Reggina: quello di Saladini un percorso pieno di contraddizioni e paradossi

Rimane un mistero il mancato pagamento minimo del 20 giugno, dopo quell'esborso significativo


Nel giugno del 2022 ha salvato la Reggina dal sicuro fallimento, esattamente un anno dopo rischia di farla scomparire dal calcio professionistico per scelte quantomeno azzardate. Un percorso pieno di paradossi e contraddizioni quello condotto dal patron della Reggina Felice Saladini sia nella gestione economica che in quella sportiva del club. Partendo dalla necessità di ridurre i costi complessivi per la montagna di debiti accumulati dalla precedente società, salvo poi passare ad investimenti significativi e di una certa rilevanza prima ingaggiando mister Inzaghi e poi nella campagna acquisti. Contraddittorio anche il cammino della squadra, dopo un girone di andata strepitoso ed il sogno serie A, trasformatosi in incubo in quello di ritorno ed il rischio serio addirittura di precipitare.

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Ma le contraddizioni ed i paradossi son passati anche dai rapporti idilliaci con il tecnico, convinto ad accettare il trasferimento alla Reggina dopo quel blitz a Formentera, per poi chiudere la stagione con l’ignorarsi quasi completamente. Ed ancora i progetti triennali con l’unico obiettivo di portare il club in serie A, salvo poi comunicare alla città il suo disimpegno. L’elenco è lunghissimo, ma tocca il punto massimo nella gestione del piano di ristrutturazione del club. Annunciato come l’elemento di svolta e la chiusura definitiva con il passato e l’inizio di una nuova era. Scontri durissimi con Federazione e Lega, la penalizzazione ridotta grazie anche alla saggia gestione dell’ex presidente Marcello Cardona, lo stop dopo la sentenza della Corte Federale d’Appello, nonostante fosse stata annunciata battaglia fino al Consiglio di Stato (altra contraddizione), la chiusura del campionato con l’eliminazione al primo turno dei play off, con rapporti ormai inesistenti con Inzaghi ed il gruppo squadra. Poi l’ottenimento dell’omologa che ha scatenato fortissime reazioni e ricorsi, quella conferenza stampa molto contestata per annunciare la vittoria, fino al percorso che ha portato alla mancata iscrizione.

Quello che sembrava un capolavoro economico-finanziario, si è trasformato in un boomerang. Motivo? L’ennesima scelta paradossale, decidere di saldare il non pagato dell’anno 2023 con un esborso importante di circa sei milioni di euro in quella famosa data del 20 giugno, termine ultimo per l’iscrizione al prossimo campionato e rimandare quello minimo da 757mila euro, con la solita storia del Tribunale e la possibilità di pagarlo entro il 12 luglio. Una convinzione smontata prima dalla Covisoc e poi dal Consiglio Federale che oggi tengono fuori la Reggina dalla cadetteria, conquistata invece meritatamente sul campo. La società è convinta di vincere questa battaglia annunciando il ricorso al Collegio di Garanzia del Coni, i tifosi attendono e pretendono di sapere da Saladini il perchè di quella scelta azzardata e con conseguenze oggi disastrose, visto che gli organi federali, per lo stesso motivo come ha ribadito il presidente Gravina, ci avevano già punito.