Volano gli stracci dentro i 5 Stelle. Conte e Di Maio, c'è posto per uno?

Dopo la rielezione di Mattarella, anche i 5 Stelle devono fare i conti con litigi e fazioni. Duello per la leadership?

Se Atene piange, Sparta non ride. Il day after dopo la rielezione di Mattarella alla presidenza della Repubblica non vede soltanto la coalizione di centrodestra in frantumi. Anche il Movimento 5 Stelle infatti si trova a fare i conti con una crisi interna che sa tanto di duello tra Giuseppe Conte e Luigi Di Maio per chi dovrà tenere il timone di comando in vista delle politiche del 2023.

“Alcune leadership hanno fallito. Per fortuna questo stallo l’hanno risolto il Parlamento grazie anche al contributo di Mario Draghi. E’ un’elezione di valore perché viene dal basso. Dalle 16 preferenze di lunedì che crescevano sempre fino a oggi. Un risultato importante e ringrazio ancora il presidente Mattarella per il suo sacrificio”.

Grazie presidente Mattarella. Ripartiamo dalla sua disponibilità, dal suo valore, dal suo instancabile lavoro. Ora continuiamo a impegnarci tutti per il Paese, con serietà e senso di responsabilità. La nostra bussola è l’amore per l’Italia, per l’Italia che vuole stabilità e rilancio. Da oggi stesso riprendiamo la strada maestra, quella che porta alla piena ripartenza”, ha dichiarato ieri il ministro degli Esteri.

La resa dei conti sembra imminente, con una richiesta reciproca di un confronto interno. Giuseppe Conte ha risposto ‘tiepidamente’ alle parole di Di Maio, assicurando come presto ci sarà l’occasione per commentare l’operato dei 5 Stelle nella bollente settimana che ha portato alla rielezione di Mattarella.

“Di Maio chiede un chiarimento ? L’ho detto prima io, a dire il vero. Lui ha risposto a me, quindi il chiarimento ci sarà senz’altro. Di Maio in particolare avrà la possibilità di chiarire il suo operato e la sua agenda, se era condivisa o meno. Tranquillamente.

Il Movimento 5 stelle non è Conte e non è Di Maio, è una comunità di iscritti ed è giusto rendere conto del nostro operato. Il risultato ci soddisfa e abbiamo lavorato per un’altra opzione che avrebbe dato una donna al Quirinale, ci abbiamo creduto fino in fondo. Se Di Maio parla di fallimento chiarirà la sua posizione, era in cabina di regia.

Ho letto una serie di fesserie nelle trattative ci sono stati momenti in cui mi sono confrontato con Letta o Salvini, ma il nostro asse politico non cambia”, le parole dell’ex premier.

La spaccatura interna ai 5 Stelle, oltre che palese, è anche datata. Le due correnti (una legata a Di Maio, l’altra a Conte) sono andate plasticamente in contrapposizione in merito alla candidatura di Elisabetta Belloni. Da un lato, l’ex Premier aveva provato a tirare la volata a Belloni per il Quirinale, spalleggiato da Beppe Grillo. “Benvenuta Signora Italia, ti aspettavamo da tempo”, il tweet del fondatore dei 5 Stelle.

Dall’altro lato le dure parole di Di Maio. “Trovo indecoroso che sia stato buttato in pasto al dibattito pubblico un alto profilo come quello di Elisabetta Belloni. Senza un accordo condiviso. Così non va bene, non è il metodo giusto”, aveva affermato il ministro degli Esteri, prima di contribuire ad affondare la candidatura di Elisabetta Belloni.

Tra i due litiganti, il terzo che fa? Alessandro Di Battista, da tempo ai margini dei 5 Stelle e in attesa di decidere il proprio futuro politico, si schiera a favore di Conte e dunque contro Di Maio: “Da anni è necessaria una riflessione politica all’interno del Movimento ma è vigliacco mettere oggi sul banco degli imputati l’ultimo arrivato che al netto di idee diverse su alcune questioni considero persona perbene e leale”, l’assist di Di Battista all’ex premier.

Quali gli scenari futuri per dei 5 Stelle? Difficile intuirli oggi. C’è chi chiede di “commissariare” l’operato del presidente Conte, chi come Repubblica ipotizza un Di Maio leader del partito con Conte ‘super ministro’. Adesso anche per i 5 Stelle arriva il momento della verità. Dal clamoroso exploit delle politiche del 2018 (primo partito in Italia con il 32%) passando per i governi gialloverdi e giallorossi, per arrivare alle politiche del 2023: cosa rimarrà dei grillini ?