Photòpia, il Festival della Fotografia di paesaggio al Parco Ecolandia

È un gioco di parole, LandSpaces, a fare da tracc

È un gioco di parole, LandSpaces, a fare da traccia alla prima edizione del festival Photòpia, nato dall’esperienza “ReggioFotoGrafia” nel 2009 e “La Misura del Paesaggio” nel 2013, con l’idea di porsi come piattaforma di condivisione dei possibili linguaggi che caratterizzano la fotografia documentaria.

Dieci giorni, tra l’8 e il 17 aprile nella suggestiva location del Parco Ecolandia di Arghillà (Reggio Calabria), ricchi di attività, dalle mostre ai seminari, dai workshop alle letture portfolio, per parlare di luoghi e spazi, stimolare ed imporre riflessioni ampie sul paesaggio, con l’idea di un fotografia non intesa come mero esercizio di stile, bensì come strumento di conoscenza ed esame di società e culture.

Photòpia è organizzato dall’associazione Il cerchio dell’immagine, presieduta da Alessandro Mallamaci (fotografo e Leica Ambassador), nata a Reggio Calabria con l’obiettivo di contribuire allo sviluppo culturale del sud Italia con proposte formative sulla comunicazione visiva e l’ideazione di manifestazioni legate alle arti visuali e con la direzione artistica di D.O.O.R., factory romana che si occupa dell’ideazione, realizzazione e diffusione della cultura visiva. Fondata da Massimo Mastrorillo (fotografo documentario, docente e Leica Ambassador), Paolo Cenciarelli (fotografo pubblicitario e docente) e Pamela Piscicelli (fotografa, docente, scrittrice e curatrice), D.O.O.R. offre servizi di professionisti del settore e crea sinergie con altre realtà affini del mondo dell’immagine.

La manifestazione è patrocinata dal Comune e dalla Provincia di Reggio Calabria, con la collaborazione di Leica, Planar, Crac, Kult e Spazio Labò.

Facendo riferimento alla straordinaria influenza che il movimento “New Topographics” ha avuto sulla fotografia di paesaggio, Photòpia affronterà il tema dello Spazio, ossia della delimitazione fisica o mentale del territorio. Gli spazi sognati e infine raggiunti dai rifugiati sbarcati sulle coste del Mediterraneo, quelli malvissuti delle città post industriali del Nord Europa o quelli imposti durante la dittatura comunista nella Germania dell’Est. Gli spazi circostanti il tratto calabro della Salerno Reggio-Calabria, da sempre simbolo di un benessere mai raggiunto e d’infinite speculazioni o quelli che il fenomeno degli incendi dolosi, o causati dal cambiamento climatico, finiscono con il creare nelle aree del Mediterraneo. Infine quelli mentali, che nascono quando ci si perde nei labirinti del sapere, dell’arte, dell’architettura, della letteratura o che derivano da una visione più attenta del reale, dove le leggi dell’universo e della fisica, rendono universale ciò che a prima vista appare ordinario e banale.

Gli autori esposti ed i vari ospiti condivideranno con i visitatori, attraverso seminari, letture portfolio e momenti di semplice conversazione, la comune convinzione che la fotografia non sia semplice osservazione della realtà, ma possa essere racconto profondo, attento, caratterizzato da diversi possibili livelli di lettura. La fotografia come interpretazione, come risultato di una percezione omni sensoriale, non solo visiva.

