Falcomatà: “Aggiornare la legge sullo scioglimento degli Enti locali per infiltrazioni mafiose”

"I Comuni sciolti per mafia nel Mezzogiorno sono vittime della povertà", afferma Falcomatà, criticando la legge sullo scioglimento per infiltrazioni mafiose

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«È una legge che va aggiornata, soprattutto alla luce di quelli che sono i mutamenti della società, le nuove attività e prospettive delle amministrazioni comunali e dei Comuni».

Lo ha detto Giuseppe Falcomatà, sindaco di Reggio Calabria e delegato Anci ai Servizi pubblici locali, parlando della norma del 1991 che regola lo scioglimento degli enti locali per infiltrazione mafiosa.

«Come Anci – ha aggiunto – in questi anni abbiamo fatto diverse proposte di riforma. Sciogliere un Comune, quindi un’amministrazione comunale per infiltrazioni mafiose, ad oggi significa soltanto mandare a casa una classe politica che, agli occhi del Governo, si è resa permeabile alle mafie.

Tuttavia, questa legge, allo stato attuale, non scalfisce la parte burocratica e amministrativa che è essa stessa organica a quell’esperienza di gestione della cosa pubblica assoggettata al condizionamento mafioso.

Ciò significa che, anche quando si manda a casa la classe politica rimane immutato l’apparato burocratico. L’efficacia della legge svanisce e l’amministrazione successiva si troverà ad avere a che fare con le stesse persone che operavano quando si è verificata quell’infiltrazione».

Il sindaco di Reggio Calabria, poi, si interroga su un altro aspetto: «La stragrande maggioranza dei Comuni sciolti per mafia sono nel Mezzogiorno perché sono tutti enti molto piccoli e molto poveri.

C’è, quindi, anche un problema di risorse finanziarie di cui lo Stato si deve far carico per evitare che quell’ente torni a essere infiltrato dagli interessi mafiosi. Ecco perché molti Comuni vengono sciolti più e più volte». Ed ancora: «Manca un accompagnamento che vada oltre il periodo commissariale che consenta, cioè, al Comune di tornare a erogare servizi».

«L’impegno che prima si chiedeva alle migliori espressioni di un determinato contesto territoriale, quindi ai professionisti, ai giovani, ai docenti, a chi poteva dare qualcosa alla propria comunità, oggi viene meno perché vengono percepiti molto di più i rischi rispetto all’onore di poter rappresentare il proprio territorio.

Se l’attivismo delle persone più capaci e più impegnate viene meno, la competizione è sempre al ribasso e, quindi, ci troveremo una classe politica sempre più povera, consiliatura dopo consiliatura, anno dopo anno».