Calabria, il dramma della sanità a Presa Diretta: ‘E’ la più disastrata d’Italia’

Dal 2009 la sanità è commissariata. Ancora ad oggi non vi è un bilancio approvato, e per questo è impossibile fare programmazione. A quanto ammonta il debito e il buco generato dalla cattiva gestione?


A Presa Diretta, la nota trasmissione di inchiesta di Rai Tre, si torna a parlare di sanità in Calabria e in particolare dei numerosissimi professionisti dichiarati inidonei che ingolfano la macchina burocratica e operativa sanitaria nonchè dell’enorme debito generato negli anni a causa della pessima gestione amministrativa della sanità.

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“Numero addetti alla sanità inidonei molto alto in Calabria? E’ un aspetto sul quale io non posso entrare. Certamente è uno degli aspetti che possono essere oggetto di valutazione da parte della Procura contabile – spiega Romeo Ermenegildo Palma – L’erogazione di una prestazione sanitaria va data attraverso una struttura che abbia qualità e uomini. In questo momento non abbiamo le strutture, né la qualità né tantomeno gli uomini che possano gestire le strutture. Ci sono piccoli miracoli locali ed esempi positivi, ci sono professionisti che vanno aldilà del loro dovere e che mettono il cuore oltre l’ostacolo ma tutto questo non genera un sistema”.

Così il dott. Palma, da due anni procuratore regionale della Corte dei Conti della Calabria, l’organo che svolge funzione di controllo e giurisdizionali nelle materie di contabilità pubblica. Ma il vero problema che non consente alla sanità calabrese di alzare la testa è l’enorme debito accumulato dalle Asp calabresi che ancora, a distanza di 14 anni, non si è riusciti a quantificare e che ha generato un vero e proprio disastro.

“La Calabria si trova in una situazione strana. Da 14 anni siamo dentro il piano di rientro e non riusciamo a capire il debito che abbiamo – spiega l’ex commissario straordinario ASP Reggio Calabria Santo Giuffrè ai microfoni di Presa Diretta – C’era un sistema di rapine e di furti molto organizzato e allo stesso tempo molto protetto perchè altrimenti non si comprende perchè non è mai successo nulla con bilanci non approvati. Per anni si è fatta una contabilità orale”.

Per almeno dieci anni la contabilità della sanità calabrese è andata avanti senza pezze d’appoggio e senza carte né inventari alimentando corruzione, truffe e danni erariali da milioni di euro. E così la ricostruzione del debito della sanità regionale e l’approvazione delle Asp diventa oggi la vera sfida del presidente Occhiuto che si trova a gestire, nel ruolo di commissario, la sanità più disastrata d’Italia.

“Sia il centrodestra che il centrosinistra avevano fatto disastri nella sanità e il commissariamento che avrebbe dovuto risolvere questi disastri, ne ha invece prodotto altri di ancora più gravi – spiega il presidente della Regione Calabria – La sanità che io ho raccolto era una sanità senza bilanci con alcune aziende che non chiudevano un bilancio da 12 anni – spiega il presidente Occhiuto – In Calabria ci sono stati doppi e tripli pagamenti. Oggi hanno invece adottato i bilanci”.

Non si parla di una sola annualità ma di periodi lunghissimi. Fino al 2022 l’Asp di Cosenza non approvava bilanci da cinque anni, Reggio Calabria invece da otto. Con una situazione così drammatica è diventato sempre più complicato andare a fare una verifica dei conti senza bilanci e senza dati di chiusura della contabilità precedente.

“Non hanno ancora approvato un bilancio attuale. Bisogna partire dalla valutazione della massa dei debiti, e ancora questa valutazione non è stata fatta. Siamo molto incoraggiati dal fatto che ci sia una iniziativa in corso monitorata dalla Guardia di Finanza. Il debito ammonta nell’ordine di centinaia di milioni – spiega Romeo, procuratore regionale della Corte dei Conti della Calabria”.

Senza quantificazione del debito non si esce però dal piano di rientro e non si può fare programmazione. E questo rappresenta un vero dramma.

“Abbiamo quantificato circa 800 milioni di pretese creditorie, abbiamo pagato circa il 50% del debito, ritenuto vero sulla base anche delle risultanze con la Guardia di Finanza – conclude Occhiuto nel suo intervento – Non abbiamo pagato ancora la parte di pretese creditorie perchè ancora le stiamo valutando”.