Reggio, Accademia di Belle Arti: a lezione di videoclip e musica con Brunori SAS

"Fare video è stato un modo per avere una visione diversa del mio territorio. Questo nostro sentirci in qualche modo 'meno', è per noi un motore" così Brunori all'Accademia

Dario Brunori, in arte Brunori SAS, è stato ospite d’eccezione all’Accademia di Belle Arti di Reggio in un incontro con gli studenti organizzato dal docente, videomaker, nonché amico e collaboratore, Giacomo Triglia.

Presentato dal direttore dell’Accademia Piero Sacchetti come “esempio di artista rimasto in Calabria”, Brunori ha tenuto una “lectio” sul rapporto tra musica e immagini. Il cantastorie calabrese ha ripercorso le tappe della sua carriera e della sua collaborazione con Triglia, regista di alcuni suoi videoclip musicali.

“Ho sempre immaginato le mie canzoni come dei piccoli corti, ho sempre avuto l’idea che il racconto per immagini fosse la mia strada, ma essendo io un super pigro ho trovato nella canzone la sintesi perfetta per esprimermi: minimo sforzo, massimo risultato!  Scherzi a parte, mi ha sempre accompagnato una forte passione per un certo tipo di cinema, e quando ho iniziato i primi passi era fortissima l’idea dell’attrito, del contrasto, in cui la musica è un elemento peculiare della sceneggiatura, un vero e proprio protagonista. Ed è proprio il suo uso non didascalico a rendere il video ancora più d’impatto”.

Visioni e passioni ritrovate in un amico e collaboratore di vecchia data, Giacomo Triglia, regista tra gli altri dei videoclip di Come Stai, Rosa, La verità, e Guardia ‘82, quest’ultimo ambientato nelle spiagge di Marina di Guardia, vicino Cosenza, città natale di Brunori.

“Lavorare con questo modo di intendere il rapporto tra musica e immagini – dice Triglia – non si può fare sempre. Ecco perché quando mi chiedono quale sia il mio autore preferito rispondo sempre “Brunori SAS”. Con lui è bellissima anche la fase di scrittura, di montaggio, c’è sempre un livello di confronto ma non è facile trovare un artista così aperto”.

Dario Brunori si sente un po’ a casa a Reggio Calabria, la parentela da Cosenza arriva fin qui nel quartiere di Sbarre dove veniva a trovare sovente cugini e zii. Tra un ricordo d’infanzia e una battuta in cosentino, prosegue la sua “lezione” raccontando agli studenti le sue prime esperienze professionali col video, partendo proprio dall’incontro qui a Reggio con l’amico oggi docente all’Accademia:

“Con Giacomo Triglia ci siamo conosciuti in una mostra a Reggio Calabria. C’era curiosità vicendevole, da parte sua verso il mondo della musica e il movimento musicale del nostro territorio. Tutto è nato da una comunità di persone con passioni condivise che si influenzavano vicendevolmente. Era un periodo in cui i social erano roba da carbonari, ma questo ha fatto sì che quella comunità reale diventasse anche virtuale e più grande, permettendo a molti progetti di diventare “nazionali” liberandoli dai gangli della provincialità: nel 2009 a Vicenza o a Centobuchi cantavano a memoria proprio i pezzi che avevano il video, perché era quella roba che arrivava”.

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Brunori si sofferma quindi sul ruolo dell’immagine nella cultura dei nostri tempi, di come siano cambiati gli scenari e i destinatari ai tempi dei social:

“In passato la forza dell’immagine era diversa: guardando alla contemporaneità con sguardo critico, è diversa la fruizione di ciò che è arte in generale. Ho sempre guardato un film, letto un libro o ascoltato un disco cercando una finestra verso un mondo “altro”, diverso, mentre oggi c’è più la tendenza di guardarsi allo specchio, a sentirsi attratti e ricercare qualcosa che è più somigliante a noi. Io invece ero un appassionato dei CCCP proprio perché Ferretti era qualcosa di molto lontano da me”.

Ma per Brunori non sono soltanto i social a influenzare il modo in cui facciamo e “assorbiamo” cultura dal mondo che ci circonda. Che si tratti di cinema, musica, fotografia, oggi un ruolo determinante lo gioca la tecnologia:

“Faccio molta attenzione affinché la tecnologia sia uno strumento per me, non io uno strumento per lei! Le cose, i dischi che noi abbiamo amato sono fatti soprattutto di imperfezioni. Senza fare l’elogio al passato o alle imperfezioni, la produzione passa oggi da questa “costrizione” tecnica, da quest’idea di dover sistemare tutto. La tecnologia serve ma col giusto senso critico: l’espressività, l’anima di un’opera si perde se si comincia a tagliare, montare, dissezionare”.

Brunori SAS e la nostra calabresità

“Brunori SAS” è il nome dell’azienda di famiglia, e sono tantissime le cose della sua terra, delle sue origini, della sua infanzia che Dario racconta con la sua musica, colpendo spesso e volentieri allo stomaco. Ma è con tutto questo che ha dovuto “fare i conti”, soprattutto all’inizio:

“Per me fare i video, soprattutto all’inizio con pochi o zero euro da investire, è stato un modo per aprire letteralmente la mia mente ad una visione diversa del mio territorio. Io ho sempre immaginato il nostro contesto calabrese molto chiuso, ho sempre avuto un’idea diffidente e disillusa, disincantata del mio contesto. E il mio lato “creativo” l’ho sempre vissuto quasi intimamente, clandestinamente rispetto a un contesto molto coi piedi per terra, pragmatico. E invece succede che se tu ti proponi “nel gioco” e in maniera genuina, tanta gente si aggrega, si avvicina. Così è successo per i nostri primi video, amici, parenti, ma anche tanta gente del posto si è data in maniera imprevedibile, giocosamente, gioiosamente al nostro progetto”.

Argomento ripreso anche in conclusione, rispondendo alle domande finali degli studenti. Per Dario Brunori essere calabrese, cresciuto in un paesino di poche anime, ha avuto un significato ed una motivazione fortissima nel corso della sua carriera:

“E poi noi calabresi viviamo quest’idea di essere provincia, periferia. La territorialità può essere superata, ricordiamoci di vivere in un contesto “periferico” e quindi serve molto impegno e anche una “intenzione”, una visione in qualche modo anticipatoria. Ma indubbiamente questo nostro sentirci in qualche modo “meno”, è per noi anche uno stimolo, un motore: facciamo film, canzoni, anche per “trasformare” quello che abbiamo intorno”.