Zona rossa, il dramma dei parrucchieri. Parla l'agente di commercio: 'Così rischiamo di morire'

I saloni parrucchiere si sono evoluti, si sono ridotti e i profitti sono giunti all'osso. Il racconto di Arcangelo Mirisciotti

Ristobottega

Aperti nonostante la zona rossa, ma anche condannati a non poter svolgere la loro attività. È il dramma vissuto, dall’approvazione dell’ultimo Dpcm, dai saloni di parrucchieri e, di conseguenza, dagli agenti commerciali.

Aperti ma costretti a misure drastiche che ne azzerano i guadagni

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Non sono state poche le polemiche scaturite dall’ultimo Decreto emanato dal Consiglio dei Ministri per la prevenzione della pandemia. Ad iniziare da quella nata per la classificazione della Calabria in zona rossa.

Tanti commercianti, a causa di questo, sono stati costretti a chiudere e, anche chi è rimasto aperto perché rientrante tra le “attività necessarie” non ha vita facile. Se le persone sono impossibilitate ad uscire di casa, l’economia non gira, se i cittadini devono continuare a pagare tasse, anche salate, cercheranno di risparmiare sul resto. Cos’è questo “resto”? I piccoli piaceri di ogni giorno come un fiore, una pianta o una bella piega dal parrucchiere.

Il dramma dei saloni di parrucchieri

Così come i colleghi e amici dei centri estetici, parrucchieri e barbieri hanno fatto di tutto per dimostrare al Governo il loro impegno nella prevenzione dei contagi. I saloni si sono evoluti, si sono ridotti e i profitti sono giunti all’osso. Adesso, però, i primi sono stati chiusi e i secondi lasciati aperti nonostante siano possessori dello stesso codice Ateco. Questo cosa vuol dire?


Le attività messe in standby dal Dpcm verranno aiutate dal Governo, quelle aperte, invece, dovranno cavarsela da sole con le loro forze.

Agenti di commercio abbandonati dalle istituzioni

Il mondo che ruota intorno al parrucchiere è molto più vasto di ciò che si possa pensare ad un primo approccio. E se, da una parte c’è da esser felici che le istituzioni abbiano capito l’importanza di andare dal parrucchiere anche nelle zone rosse, dall’altra non si può immaginare di abbandonare imprenditori, dipendenti e professionisti del settore.

A tal proposito ha parlato Arcangelo Mirisciotti, agente di commercio:

“Con la chiusura dei comuni, imposta dall’ultimo Dpcm, le persone sono impossibilitate a spostarsi e questo ha causato un enorme danno a tutti i saloni di parrucchiere il cui bacino di utenza va ben oltre quello del Comune in cui l’attività è ubicata.

Ci sono clienti che viaggiano anche diverse ore per andare dal loro parrucchiere di fiducia, che non cambierebbero per nulla al mondo. Questo, però, non è più consentito e, unito alla dimezzata capienza dei locali ed distanziamento, ha creato non pochi problemi all’intero settore”.


Come si riflette questo sugli agenti di commercio? È semplice.

“Se il salone non lavora, o comunque lavora poco, non consuma. E se i prodotti non vengono acquistati anche l’agente di commercio entra nel circolo vizioso di un’economia in completo stallo”.

Grazie alla sua attività Mirisciotti ha avuto modo di confrontarsi non con un solo salone, ma con tante e diverse attività presenti nella provincia di Reggio Calabria e con i colleghi del settore, tutti attanagliati dagli stessi, identici problemi.

“L’errore che spesso si commette oggi – ha spiegato l’agente di commercio ai microfoni di CityNow – è non capire che il concetto di parrucchiere non è quello di 30-40 anni fa. Il parrucchiere è quasi uno psicologo ed allo stesso tempo un medico”.

Le parole che, in un primo momento, potrebbero suscitare ilarità, sono invece più vere che mai.

“Vi basti pensare che il parrucchiere cura la dermatite, la caduta del capello e tantissime altre cose che di certo non sono state valutate nel momento in cui si è precluso agli italiani di spostarsi da un Comune all’altro”.

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Il crollo del fatturato

Gli italiani, i calabresi ancor più nello specifico, si trovano soffocati dall’imposizione fiscale che non si è mai fermata nonostante, in questo 2020, il lavoro sia stato bloccato per mesi. Solamente pochi giorni fa, il 16 novembre, il Governo ha preteso il pagamento delle tasse, così facendo gli imprenditori ed i liberi professionisti hanno dovuto dare fondo ai risparmi.

“Le tasse non sono state congelate e le spese non si fermano solo perché lo desideriamo intensamente. Come faranno, adesso, i calabresi ad affrontare il Natale? Parrucchieri e agenti di commercio hanno investito capitale per creare attività che, oggi, rischiano di chiudere per sempre se non verranno presi provvedimenti. Tanta gente rischia di veder morire i propri sogni e le proprie speranze, sui quali si basano presente e futuro”.