Omicidio di Mariella Rota, Billy Sicat condannato a 30 anni

La tabaccaia era stata ammazzata a colpi di mannaia nel luglio del 2019

Billy Jay Sicat, il quarantacinquenne filippino da anni trapiantato a Reggio, reo confesso dell’omicidio di Mariella Rota, è stato condannato a 30 anni di reclusione. I giudici della Corte d’Assise del tribunale dello Stretto, contraddicendo la richiesta avanzata dal pm Giulia Scavello che aveva sollecitato per l’imputato la pena dell’ergastolo, hanno disposto comunque una condanna pesante per l’omicida che, nel luglio del 2019, aveva ucciso a colpi di mannaia la proprietaria di una tabaccheria in via Melacrino.

Un omicidio tremendo per le modalità e per l’efferatezza con cui è stato messo in opera. Un omicidio che aveva scosso profondamente la città e dietro cui si nascondono i fantasmi del gioco d’azzardo legale. Una storia di violenza cieca, con pochi precedenti a queste latitudini, che inizia nei giorni precedenti all’omicidio. A raccontarlo agli inquirenti era stato lo stesso imputato che, ricostruendo le ore precedenti alla mattanza, aveva parlato di una serie di vincite che lo stesso non sarebbe stato in grado di riscuotere.

«Sono andato in tabaccheria per spaventarla – aveva detto  Sicat agli investigatori della mobile che lo avevano rintracciato nel giro di una manciata d’ore – perché continuava a non pagarmi le schedine che vincevo. Mi ha riso in faccia, sono diventato un animale».

All’appuntamento con la vittima però, il cittadino filippino (arrivato in città grazie al ricongiungimento con la moglie che a Reggio era sbarcata già da qualche anno) era arrivato armato di un machete e con nascosti in uno zaino alcuni abiti pronti ad essere indossati subito dopo l’assalto, per confondere e sfuggire agli eventuali inseguitori. Un piano portato a termine con determinazione e freddezza.

Erano state le stesse telecamere interne della ricevitoria a raccontare per immagini l’aggressione: Sicat che entra nel negozio con il volto travisato, la mano che corre a impugnare quel coltellaccio prelevato da casa, i colpi che cadono con sempre maggiore violenza. Poi la fuga e l’arresto quasi immediato da parte degli agenti della mobile, quindi il processo e stamattina la condanna in primo grado a 30 anni di reclusione che chiude una delle pagine più violenti della storia recente della città.