Carceri a Reggio, la mozione del gruppo RED su diritti e dignità
I consiglieri comunali del gruppo R.E.D. chiedono di migliorare la situazione carceraria con risorse e protocolli, rispettando dignità e diritti umani
25 Dicembre 2024 - 15:05 | Comunicato Stampa

E’ stata trasmessa al Presidente del Consiglio Comunale di Reggio Calabria e al Presidente della VIII Commissione Consiliare, e per conoscenza al garante Comunale dei diritti dei detenuti, una mozione a firma dei Consiglieri Comunali del Gruppo R.E.D. Carmelo Versace, Antonino Castorina e Filippo Burrone sulla questione carceri.
Il documento politico, che si propone di aprire un focus sulla questione carceraria, parte dall’analisi delle situazioni di difficoltà che vivono le due strutture detentive presenti a Reggio Calabria e dalla necessità di richiedere nuove risorse, nuovo personale e avviare un’intesa con le varie anagrafi comunali per la regolarizzazione dei documenti di identità dei detenuti, realizzando parimenti un percorso di reale recupero del condannato anche attraverso intese e protocolli da stipulare in relazione alla formazione professionale e ai lavori stagionali.
Un focus sui diritti umani e sulla dignità delle persone
Il gruppo R.E.D. vuole la massima attenzione sui diritti umani e sul rispetto della dignità quale fondamento della democrazia. Per questo, nel periodo di festività natalizie, in un momento in cui a livello nazionale emerge non solo il tema del sovraffollamento ma anche quello dei suicidi in carcere, si è pensato di accendere i riflettori su un aspetto che coinvolge la civiltà e il rispetto di un’intera comunità.
L’amministrazione comunale guidata da Giuseppe Falcomatà – spiega Castorina, relatore della Mozione – ha da sempre dato massima attenzione alla questione carceraria, ma oggi è importante recepire gli stimoli sollecitati dalla Camera Penale e potenziare il lavoro che l’amministrazione, quale ente di prossimità, può svolgere per assicurare strutture dignitose e prospettive di lavoro, sia durante l’esecuzione della pena (per chi ne ha diritto) sia al termine della detenzione. Questo alla luce del valore costituzionale che la carcerazione dovrebbe rivestire come strumento rieducativo e non solo afflittivo.
