Primo contagio Covid in carcere, il Garante dei detenuti chiede di attivare una task force

L’avvocato Giovanna Russo rassicura sulle misure adottate negli Istituti reggini e ammonisce: ‘Falliremo tutti se pensiamo a comparti stagni’

Il Covid non risparmia nessuno e nessun luogo. Neanche 24 ore fa  il sindacato della polizia penitenziaria Osapp in una lettera al ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, e al capo del Dap, Bernardo Petralia, ha denunciato come in due settimane il contagio da Covid 19 nelle carceri sia cresciuto del 600%.

INDICE PUNTATO CONTRO IL DAP

Il Dap avrebbe “lasciato ogni responsabilità e adempimento alla scelta di Provveditori regionali e Direzioni di istituto penitenziario con ciò, in luogo della necessaria unitarietà d’intervento e di iniziativa, determinando una condizione variegata e quanto mai confusa”.

Neanche le carceri reggine sono state esentate dal contagio e proprio in questi giorni è stato reso noto il primo caso che preoccupa l’intera comunità carceraria.

LE MISURE DI PREVENZIONE SONO ADEGUATE

Tampone Coronavirus

“Le misure di prevenzione volte a contenere i contagi da SARS-CoV-2, ad oggi adottate negli Istituti penitenziari di Reggio “G. Panzera” e del plesso di Arghillà, sono assolutamente adeguate e pienamente rispondenti alle direttive emanate dall’amministrazione penitenziaria al fine di contenere e scongiurare il più possibile i casi di Covid-19”.

Ad affermarlo è il Garante dei detenuti del Comune di Reggio Calabria, Giovanna Russo che, in una articolata nota, assicura: “la scorsa settimana ho potuto constatare come i processi di rispetto delle regole per il contenimento del Covid e le procedure di sanificazione vengano correttamente attuate. Sicuramente l’amministrazione penitenziaria al fine di garantire ampie tutele ai detenuti, in questo momento di particolare emergenza, necessita del supporto e della vicinanza concreta e fattiva di tutti gli attori istituzionali”.

IL PRIMO CASO

Si tratta di un detenuto nuovo, ristretto nel carcere di Reggio, e quindi già posto per profilassi in isolamento covid, nell’apposita sezione dedicata. Il detenuto in questione è risultato positivo ai controlli effettuati con il primo tampone. Immediatamente sono scattati i protocolli sanitari e sottoposte a tampone tutte le unità che potenzialmente hanno potuto avere contatti con il soggetto positivo e conseguentemente esperite tutte le procedure di sicurezza e contenimento.

Da tempestive e sempre costruttive interlocuzioni con il Direttore Calogero Tessitore, lo stesso Garante tiene a precisare come i nostri istituti penitenziari “proprio per gli sforzi e la diligenza nell’attuare i protocolli” hanno sino ad oggi scongiurato il verificarsi di situazioni allarmanti come invece avviene in altri Istituti penitenziari del Paese.

LE MISURE DI PREVENZIONE

La direzione del Carcere – chiarisce l’avvocato Russo – già nella prima fase della pandemia ha provveduto ad attrezzare, nei rispettivi istituti, le aree per il contenimento del covid e per evitare focolai all’interno delle mura carcerarie.

Presso la casa circondariale di Arghillà, il reparto Demetra, prima destinato agli art. 21, è stato trasformato nel reparto Covid dove viene fatta trascorrere la quarantena di 14 giorni. La sezione si compone di 8 camere, ma una è inagibile.

Nell’Istituto “G. Panzera” di Reggio invece la sezione Caronte, è stata adibita a reparto Covid per i detenuti in attesa di tampone, nuovi giunti o che necessitano di isolamento e le aree vengono sanificate regolarmente.

“I rischi connessi ai detenuti – aggiunge il Garante dei detenuti – inevitabilmente coinvolgono anche il personale di polizia penitenziaria e tutti gli operatori dell’ammirazione penitenziaria a cui va la nostra personale solidarietà e con i quali più volte ci siamo reciprocamente ribaditi il concetto di leale e reciproca collaborazione nell’interesse primario del rispetto delle norme. Personale che ogni giorno esce dalle proprie case per prestare servizio allo stato.

L’APELLO

“Dobbiamo attivare subito una task force per supportare l’operato dell’amministrazione penitenziaria e questo deve necessariamente passare anche e soprattutto per un’attenta e rapida programmazione degli interventi in tema sanitario (di competenza dell’Asp) da adeguare e potenziare urgentemente nei due istituti penitenziari di Reggio Calabria”.

Questo l’appello dell’avvocato Giovanna Russo che sente il peso istituzionale del ruolo che ricopre in seno al Comune di Reggio Calabria. Anche per questo il Garante precisa che l’ufficio sarà a completo supporto per la tutela dei detenuti ed in particolare per il loro diritto alla salute, ma fungerà anche da supporto concreto e fattivo nei riguardi dell’amministrazione penitenziaria e della polizia penitenziaria.

“Siamo tutti molto attenti a contenere i contagi fuori, ma questa pandemia sta insegnando a ciascuno di noi che dobbiamo essere particolarmente vicini agli ultimi ed agli emarginati, quindi anche alle persone private della libertà personale. Sono vite umane, uomini e donne che benché debbono scontare la loro pena, necessitano di tutte le tutele che ogni singolo cittadino deve vedersi garantite costituzionalmente”.

Un dovere morale, giuridico e costituzionale, per il Garante, quello di proteggere detenuti e personale penitenziario.

Falliremo tutti se pensiamo a comparti stagni. Vi è una trasversalità umana che non può essere pensata come linee parallele. Abbiamo ‘due città’ nella città ed anche qui da ieri è sempre più preoccupante e concreto il problema contagi ed il disastro che potrebbe derivarne. Siamo tutti in prima linea per far fronte a questa seconda ondata. Nessuno escluso”.