La salute mentale e i suoi disturbi: una, nessuna, centomila le psicoterapie

Quanti e quali sono i modelli di psicoterapia? L'approfondimento del prof. Zoccali

In premessa è opportuno fare riferimento a un passato dibattito sull’origine delle malattie mentali.

I due antesignani di tale questione furono Emil Kraepelin e Sigmund Freud. Il primo riteneva che le malattie mentali fossero dipendenti dalla struttura biologica correlata a meccanismi genetici, il secondo che i disturbi fossero correlati a meccanismi “funzionali” dipendenti dalle esperienze vissute.

Oggi tale dicotomia è stata superata, struttura biologica e meccanismi funzionali sono in interazione reciproca; le esperienze modificano il cervello e il cervello, modificandosi, dà differenti significati all’esperienza. Alla luce di ciò, risulta evidente che i disturbi mentali possono essere oggetto di trattamento sia attraverso terapie farmacologiche volte a intervenire sulla base biologica, sia mediante interventi psicoterapeutici che si configurano come esperienze relazionali caratterizzate essenzialmente da una conversazione che comporta l’ascoltare e il parlare alle persone con difficoltà (Brown, Pedder 1985), anche se i numerosi modelli di intervento limitano la condivisione di una definizione univoca.

I diversi modelli di psicoterapia possono essere differenziati secondo basi teoriche o secondo le caratteristiche del paziente e del disturbo. I più accreditati nel primo caso sono:

  • La psicoterapia psicodinamica: si focalizza sulle dinamiche che si determinano tra pensieri, sentimenti e motivazioni inconsci, cercando di portare alla luce conflitti irrisolti che possono sottendere la psicopatologia.
  • La terapia cognitivo-comportamentale (TCC): ha lo scopo di modificare schemi di pensiero distorti o disfunzionali che possono causare problemi emotivi o comportamentali.
  • La terapia della Gestalt: esplora la relazione tra individuo e ambiente focalizzando il momento presente e la consapevolezza di sé.
  • La terapia sistemica familiare: esamina i modelli di comunicazione e comportamento all’interno dei sistemi familiari, con l’obiettivo di risolvere i conflitti e migliorare le relazioni.
  • La terapia centrata sulla persona: fondata da Carl Rogers, enfatizza l’empatia, la congruenza e l’accettazione incondizionata come mezzi per facilitare la crescita e il cambiamento della persona.
  • La terapia di terza generazione: comprende approcci come la DBT (terapia dialettico-comportamentale), la MBCT (terapia cognitiva basata sulla mindfulness (consapevolezza), e l’ACT (Acceptance and Commitment Therapy/Terapia dell’accettazione e impegno). Queste terapie hanno l’obiettivo di aiutare le persone a sviluppare una maggiore consapevolezza dei propri pensieri, emozioni e sensazioni fisiche, e ad accettarli senza giudizio, promuovendo così il benessere emotivo e psicologico.

 

Secondo le caratteristiche del paziente e del disturbo avremo:

  1. La Psicoterapia Individuale.
  2.  La Psicoterapia Breve.
  3. La Psicoterapia Focale.
  4. La Psicoterapia Familiare.
  5. La Psicoterapia di Gruppo.
  6. La Psicoterapia di Sostegno.

Quaestio: Perché tanti modelli di psicoterapia?

La motivazione che ha determinato modelli così differenti di psicoterapia è correlata alla complessità del disturbo mentale che può esprimersi su più dimensioni interconnesse e interagenti tra loro, dimensioni che, nel caratterizzare la totalità dell’essere umano, determinano una visione olistica dello stesso.

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La Dimensione Biologica si riferisce agli aspetti biologici, come il funzionamento del cervello e del sistema nervoso; la Dimensione Psicologica riguarda gli aspetti emotivi, i sentimenti, i processi cognitivi come il pensiero, la memoria, l’apprendimento, l’attenzione, la personalità e il comportamento; la Dimensione Sociale fa riferimento alle relazioni e interazioni dell’essere umano con gli altri membri della società, l’influenza delle norme culturali sul comportamento e sulle esperienze personali; la Dimensione Spirituale/Trascendentale fa riferimento alla ricerca di significato nei confronti dell’esistenzialità che può manifestarsi attraverso la religione, la spiritualità, la filosofia o altre pratiche che coinvolgono la trascendenza; la Dimensione Ambientale considera l’ambiente fisico e sociale in cui vive l’essere umano, compresi fattori come la famiglia, il lavoro, l’istruzione, il livello socio-economico e le influenze culturali. Il processo psicopatologico può insorgere in una delle dimensioni sopra riportate e poi, per effetto domino, coinvolgere tutte le altre.

Potremmo anche dare una lettura gerarchica delle stesse dimensioni ritenendo ad esempio che la disfunzione biologica possa essere la più dirompente rispetto alla dimensione trascendentale. In tale contesto il processo psicoterapico acquista una sua specifica modalità di intervento in relazione all’area dimensionale sulla quale agisce, ad esempio la terapia familiare agirà sulla dimensione ambientale mentre la cognitiva sulla dimensione psicologica e in particolare sugli schemi di pensiero distorti e disfunzionali.

In conclusione, è importante sottolineare che, indipendentemente dal modello di intervento specifico correlato alla dimensione coinvolta, l’approccio olistico resta il denominatore comune nel contesto terapeutico.