Reggio, inchiesta 'Mala Sanitas': condannati un primario e 8 medici del GOM

Aborti senza consenso, manomissione delle cartelle cliniche ed occultamento di atti. La sentenza ha inflitto oltre trentasei anni di carcere ai medici dei Riuniti

L’inchiesta ‘Mala Sanitas’ ha delineato un quadro inquietante. Nella giornata di ieri, dopo otto ore di Camera di Consiglio, sono stati condannati nove medici del reparto di Ostetricia degli Ospedali Riuniti di Reggio Calabria.

Manomissione delle cartelle cliniche, falso ideologico e materiale, soppressione, distruzione e occultamento di atti veri ed interruzione della gravidanza senza consenso della donna.

Sono le accuse rivolte ai professionisti del GOM (Grande Ospedale Metropolitano) dai Pubblici Ministeri Roberto Di Palma e Annamaria Frustaci.

Il Tribunale ha condannato Luigi Grasso (2 anni e 3 mesi), Maria Concetta Maio (4 anni), Daniela Manuzio (6 anni e 2 mesi), Antonella Musella (4 anni), Filippo Saccà (4 anni e 6 mesi), Massimo Sorace (4 anni), Giuseppina Strati (3 anni), Alessandro Tripodi (4 anni e 8 mesi) Pasquale Vadalà (4 anni e 9 mesi). Assolto Annibale Maria Musitano, per cui l’accusa aveva invocato 3 anni e 6 mesi. Mentre l’accusa aveva chiesto prescrizione e assoluzione per Marcello Tripodi, Roberto Rosario Pennisi e Mariangela Tomo.

Accolte dunque tutte le accuse dei PM Di Palma e Frustaci.

Fondamentali, nel corso delle indagini, le intercettazioni telefoniche, attraverso cui si sono accertati fatti sconcertanti.

I fatti si riferiscono al 2010 e i medici erano stati coinvolti nell’inchiesta del nucleo di polizia tributaria della Guardia di finanza nell’aprile 2016.

Ieri la sentenza che lascia tutti a bocca aperta.