Ponte sullo Stretto, la voce degli espropriandi: ‘Villa non può sopportare un’altra ferita’

"Dovrei abbandonare la mia casa per un'opera che non ha mai dato garanzie. Un sacrficio inutile" le parole di Bulsei, del comitato Ti Tengo Stretto di Villa San Giovanni

rossella bulsei ti tengo stretto ponte

Tra le voci che si sono levate ieri da Piazza Italia, durante la manifestazione contro il Ponte sullo Stretto, quella di Rossella Bulsei, presidente del Comitato Ti tengo Stretto di Villa San Giovanni, è stata tra le più dure e dirette. Il suo è l’appello di chi rischia di perdere tutto, senza aver mai avuto la possibilità di essere ascoltato.

«Siamo ancora una volta qui a dire no — ha dichiarato davanti alla folla riunita nel cuore di Reggio Calabria, a pochi passi dalla Prefettura dove si svolgeva l’incontro istituzionale con il ministro Salvini —. No a un’opera che non è praticabile, no a una visione calata dall’alto che continua a ignorare la realtà dei territori».

Per Bulsei, Villa San Giovanni porta ancora addosso le conseguenze di scelte sbagliate.

«La ferita dell’ecomostro di Cannitello è ancora aperta. Ha tagliato in due il nostro paese ed è lì, ogni giorno, a ricordarci cosa accade quando si costruisce senza ascoltare».

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Il pericolo, ora, riguarda non solo il paesaggio ma la tenuta sociale e umana delle comunità coinvolte.

«Il danno ambientale sarebbe incalcolabile. Ma oltre all’ambiente c’è la vita delle persone. Gli espropriandi rischiano di vedersi costretti a lasciare le loro case e i loro terreni. Un esodo forzato che desertificherebbe Villa San Giovanni e Messina. Chi dovrà andar via si troverà in emergenza abitativa, chi resterà dovrà sopportare cantieri invasivi e perenni».

Parole nette, seguite da un appello alla responsabilità politica:

«Questo progetto non è solo sbagliato, è pericoloso. Viene imposto senza confronto, senza pianificazione. E il governo continua a evitare ogni interlocuzione reale con i territori».

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«La mia casa è gravata da un vincolo di esproprio — ha raccontato ancora Bulsei a CityNow —. Dovrei lasciarla libera per un’opera che non ha mai dato nessuna garanzia. Solo perplessità, dubbi, incertezze. È un sacrificio inutile. Saremo testimoni silenziosi della desertificazione di due città».

In piazza anche altri cittadini villesi colpiti direttamente dai vincoli espropriativi. Uno, in particolare, ha sintetizzato così il malcontento:

«Villa San Giovanni è la città sotto il ponte. È già stata sfregiata dall’ecomostro di Cannitello. Tutte le opere urbanistiche, qui e a Messina, sono bloccate da questo mito nefasto. A chi sta nei palazzi interessa solo aprire cantieri, muovere terra, incassare soldi. Ma il ponte è infattibile. È una rovina».

La manifestazione, pacifica ma molto partecipata, ha visto la presenza di sindacati, associazioni, consiglieri comunali e cittadini comuni. Tutti uniti da un messaggio chiaro: “questo progetto, così com’è, è un rischio concreto. Una minaccia reale per chi abita lo Stretto”.