Nascosta tra gli scogli di Pietragrande: la vita spezzata di Loredana, uccisa dal compagno

Era tornato a casa dalla famiglia dopo avere tentato di disfarsi del cadavere dell’amante da poco massacrata con venti coltellate sulla scogliera di Pietragrande

Sono andati a colpo sicuro i carabinieri di Soverato. Gli ultimi contatti registrati sul numero della vittima indicavano il profilo di quell’uomo di Badolato, e più di uno aveva notato l’auto di Sergio Giana ferma sotto la casa dove Loredana Scalone lavorava come colf. Gli inquirenti lo  hanno trovato a casa sua, con la sua famiglia ignara di tutto, dove era tornato dopo avere tentato di disfarsi del cadavere dell’amante da poco massacrata con venti coltellate sulla scogliera di Pietragrande.

FURIA OMICIDA

Interrogato per ore dagli uomini del colonnello Carubia e dal pm Anna Reale, il sospetto ha prima farfugliato scuse tentando di negare, per poi crollare confessando di averla assalita con un coltellaccio e di avere buttato il cadavere tra gli scogli, a due passi da uno dei locali storici della movida di queste parti, con l’intenzione di disfarsene. Una storia tremenda, nel giorno che dovrebbe ricordare lo stillicidio continuo di donne ammazzate da uomini che dicono di amarle. Una storia tremenda che ha tolto la vita a una donna di appena 52 anni che tentava di rifarsela una vita, dopo la separazione dal primo marito, e che ha distrutto la vita della famiglia da cui, l’assassino reo confesso, era tornato dopo l’omicidio.

Secondo le prime ricostruzioni degli inquirenti, sarebbero venti i colpi sferrati dall’uomo: colpi che non hanno lasciato scampo alla povera Loredana che avrebbe tentato, invano, di difendersi dalla furia dell’uomo con cui aveva intrecciato, da alcuni mesi, una relazione clandestina. «Continuava a urlare» avrebbe detto il reo confesso agli inquirenti che dopo avere raccontato il delitto, ha descritto il luogo dove lo stesso aveva tentato di nascondere il cadavere, ammettendo di essere tornato sul luogo del delitto nel tentativo di nascondere ogni traccia. Gli inquirenti hanno ritrovato un coltello a lama lunga che potrebbe essere l’arma utilizzata per il delitto e che ora è al vaglio degli esperti.

LE ACCUSE

L’uomo, Sergio Giana, di 36 anni è stato fermato dopo la confessione ed è in attesa della convalida da parte del Gip. È accusato di omicidio premeditato e aggravato dai motivi abbietti e dal fatto che lo stesso omicida, come continua a succedere sempre più spesso, in un copione inquietante che si ripropone sempre uguale a se stesso, aveva una relazione con la propria vittima.