Al GOM una nuova terapia contro il COVID, il dott. Correale: 'Stupiti dai risultati, vi spiego di cosa si tratta...' VIDEO

Nuova ricerca, terapia ed efficacia, Covid e manipolazione di laboratorio, pregi e difetti di Reggio. Ecco l'analisi del primario di oncologia del GOM

“Abbiamo tre step, a breve termine e poi anche step a lungo termine. Quelli a breve termine, sono ottenere l’approvazione dell’Aifa e, in secondo luogo, depositare un brevetto che rimarrà proprietà del Grande ospedale metropolitano che servirà per proteggere la tecnica con cui l’adenosina viene trattata, e il terzo punto è invece quello di creare gruppi sempre più forti di collaborazione nazionale e internazionale che ci permetterà di sviluppare questa esperienza: cioè, quando covid sarà finito noi riporteremo sicuramente quest’esperienza su vari aspetti della medicina. Probabilmente ci impiegheremo molto di più, perché il grosso, la novità che ha portato il commissario è quella che ci ha messo insieme a parlare. Sono usciti spunti eccezionali fra di noi, quindi noi e la rianimazione difficilmente ci separeremo in futuro. Ma lo stesso vale per la radiologia lo stesso vale probabilmente per le malattie infettive, per la biologia molecolare per la genetica medica, quindi sarà sempre più un rapporto di integrazione e quindi questo inevitabilmente porterà all’entrata di nuove persone, alla collaborazione. Di gruppi in Italia ce ne sono, quello che è importante è provare a collaborare con loro”.

Così il dottore Pierpaolo Correale, Primario di Oncologia al Grande Ospedale metropolitano di Reggio Calabria, spiega ai microfoni di CityNow, quali saranno gli step successivi allo studio del team di specialisti nato dal dialogo serrato proprio tra il dottor Correale, e il dottor Macheda, Direttore dell’Unità Operativa di Rianimazione. Lo studio, confortato da seri riscontri clinici, si configura come un trattamento efficace del danno polmonare acuto legato a Covid-19 mediante una tecnica innovativa.

La terapia nuova e la sua efficacia

“Tra le varie ricerche abbiamo dovuto mettere in campo tutta la nostra esperienza multidisciplinare per curare una malattia che per molti versi è veramente sconosciuta. Quindi, con chi aveva competenze specifiche immunologiche, come nel mio caso, e radiologiche, di biologia molecolare, abbiamo cercato di mettere insieme diverse linee di ricerca. Vi spiego di cosa si tratta, abbiamo cercato di curare il danno polmonare infiammatorio, la cosiddetta polmonite da Covid, utilizzando un sistema molto simile a quello che fa la natura, cioè sfruttare l’asse ATP adenosina per bloccare la l’infiammazione. E questa cosa si è potuta realizzare grazie alla dedizione e alle capacità tecniche del dottore Macheda e del dottore Caracciolo che sono riusciti a creare una modalità di somministrazione in aerosol di questa molecola che si chiama adenosina, nei pazienti che erano ricoverati parte in rianimazione e parte in malattie infettive. Siamo stati stupiti dai risultati perché tutte le nostre ipotesi fondate su un modello di studio risalente al 2005, subito dopo la prima epidemia di Sars, e mai più presa in considerazione. Noi ci abbiamo lavorato tanto perché sotto alcuni aspetti riguardava anche l’oncologia, soprattutto dei nuovi farmaci immunologici. La cosa è stata vincente, abbiamo visto migliorare pazienti dal punto di vista respiratorio, nell’arco di 2-3 giorni”.

Il Gom rispetto alla ricerca ha parlato di una terapia che ha avuto effetto in 120 ore con effetto su 13 dei 14 pazienti trattati:

“Si comporta esattamente come si dovrebbe comportare una terapia antivirale e antibatterica c’è un’azione rapidissima soluzione di quello che sta altrimenti sarebbe un danno che potrebbe essere potenzialmente mortale. Noi abbiamo visto i pazienti riprendere l’attività respiratoria nell’arco di 120 ore e avere la conferma TAC, dei pazienti a cui siamo riusciti a farla prima e dopo, della riduzione o della scomparsa del quadro infiammatorio polmonare. A questo si unisce la scoperta totalmente inaspettata che in tutti e 13 pazienti la carica virale, quindi il virus si abbassava notevolmente per sparire completamente quasi tutti ormai siamo quasi a 15 a 20 giorni un mese preciso praticamente i pazienti che sono negativizzati non ci sono più positivizzate cui sono rimasti, per cui potenzialmente questo approccio terapeutico delle grandi grandissime sviluppi. Ovviamente è una casistica piccola, è una terapia che è nata con l’intento di salvare la vita alle persone e quindi non con un intento di ricerca e quindi faremo sicuramente una fase 3. Per ora abbiamo dei contatti, abbiamo mandato il protocollo ad Aifa per l’approvazione di uno studio nazionale su 80 pazienti, ma sono in contatto con gli Stati Uniti, perché a quanto pare un gruppo di Boston un gruppo di Miami pare che vogliono inserirsi subito a far partire la sperimentazione a livello mondiale. Non potevo più tenere i dati secretati, avremmo voluto finire questo studio però è troppo importante visto che troppa gente ancora sta morendo rapidamente di questa infezione”.

