Legge scioglimento Comuni, il prefetto Mariani: 'Il problema esiste, ma serve dibattito laico'

Per il rappresentante del Governo andrebbero (re)introdotte alcune migliorie a partire dal controllo preventivo degli atti.

“Si tratta di una norma molto dura che va applicata in maniera oculata, nei casi necessari. La cosa importante è che le decisioni più impegnative siano anche percepite come decisioni opportune. D’altra parte ricordo anche che la cronaca recente ha rassegnato un quadro di Comuni gestiti in una certa maniera, anche la cronaca giudiziaria recentissima. Quindi il problema esiste”.

Così il Prefetto Massimo Mariani ha introdotto la sua riflessione circa la ‘vexata questio’ sulla legge dello scioglimento dei Consigli comunali, per la quale, ha sottolineato, “Ci vorrebbe un’intera trasmissione. In poche parole è praticamente impossibile rispondere alla domanda”.

Ma la premessa di Mariani, durante la diretta di Citynow di mercoledì pomeriggio, ha sgombrato il campo dalle polemiche a buon mercato:

“Intanto dobbiamo inquadrare qual è il nostro nemico che è la criminalità che piaccia o non piaccia condiziona in negativo la vita di intere comunità. Ho fatto sia le Commissioni di accesso che il Commissario in situazioni anche abbastanza critiche. L’argomento è vasto ma credo che bisogna parlarne cercando di affrontarlo in maniera laica, mettendo da parte l’approccio ideologico. Poi, la non obiettività, se vogliamo, è anche giustificabile”.

Per il rappresentante del governo occorre partire dalla comprensione del sistema scaturito dalla riforma del Titolo V della Costituzione del 2001, che è un sistema che ha agito sugli enti locali e sulle regioni.

Prima di questa riforma era previsto un organo di controllo sugli atti che rappresentava un filtro non perfetto, ma efficace, che consentiva di intervenire preventivamente sugli atti illegittimi adottati dai Comuni, annullandoli. Si è ritenuto che l’autonomia, in questo Paese, implichi l’inesistenza di controlli preventivi, e sono stati lasciati solo i controlli successivi, vale a dire dalla Procura, dalla Corte dei Conti e dalla Prefettura”.

“Purtroppo molto spesso i Comuni non sono tutelati neanche in anticipo contro eventuali intromissioni o scelte sbagliate o compromettenti. E questo fa sì che si possano verificare le condizioni perché si arrivi alla necessità di utilizzare decisioni estreme”.

Miglioramenti? In ottica preventiva…

“Probabilmente bisognerebbe, e lo so che oggi può sembrare una parolaccia, dubito che si torni indietro, rafforzare la parte preventiva, cioè cercare di aiutare i Comuni a non sbagliare, anche eventualmente annullando gli atti illegittimi, cosa che oggi è possibile esclusivamente facendo ricorso al Tar. Capite bene che tutto questo non aiuta a prevenire non solo infiltrazioni ma anche illegittimità che si possono commettere magari involontariamente, per ignoranza, per leggerezza, dai Comuni. Dopo di che, essendo venuto meno quel punto di equilibrio del controllo preventivo, tutto è stato affidato ai controlli successivi. Forse un ragionamento in più poteva essere fatto in sede di riforma”.

Il ragionamento di Mariani si nutre anche del dibattito nato al tempo del Covid proprio su quella riforma del Titolo V anche perché si è notato questo squilibrio tra Regioni, Stato ed Enti locali. “Probabilmente – dice il prefetto – un intervento preventivo aiuterebbe e renderebbe agli occhi dell’opinione pubblica più chiare certe decisioni più dure magari adottate successivamente”.

Ma i Comuni, molto spesso, non si risollevano…

Mariani è stato commissario per diverso tempo nel Comune di Platì e comunque, praticamente, in tutte le province calabresi, e le sue riflessioni si rifanno proprio al suo modus operandi. E d’altra parte, per lui,

“Molto dipende dalla professionalità e dall’attenzione con cui le gestioni commissariali agiscono. È importante che chi ha le gestioni commissariali lavori al meglio. Tenete presente anche di un secondo fatto, che magari può essere migliorato: quando avvengono gli scioglimenti, sia quelli ordinari che quelli per condizionamento o infiltrazioni mafiose, chi arriva lì si trova molto spesso ad ereditare delle situazioni economiche molto compromesse a livello finanziario organizzativo che non è facile risolvere”.

“Sicuramente i problemi ci sono, credo però che il dibattito debba essere un pochino più articolato, leggo con molta attenzione le prese di posizioni ostili all’istituto o addirittura quelle rivolte al mio ufficio. Su questo credo che bisognerebbe essere un po’ più obiettivi non bisognerebbe sparare a zero a prescindere. Bisognerebbe guardare bene le motivazioni che portano a certi provvedimenti, ciò che i commissari trovano, anche perché molto spesso le polemiche nascono, e lo dico per esperienza, dal fatto che per certe situazioni, che magari prima erano poco note, era comodo mettere la polvere sotto il tappeto, poi i commissari cercano di mettere luce e di risolvere, e normalmente quando certe situazioni si sono incancrenite e si cerca di riportarle nell’alveo della regolarità a volte si creano delle situazioni critiche. Molto spesso navigare in queste acque grigiastre è molto comodo ma non sempre rispondente alle regole e ripristinarle può comportare delle decisioni che l’opinione pubblica non comprende”.