Ponte sullo Stretto: il futuro lo deciderà una commissione, ma rientrerà nel Recovery Fund?

È il dubbio che è sorto ai due assessori dei trasporti delle regioni Sicilia e Calabria che, presto, invieranno una nota al MIT

Ponte, tunnel, pista ciclabile, catapulta, chi più ne ha più ne metta.

Sull’attraversamento dello Stretto se ne sono sentite davvero di tutti i colori, non solo negli ultimi decenni ma, in particolar modo, nelle ultime settimane. Il ponte sembrava ormai “cosa fatta” quando, subito dopo il periodo di lockdown, era tornato ad occupare la scena.

Nonostante l’indecisione da parte dell’opinione pubblica, come sempre spaccata fra il “si” ed il “no”, il Governo Conte II aveva dimostrato una certa elasticità per la tanto discussa infrastruttura che potrebbe invertire le sorti del Meridione e non solo delle regioni interessate dalla costruzione.

“Il Ponte che sembrava ormai aver preso fiato, il percorso era stato riavviato – ha spiegato l’assessore Domenica Catalfamo durante una diretta riguardante il tema della banda larga. E invece, abbiamo appreso, da una testata nazionale, che il Ministero per i Trasporti ha creato una commissione per valutare la fattibilità dell’opera.

Sedici esperti dovranno esprimere il loro giudizio sulla questione dell’attraversamento nello Stretto. Una decisione che potrebbe anche essere accettabile, nonostante il progetto sia andato molto avanti rispetto a questo punto, se non fosse per un cavillo di fondamentale importanza”.

Catafalmo spiega infatti:

“La commissiona ha il mandato di produrre il documento decisionale entro 60 giorni. Ciò significa che se si dovesse attendere questo esito, la realizzazione del Ponte sullo Stretto non potrà essere inserita nel piano del Recovery Fund”.

Una bella batosta sia per la Regione Calabria che per la Sicilia che, negli ultimi tempi, hanno combattuto per l’approvazione, dopo anni, di un’infrastruttura così necessaria per lo sviluppo del Sud.

“Chiaramente non è accettabile – afferma l’assessore regionale che si occupa dei trasporti. Non possiamo essere messi di fronte ad un ulteriore percorso avviato per poi non arrivare all’obiettivo. Dobbiamo aggrapparci al Recovery Fund perchè altrimenti non so quali altri potrebbero essere i fondi necessari a realizzare il ponte sullo Stretto”.

Allo stesso modo la pensa anche l’assessore alle Infrastrutture della Regione Siciliana, Marco Falcone:

“Le ultime notizie che giungono dal Governo di Roma riguardo il Ponte sullo Stretto ci lasciano quantomeno perplessi. Al netto delle ironie circolate sui social network riguardo le dichiarazioni della ministra Paola De Micheli, quello che ci preoccupa è di apprendere dalla stampa della creazione di un Comitato che dovrebbe esaminare delle proposte sull’attraversamento stabile fra Sicilia e Calabria. Secondo quanto abbiamo letto, fra i 16 membri individuati dal Governo non ci sarebbe alcun esperto in rappresentanza di Sicilia e Calabria. Una circostanza cui ci auguriamo il ministro ponga celermente rimedio”.

E riguardo la notizia della creazione di un Comitato governativo di studio sull’attraversamento fra Sicilia e Calabria afferma:

“Preso atto di uno scenario che confidiamo non si risolva in una melina, in sinergia con la collega assessore della Regione Calabria Mimma Catalfamo, entro fine mese insedieremo una Commissione coinvolgendo le università, gli ordini professionali e i principali esperti in materia. Intendiamo dimostrare che, oggi ancor più di ieri, il Ponte sullo Stretto è l’unica infrastruttura che può cambiare il futuro di tutto il Mezzogiorno e d’Italia”.

L’assessore calabrese conclude:

“Entro lunedì invieremo una nota al MIT in cui chiederemo di ridurre i tempi dati alla commissione per giungere ad una decisione. Nessuno degli esperti selezionati ha mai partecipato al percorso del progetto e capiamo perfettamente che dovrebbero esaminare circa 8 mila elaborati. Ma noi non possiamo permetterci questi 60 giorni di attesa tranne che l’attraversamento stabile non venga inserito, a prescindere dalla scelta della commissione, nel Recovery Fund. Attendere l’esito con le mani in mano è come dire, fin da ora, che anche questo governo non se ne occuperà”.