“Non stiamo parlando di un farmaco, perché il farmaco si chiama adenosina ma è la stessa adenosina che viene prodotta dal nostro organismo, però viene utilizzato anche in alcune applicazioni cliniche tra queste l’applicazione più importante è quella di bloccare le aritmie sopraventricolari, e viene utilizzata per limitare i danni dell’infarto, e recentemente è stata testata anche per smascherare l’asma nei bambini. Quindi o farmaco che cioè esiste in clinica”.

Covid, manipolazione di laboratorio?

“Io non credo che seppure è stata fatta una manipolazione di laboratorio, che sia stata fatta una manipolazione volontaria. Cioè nel senso che se volevano utilizzarlo come arma biologica non era una buona idea, perché è un virus che si è rivoltato proprio contro gli scopritori. Piuttosto quello che credo è che probabilmente qualcuno ci stesse lavorando per creare un vaccino. Chi non è dietro le quinte non lo può sapere, ma sono più di 30 anni che aspettiamo una pandemia del genere. Avete sentito varie volte gli allarmi che abbiamo avuto con l’Aviaria con la Suina, quindi siccome ci sono stati e già due forti episodi con la Mers e con la Sars, una nel 1999 e una nel 2014 mi sembra, che erano tremendi in termini di mortalità quindi si stavano preparando un vaccino e probabilmente devono aver lavorato su cellule umane e quindi accelerando il tempo di trasformazione. Ma ripeto, questa è solo un’ipotesi, una diffusione che poi è nata dal fatto che sono stati maldestri e soprattutto che non hanno avvertito a livello internazionale le altre autorità che si potessero difendere. Al di fuori di queste, ripeto, sono ipotesi totalmente personali che lasciano il tempo che trovano. Poi, sulla dimostrazione che ci sono sequenze nucleotidiche comuni all’Aids, credo che entriamo un pochino nel fantascientifico”.

La squadra e l’importanza degli infermieri

A parte il rispetto per gli infermieri, io credo che sono parte fondamentale della squadra, perché rappresentano un legame forte tra quello che è il pensiero terapeutico del medico e poi l’applicazione dello stesso sul paziente. Quindi i miei infermieri sono qualcosa di meraviglioso, io dico i miei infermieri in senso familiare, e quindi è qualcosa che deve crescere in professionalità, autonomia, investimento: sono importantissimi. Io c’avevo un motto che penso sia finito anche sul libro della dottoressa Fantozzi e quando sono venuto a Reggio Calabria, mentre mi veniva in mente questa frase e l’ho ripetuta più di una volta quando facevo il concorso, che era innovazione, integrazione, umanizzazione: le ultime due integrazione e umanizzazione non sarebbero realizzabili senza a un popolo di infermieri altamente qualificato.

Il mio futuro è qui. I pregi di Reggio…

“Sono molto contento così. Proposte ne ho avute per andare un po’ dovunque in Italia, ultimamente anche negli Stati Uniti, ma da Reggio non mi muovo. Si mettesse l’animo in pace chi spera che vado via perché non me ne vado. Io sono napoletano non sono nordico, diciamo così. Quindi praticamente mi sono trovato a mio agio subito, sia nei pregi che i difetti della città. Ci sono difetti orribili, ma ci sono anche dei pregi che sono eccezionali e che probabilmente non trovi in nessun’altro posto. E io preferisco puntare su questa seconda parte”.

La ripartenza che spacca l’Italia

“Questo conferma ancora una volta perché noi e il Nord siamo due nazioni diverse, perché ho la sensazione che da noi al sud si stia vivendo una fase di chiusura e quindi probabilmente se abbiamo la pazienza di aspettare 10-15 giorni prima di uscire di casa alla ‘viva il parroco’ avremo la situazione sotto controllo. Ho seri dubbi che questo succeda al nord perché loro sono ancora in una fase di discesa, non sono ancora al ‘livello zero’ di protezione per cui c’è il rischio che in Lombardia esploda tutto di nuovo con conseguenze terribili anche a livello economico. Per cui, alla fine, dovrebbero spostare l’asse economico al sud del paese cosa che negli ultimi 70 anni non è mai accaduta, e vedremo… Quindi, quello che consiglio ai pazienti e quello che lo stesso dico ai miei figli, alla mia famiglia, abbiate la pazienza di mantenere il massimo della protezione almeno per i prossimi 15 giorni, per accertarsi che quelli che sono tornati in massa, tutti quelli che sono positivi, si spengono automaticamente come infezione”.

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