Task force anti Covid già al lavoro. Tredici tecnici e un obiettivo comune: decongestionare il Gom

Sono servite due ore e mezza di discussione per tracciare la strada da seguire coinvolgendo la Prefettura

“È stata una riunione molto operativa. Ci siamo impegnati a fare un quadro generale della situazione, ma anche a creare un ordine delle priorità rispetto alle attività da svolgere come comune di Reggio Calabria. Si è discusso anche delle istanze da portare avanti sia a livello regionale che nazionale”.

Così il primo cittadino, Giuseppe Falcomatà, ha salutato la prima riunione della tanto attesa task force anti Covid nata per alleviare i disagi della seconda ondata pandemica che sta facendo della Calabria una delle regioni a rischio chiusura. Lo spauracchio ‘zona rossa’ d’altra parte se non direttamente legato all’indice di trasmissibilità (Rt) – che varia nel tempo e che permette di monitorare la trasmissione attuale dell’epidemia e di valutare l’effetto di tutte le misure prese per limitarla – è in sintesi strettamente collegato al tipo di risposta che le nostre strutture sanitarie sarebbero in grado di dare in caso di un aumento del valore dell’indice Rt.

Ecco spiegato quindi la rilevanza fondamentale che assume, oggi, la Task force, voluta dal sindaco e che a parere di molti dei suoi componenti è partita col piede giusto, almeno nelle intenzioni. Si, perché poi, occorrerà fare in modo che l’organismo non si trasformi in un altro inutile tavolo di confronto che non approda a nessuna decisione sostanziale.

I componenti

Ma partiamo proprio dai componenti della Task force anti Covid che riunisce anime diverse della città, tra professionisti, medici, operatori del sociale e politici.

Insieme al sindaco Falcomatà, oggi erano presenti anche il vicesindaco Antonino Perna, l’assessore Rocco Albanese e i consiglieri Giuseppe Marino e Giuseppe Giordano. Dodici i tecnici seduti al tavolo: l’immunogenetista Valerio Misefari; il virologo Fabio Foti; Salvatore Costarella (Direttore sanitario del Gom); Rubens Curia (esperto in organizzazione sanitaria); Lino Caserta (Ace), Daniela Musolino (Ordine dei farmacisti); Pasquale Neri (Forum Terzo settore); Daniela Dattola (Presidente Comitato reggino della Croce rossa); Domenico Laurendi (Ordine dei Biologi); Dominella Quagliata (psicoterapeuta); Don Nino Pangallo e La Rocca per la Caritas. Unico assente “giustificato” il commissario Asp e responsabile Covid Sandro Giuffrida”.

La riunione

Non poteva essere una riunione di impronta decisionista quella d’insediamento della Task force. Non c’era un ordine del giorno, ma è stata sicuramente una riunione operativa e pratica che in due ore e mezza di discussione ha messo sul tavolo i primi obiettivi minimi da raggiungere. E se il sindaco Falcomatà vuole creare una sorta di Commissione in seduta permanente, coinvolgendo la Prefettura, diversi esponenti, come il virologo Foti, hanno chiesto di renderla operativa a tutti gli effetti, definendo chi deve fare cosa, per renderla il più funzionale possibile per gli scopi che si prefigge.

Tre i temi principali discussi oggi: l’esigenza di decongestionare il Grande Ospedale Metropolitano, quella di creare una rete di sorveglianza attiva, e quella di dare una voce unica alla Task force.

D’altra parte che il Gom sia in grande sofferenza è sotto gli occhi di tutti e l’aggravarsi della pandemia ha solo acuito i suoi limiti. Per questo tanto Costarella che Curia hanno offerto la loro visione per mitigare l’emergenza, attraverso l’attivazione di ospedali hub covid tanto sulla fascia Jonica che su quella tirrenica, insieme all’attivazione di una serie di residenze covid da ricercare in vari B&B, hotel, ostelli etc… creando delle strutture intermedie per ospitare soggetti asintomatici e coloro che sono costretti dalla malattia alla quarantena che diventa sempre più difficile trascorrere in casa propria. Un modo per togliere le persone da un isolamento domiciliare che, anche a secondo dei soggetti coinvolti, può risultare dannoso per diverse ragioni.

Per ciò che riguarda la ‘sorveglianza attiva’, è emersa l’esigenza di una seria pianificazione delle misure da adottare attraverso la redazione di un Piano pandemico comunale capace di mettere in rete, con il coinvolgimento dei cittadini, organismi come la Caritas e la Croce rossa che possono dare una mano nella gestione dei focolai presenti sul territorio. Ma non solo. Da più parti è stata sottolineata la necessità di creare più punti sparsi in città capaci di eseguire i tamponi rapidi e in tempo reale, fissando in 10 mila – giornalieri – il numero minimo da raggiungere. Perché è evidente che servono diagnosi immediate per scongiurare il pericolo di rimanere nel famigerato ‘scenario 4’.

Altra esigenza emersa, non meno importante, è stata quella della comunicazione univoca – si deve parlare una sola lingua evitando più voci sullo stesso argomento – e della informazione e formazione delle persone che possono diventare indispensabili nella gestione della crisi sanitaria. In particolare la dottoressa Quagliata ha auspicato la creazione di un canale unico di informazioni giornaliere che vada al di là del semplice numero, e che entri nel particolare con precise indicazioni (i casi, dove, quante persone, asintomatici e non etc…) alla popolazione.

Insomma di carne al fuoco ce n’è già tanta. E in attesa di individuare un portavoce unico della Task force, è già in programma l’apertura di un tavolo comune in Prefettura. Solo così la Task force potrà diventare un vero punto di riferimento per la città.