Gratteri boccia la riforma della giustizia: 'La peggiore dal 1986 ad oggi'

Secondo il magistrato calabrese, la nuova riforma premia tutti quelli che sono imputati in un processo

“È una riforma che non serve alla sicurezza dei cittadini italiani, non serve a dare giustizia alle parti offese, a coloro i quali hanno subito vessazioni da parte di mafiosi o criminalità comune. Una riforma che è una tagliola”.

Così Nicola Gratteri, procuratore capo della Repubblica di Catanzaro, in un’intervista a Domani.

Gratteri e la riforma della giustizia

Per Gratteri, premia tutti quelli che sono imputati in un processo:

“Da questo momento in poi – prosegue – l’imputato farà di tutto perché il processo non si celebri e si arrivi al fatidico traguardo dei due anni in appello (3 per i reati più gravi, ndr), o dell’anno in Cassazione (al massimo 18 mesi). Considerando che mediamente in appello ci vogliano tre anni e mezzo per concludere un processo di secondo grado, vuol dire che quasi la metà dei processi verra’ ghigliottinato”.

Poi aggiunge:

“Si sfregheranno le mani delinquenti e faccendieri. Una riforma che favorisce tutti coloro i quali sono implicati in un processo penale”. Poi ancora: “È la peggiore riforma che ho visto dal 1986 a oggi. Farà sprofondare ancora di più la fiducia nella giustizia degli italiani. Vanificherà il lavoro dei magistrati e delle forze dell’ordine, una follia sul piano pratico, rallenterà ancora di più il lavoro dei tribunali e delle corti d’appello” perché “un magistrato dovrà studiare migliaia di pagine per accertare se l’iscrizione e’ stata corretta a quella data o doveva essere anticipata” e “non è un dettaglio da poco perché si discute la decorrenza dei termini a partire dall’iscrizione”.

E parlando di Rinascita Scott, il maxi processo contro la ‘ndrangheta, sottolinea:

“Non si concluderà in appello negli anni previsti dalla nuova riforma. Se qualcuno dovesse chiedere la riapertura dell’istruttoria in appello, come spesso accade per una nuova prova o nuovi elementi, il processo non si chiuderà più”. E alla domanda se questa riforma sia un favore alle mafie e alla borghesia mafiosa, Gratteri risponde in maniera netta: “Sicuramente si”.