Processo Miramare, camera di consiglio fiume: l'attesa, la speranza e il 'colpo di scena'

Il clima vissuto in aula è stato da grande evento. Volti tirati e minuti interminabili quelli prima del suono della campanella che ha annunciato l'uscita delle corte d'assise

Oltre nove ore di camera di consiglio prima di partorire la sentenza d’appello che condanna nuovamente Falcomatà per abuso d’ufficio ad altri 12 mesi di reclusione e tutti gli altri imputati alla metà del tempo (6 mesi).

Il secondo grado del processo Miramare termina, dopo un lunghissimo confronto tra i giudici, con la conferma delle responsabilità per tutti gli imputati, daccapo tutti condannati. Falcomatà rimane quindi sospeso e Reggio continuerà ad essere gestita ancora da due sindaci f.f. La legge Severino prevede infatti adesso altri 12 mesi di sospensione per il sindaco.

Miramare – Sentenza d’appello, attesa infinita per il verdetto

Il responso arrivato alle 23:38 di ieri, di per sé, non ha lasciato a bocca aperta nessuno. Al termine della lettura del dispositivo, tra gli addetti ai lavori si è parlato più del tempo impiegato dai giudici per decidere, che dello stesso contenuto della sentenza.

Per molti l’esito era già scritto anche se e è vero, come ha affermato ai nostri microfoni Falcomatà, che non c’era nessun pronostico alla vigilia. Ma di certo le probabilità di condanna erano maggiori di quelle di assoluzione.

Aldilà della pronuncia finale che mette al tappeto il sindaco e la sua prima Giunta, rimane il mistero di quello spazio temporale di più di nove ore, vissuto intensamente, secondo dopo secondo, dai diretti interessati. Tesi e rigidi all’inizio, più speranzosi ed ottimisti nel finale.

Ciò dunque che ha più di tutti ha sconvolto, più della stessa decisione finale, è stata la lunghissima attesa. E il pomeriggio di ieri, difficilmente verrà dimenticato.

Sentenza Miramare, tutti presenti in Corte d’Appello

All’appuntamento dell’anno c’erano tutti e nessuno è voluto mancare. Consiglieri comunali, vertici delle società in house del Comune, avvocati del foro di Reggio non direttamente interessati, parenti ed amici di Giuseppe Falcomatà e persino alcuni dipendenti comunali. All’interno della Corte d’Appello, c’erano dunque tutti (o quasi) tra politici e tecnici.

Un via vai di addetti ai lavori e semplici curiosi che ha animato le aule della Corte d’Appello, mai così affollate, in un pomeriggio senza fine, con un rimbalzo di infinite ipotesi e possibili esiti.

“Cosa avranno deciso i tre giudici della Corte d’Appello? Perchè tutto questo tempo? Mai vissuta un’attesa così estenuante. Vedrete come assolvono tutti…”Se avessero deciso di condannarlo sarebbero già usciti…”.

D’altronde il cuore dell’affaire Miramare è rappresentato da una ‘semplice’ delibera del 16 luglio 2015, quando fu concesso senza un avviso pubblico, il Miramare, ad un amico del primo cittadino.

Ecco allora che dall’estenuante attesa nasce la speranza. Falcomatà, perennemente accerchiato dai suoi, intravede un pizzico di luce in fondo al tunnel.

E mentre cresce l’attesa per il giudizio finale, arriva il suono della campanella. Le ipotesi fin troppo ottimiste degli addetti ai lavori si dissolvono in un attimo dopo la lettura del dispositivo.

Falcomatà è nuovamente k.o.

‘Colpo di scena’.