, non può affittar casaperché meridionale“?

Semplice, è l’Italia dei due volti: quella del nord e sud che “uniti” non lo sono stati mai. Non sono bastati 150 anni per ridare al sud ed ai suoi abitanti la loro dignità e, probabilmente, ciò non accadrà neanche alla fine dei tempi.

I recenti fatti di cronaca che vedono protagonista una giovane pugliese, cui è stato negato l’affitto di una casa a Milano a causa delle sue origini, ci costringe ad affrontare una triste verità: nulla è cambiato.

Anni di lotte, di sacrifici, di viaggi, di lavoro non sono servite a mettere sullo stesso piano Polentoni & Terroni. Se sei del sud, del sud rimani (e che gran complimento è per noi). Alcuni però, anche nel 2019, non la pensano esattamente così. Ci ha pensato la Lega in anni di propaganda razzista nei confronti del sud a coltivare il seme, mai sopito, dell’odio per il Meridione. La grande colpa del sud? Esser rimasto fermo a guardare. Nessun grande leader o delegazione di meridionali è andato loro a dire che la Penisola deve tutto al Sud, il nome, la lingua, la storia, la cultura, la bellezza. E così i parassiti che, per anni, hanno tenuto comizi in piazza sono stati liberi di infangare il nostro nome. Stupidi, scansafatiche, nullatenenti, sono solamente gli epiteti più eleganti che si sono appiccicati addosso alle persone del sud.

Gente per bene, dotata di grandi talenti e grandi sogni, come Deborah che, per amore, aveva deciso di lasciare la sua bella Foggia per la cupa Milano. Una scelta che in tanti hanno dovuto compiere, alcuni a malincuore, altri un po’ meno. (Sarebbe triste prendersi in giro dicendo che al sud è tutto rose e fiori, ma sarebbe anche fin troppo stupido denigrare le proprie radici).

Sentire però, nel 2019, di gente che ancora crede a questa differenza tra nord e sud e la sostiene con orgoglio non può che creare un moto di rabbia. La signora milanese che si vanta del ‘suo capitano’, dell’uomo che per anni ha insultato la gente del sud e che poi da quella stessa gente è stato acclamato, è una lampante dimostrazione di quanto i tabú nei confronti della nostra bella terra non siano solamente chiacchiere da salotto, ma un’emergenza da risolvere.

É un po’ ciò che accade per le persone di colore, gli omosessuali, gli ebrei, non importa quanto tempo sia passato, certi pregiudizi sembrano impossibili da spezzare.

É così dunque che, ancora una volta, è stata avviata la macchina del tempo che ci ha condotti direttamente agli anni ’50 – ’60 quando sui muri dei palazzi del nord campeggiavano in bella vista cartelli scritti a mano:

“NON SI AFFITTA AI MERIDIONALI”.

C’è chi la prende a ridere, chi sottovaluta la questione – in fondo non tutti sono così (Grazie al cielo ndr.) – e chi, invece, è stufo di rimanere a guardare mentre una nazione si sgretola senza via d’uscita.

Bisogna smetterla con questa storia di ‘nord’ e ‘sud’, si tratta solamente di due riferimenti geografici, non di marchi a fuoco impressi sul bestiame per accertarsi che le diverse specie non vengano mischiate. Cosa importa da dove veniamo, chi ha colonizzato chi, chi ha vinto, chi è stato battuto, chi ha un lavoro, chi è costretto ad andare via di casa, chi ha l’accento un po’ più marcato.

Siamo umani e questo dovrebbe bastare.