Processo Miramare, Falcomatà tra rischio decadenza e una doppia speranza

Si tratterebbe della prima amministrazione comunale decaduta per effetto della Legge Severino, ipotesi complicata

Processo Miramare infinito. Anche nel 2023, bisognerà fare i conti con il procedimento che ha visto la sospensione di Giuseppe Falcomatà e buona parte della giunta del primo mandato.

Il 2022 si è chiuso con la conclusione delle indagini notificata a Falcomatà in merito alla mancata costituzione di Parte Civile del Comune nel processo Miramare che porterà ad un nuovo processo ancora con il rischio abuso d’ufficio che pende sul capo del sindaco sospeso.

Anche se potrebbe sembrare un paradosso, l’amministrazione comunale adesso deve decidere se costituirsi parte civile…riguardo la mancata costituzione di parte civile. Non esiste un obbligo di legge, il sindaco f.f. Brunetti potrebbe rimettere il giudizio alla giunta comunale.

Il reato tanto discusso, e tanto criticato da numerosi sindaci, potrebbe ‘sparire’ nei prossimi mesi. Il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, nelle scorse settimane è tornato sul punto, con Forza Italia in particolare che spinge per abolire l’abuso d’ufficio.

“Proporremo la soppressione del reato di abuso d’ufficio per sindaci e amministratori. In questo modo daremo uno slancio enorme alla nostra economia perché oggi gran parte dell’attività amministrativa è paralizzata dalla cosiddetta paura della firma.

Alcuni pm usano questo reato come reato sentinella per trovarne altri ma poi questo reato gli si dissolve in mano e la condanna non c’è. Se uno fa un abuso d’ufficio perché si fa corrompere esiste già il reato di corruzione. Ecco perché la macchina della giustizia si ingolfa. Le statistiche dicono che su 5mila indagini sull’abuso d’ufficio sono intervenute appena 20 condanne in un anno”, le parole di Nordio.

Non si tratterà però di un percorso breve, o privo di ostacoli. In attesa di capire quali saranno i possibili sviluppi in Parlamento, e se la soppressione potrà davvero concretizzarsi, in difesa dell’abuso d’ufficio è comprensibilmente intervenuta l’Associazione nazionale magistrati:

Il presidente dell’Anm Giuseppe Santalucia, ai microfoni di Repubblica, ha affermato: “Sarebbe un errore eliminare un reato che è già stato riscritto nel 2020 in modo da eliminare applicazioni generalizzate. Significherebbe rinunciare a colpire casi di abusi che meritano comunque una punizione perché si sono verificati comportamenti che violano specifiche norme di legge”.

Negli ultimi giorni inoltre è emersa un’ipotesi, lanciata dal giornalista Luigi Palamara, che potrebbe vedere Falcomatà e gli altri imputati decadere dalla carica, con seguente scioglimento del Comune. Si tratterebbe di una clamorosa deflagrazione per l’amministrazione comunale: la possibilità però, seppur esistente, è piuttosto remota.

Ai microfoni di CityNow, l’avvocato Francesco Meduri (legale dell’ex vicesindaco Saverio Anghelone nel Processo Miramare) spiega nel dettaglio per quali ragioni si arriverebbe alla decadenza degli imputati.

“Se la Cassazione dovesse ritenere inammissibile il ricorso dei legali di Falcomatà, la sentenza di secondo grado a quel punto diventerebbe definitiva. Il Tuel, in questi casi, dispone la decadenza e la conseguenza naturale sarebbe lo scioglimento dell’amministrazione comunale con nuove elezioni”.

Il legale di Anghelone però specifica.

“Siamo in un territorio inesplorato, non esistono precedenti di casi simili. In caso di condanna di primo grado per simili reati, in passato per gli amministratori coinvolti in secondo grado c’è stata l’assoluzione oppure si è arrivati alla prescrizione. A Reggio Calabria, inoltre, abbiamo un sindaco f.f. come ulteriore complicazione”, evidenzia Meduri.

Si tratterebbe della prima amministrazione comunale decaduta per effetto della Legge Severino, senza dimenticare che la Cassazione (salvo presenza di errori grossolani) raramente dichiara l’inammissibilità di un ricorso. Ragioni che allontanano decisamente la possibile decadenza di Falcomatà, con il sindaco sospeso che dal suo punto di vista spera di rientrare il prima possibile a Palazzo San Giorgio.

Difficile, se non impossibile, pronosticare oggi quando avverrà. La prescrizione, principale speranza dei legali di Falcomatà e degli altri imputati, secondo scadenza naturale scatterebbe tra una settimana, il 16 gennaio del 2023. Ci sono state però nel corso di questi anni alcune interruzioni, anche legate alla pandemia, che hanno fatto slittare i tempi. Gli stessi legali degli imputati non riescono a definire il timing esatto della prescrizione, indicata genericamente tra la fine di febbraio e l’inizio di marzo.