Le mostre

  • Ricardo Cases, con il progetto El porqué de las naranjas, serie fotografica che prende come punto di partenza l’albero di arance (naranjas), simbolo del Levante, e più precisamente il suo colore, per creare una narrazione che consente di catturare le idiosincrasie di quell’area geografica. Un ritratto dello spirito del Levante che è un ritratto dell’intera Spagna.
  • Tommaso Tanini, con il progetto H. said he loved us, risultato di tre anni di viaggi e ricerche in Germania, che parte dallo studio del Ministero per la Sicurezza di Stato nell’ex Germania Est (Stasi), per esplorare in chiave più universale le condizioni di ansia e tensione date dal vivere in uno stato di costante sospetto e diffidenza.  Il lavoro di Tommaso Tanini è una personale allegoria di autoritarismo e repressione che si muove oltre i confini dello specifico evento storico.
  • PanAut Collective, gruppo di giovani autori e fotografi di diverse nazionalità  – che fa parte del progetto The Third Island -, con In quarta persona, osservazione dinamica e critica della storia recente della Calabria come cifra ideale nell’esplorazione visiva del suo presente. Lo spazio geografico viene mappato, attraversato e rielaborato come un mosaico di esperienze personali e collettive, che dalle specificità di un paesaggio – calabrese, ma di tanti Sud – ci racconta la complessa stratificazione antropologica, politica ed ambientale del nostro paese.
  • Giovanni Troilo, con La Villenoire – The Dark Heart of Europe, chiacchierato progetto al World Press Photo 2015, sulla cittadina belga di Charleroi, che invita a guardare nel cuore dell’Europa per osservarne la regressione del benessere sociale, la mancanza di un’identità condivisa ed il crescente disagio sociale, fenomeni che, a livello più ampio, attraversano tutta l’Europa.
  • Federico Clavarino, con Italia o Italia, labirinto di frammenti, sagome, scorci, in un’Italia misteriosa. Una sorta di immobilità permea ogni fotografia, che trasforma ciò che è ritratto in uno spazio disabitato. Eppure, tutti questi frammenti sono impregnati di umanità.
  • Arianna Arcara, con il progetto Post Focum dedicato alla Sardegna ed allo storico fenomeno degli incendi boschivi. Non una calamità naturale, ma un fenomeno che nella maggioranza dei casi è riconducibile, direttamente o indirettamente, all’azione negativa dell’uomo. Se in questo interagire fra uomo e natura si ritrova, a volte, un aspetto di magnificenza, molto più spesso ritroviamo quello del degrado, che diventa il luogo dove le ferite impresse dall’uomo al paesaggio ritornano sull’uomo.
  • Alessandro Penso, con immagini tratte da Lesbos, lavoro sui rifugiati e migranti approdati sull’isola greca, Lost Generation, dedicato alla storia dei giovani migranti minorenni in fuga dal loro paese di origine e che cercano di entrare in Europa attraverso la Grecia, e Refugees in Bulgaria, che affronta il tema della crescita del flusso di migranti in una Bulgaria, colta impreparata, principalmente a causa della guerra in Siria. Dalla collaborazione con CRAC e Planar, la mostra The Third Island – dall’8 aprile a Lamezia Terme -, progetto di ricerca documentaria, primo capitolo dell’Osservatorio Internazionale sulle Grandi Opere, che sceglie come campo di indagine il territorio calabrese. La campagna fotografica è stata condotta da 11 fotografi e fotografe accompagnati nel loro lavoro da giornalisti, attivisti, imprenditori locali, durante un anno si sono alternati, percorrendo il territorio calabrese raccogliendo testimonianze, storie e paesaggi.

Il premio miglior portfolio

Nell’ambito del festival largo spazio verrà inoltre dedicato, nelle giornate del 9 e 10 aprile, alle letture portfolio (previa prenotazione) a cura di, tra gli altri, Massimo Mastrorillo, Pamela Piscicelli e Paolo Cenciarelli di D.O.O.R., Filippo Menichetti e Martin Errichiello di PanAut Collective, Chiara Capodici e Fiorenza Pinna di 3/3, Federico Clavarino, Attilio Lauria, Alessandro Penso, Filippo Romano e Tommaso Tanini.

Al termine delle due giornate, una giuria composta da tutti i lettori presenti selezionerà e premierà il miglior portfolio con un buono di € 500,00, da spendere in attrezzatura fotografica, offerto da Cine Sud Megastore.