Sanità, la denuncia di un medico reggino: ‘Solo 18 posti letto di urologia per 510mila abitanti’
“L'ASP di Reggio - si legge nella missiva - sospende chirurgie specialistiche, cittadini privati delle cure e costretti a emigrare”
16 Settembre 2025 - 17:30 | Riceviamo e pubblichiamo

Riceviamo e pubblichiamo la lettera di un medico reggino sull’emergenza urologica vissuta dai malati di tutta la città metropolitana. Di seguito il testo integrale:
“Gentile Direttore,
le scrivo perché, finalmente, i cittadini calabresi e, in particolar modo, quelli della provincia di Reggio Calabria, possano essere informati circa una decisione arbitraria e inspiegabile, con la quale il Dipartimento della Salute regionale e l’ASP 5 di Reggio Calabria impediscono loro di essere curati tempestivamente nelle strutture della propria provincia.
Il piano di rientro, che persiste da oltre un decennio, e i vari commissari che si sono succeduti in questi anni, chiudendo numerosi ospedali, eliminando molti punti nascita sul territorio, riducendo i posti letto molto al di sotto della media nazionale e aumentando i tickets sanitari, hanno determinato una profonda e duratura crisi di emergenza sanitaria, che ha colpito in particolare le discipline di ambito chirurgico.
L’emergenza urologica
Uno degli esempi più eclatanti è quello della disciplina Urologica. I dati epidemiologici attestano che 10 milioni di italiani, cioè uno su sei, presentano ogni anno una patologia urologica e tre dei primi sei tumori diagnosticati nel sesso maschile sono proprio quelli urologici (prostata, vescica e reni).
Nel 2022, ultimo dato pubblicato, sono stati riscontrati 85.000 nuovi casi di tumori urologici (40.000 prostata, 29.200 vescica, 12.000 reni, 2.300 testicolo e 500 pene), con un incremento rispetto al passato del 12%.
Eppure, nella provincia di Reggio Calabria, la sola offerta sanitaria ospedaliera è costituita da 18 posti letto ordinari e 2 di DH presso il Grande Ospedale Metropolitano, visto che quelli previsti dal DCA n. 78/2024 per l’Ospedale di Polistena non sono mai stati attivati e quelli del Presidio Ospedaliero di Locri non riescono a rispondere alle richieste.
È evidente, perciò, che pensare di soddisfare più di 510.000 abitanti con soli 18 posti letto pubblici di urologia è un errore madornale o, peggio, la dimostrazione che la cura dei cittadini non è considerata un interesse primario.
Il ruolo delle case di cura
In questo scenario, le Case di Cura accreditate con il SSN hanno svolto fino a ieri una funzione di sussidiarietà fondamentale, contenendo la fuga sanitaria extraregionale, riducendo le lunghe liste d’attesa e garantendo cure a chi non poteva permettersi spostamenti onerosi.
Tuttavia, con una circolare del Dipartimento della Salute Regionale recepita dall’ASP 5 di Reggio Calabria il 4 agosto scorso, è stato intimato con effetto immediato di sospendere tutte le prestazioni di chirurgia specialistica (Urologia, Ginecologia, Vascolare) non rientranti nel codice di chirurgia generale.
Una decisione in contrasto con la normativa
Questa decisione contrasta con:
- il dato storico per cui, sin dagli anni ’80, le case di cura convenzionate hanno regolarmente erogato prestazioni di chirurgia urologica, validate e pagate dalla ASP competente;
- la nota del 13 marzo 2013 del sub commissario Luigi D’Elia, che chiariva come l’organizzazione dei posti letto per chirurgia generale comprendesse anche l’indirizzo urologico e ginecologico;
- il decreto del Dipartimento della Salute del 27 marzo 2025, con il quale è stato rinnovato l’accreditamento della casa di cura Villa dei Gerani per quaranta posti letto di ricovero ordinario anche per patologie urologiche e ginecologiche.
Appello alle istituzioni
Oltre alle difficoltà pratiche di comunicare ai pazienti già preospedalizzati l’impossibilità di essere operati, questa iniziativa crea un ulteriore e innegabile impoverimento dell’offerta sanitaria provinciale, costringendo i malati a rivolgersi ad altre regioni e aggravando la già drammatica emigrazione sanitaria.
Per questo ritengo urgente l’intervento di tutte le autorità competenti: il Prefetto, il Commissario e i Sub Commissari al piano di rientro, il Dirigente Generale del Dipartimento, il Direttore Generale dell’ASP 5, l’Ordine dei Medici e il Sindaco della Città Metropolitana.
Concludo questo mio accorato appello ricordando che, se il problema non verrà risolto immediatamente, non si tratterà più soltanto di disorientamento o ansia per pazienti già programmati, ma il protrarsi della condizione potrà modificare la prognosi di alcune malattie, aumentando mortalità e morbilità e rendendo responsabili, non solo moralmente, gli estensori del provvedimento“.
Dott. Pietro Cozzupoli
Medico Urologo