Teatro Siracusa: il vuoto della Cultura non si copre con le “pezze”


Sono giorni ormai che le saracinesche di “Zuiki”, inaugurato tra mille polemiche a dic. scorso al posto dello storico Teatro Siracusa, appaiono “mute” e serrate .

Un’anomala  “pausa” oppure una chiusura definitiva?

I passanti sembra non ci facciano più caso: la cosa tuttavia non passa inosservata a Chi ancora, sbirciando, ci intravede attori col volto illuminato da luci di palco, musicisti avviluppati anima e corpo nei loro strumenti, relatori e conferenzieri, appassionati cultori o  scolaresche giocose .

Il primo Teatro cittadino del dopo-terremoto ha conosciuto l’amara sorte della trasformazione in “negozio d’abbigliamento” per vicende che lo hanno visto protagonista assoluto, in un primo momento,  di stagioni teatrali e rassegne di “livello” durante la sua gestione  universitaria capitanata da un gigante come R.Nicolini (attraverso Edis ed Ardis) oltre che per le brillanti iniziative o rassegne di Operatori locali; in un secondo momento, dopo il mancato accordo con gestori vecchi e nuovi e la mancanza delle risorse economiche annesse, si sono aperte le porte del Vuoto che, dopo improduttivi appelli e trattative con Enti locali, hanno fatto prevalere  il legittimo  interesse commerciale dei proprietari su qualsivoglia alternativa ad uso “culturale“.

Arriva dunque un franchising di abbigliamento ed il Teatro chiude il sipario.

Una vivace protesta aveva mobilitato in modo trasversale tutto l’ambiente del settore-spettacolo cittadino fintanto che il Sindaco metropolitano, G.Falcomatà, aveva convocato una delegazione, a rappresentanza dello stesso, per valutare assieme le ipotetiche soluzioni.

La proprietà del Siracusa aveva lasciato intendere, più volte ed in modo espresso , che non avrebbe indietreggiato su soluzioni che escludessero la copertura economica minima richiesta che, ad oggi, pare sia di varie decine di migliaia euro mensili; un ostacolo ritenuto dal Comune, dalla ex Provincia e dalla stessa Regione “insormontabile“; fino alla rinuncia stessa.

Nondimeno, all’incontro con il  Sindaco Falcomatà, la delegazione accolta  si  fece carico delle istanze registrate durante un pubblico confronto con gli aderenti alla protesta rappresentandole  in modo preciso e fedele.

La proposta più concreta, tenuto conto delle esigenze dei vari soggetti coinvolti (proprietari, Enti locali e realtà culturali), fu quella di annullare l’Imu per  la struttura (poco più di 30mila euro) e pagare un contributo ai proprietari (per utenze e pulizie) al fine di eliminare i costi fissi di gestione e poter stipulare un “protocollo d’intesa” in base al quale gli Operatori dello Spettacolo, ed ogni altro richiedente,  potessero lavorare  con un accordo percentuale su sbigliettamento, senza ulteriori spese.

Ciò avrebbe garantito, a chiunque, l’utilizzo del Siracusa incentivandone inevitabilmente la programmazione degli eventi culturali e dunque la generazione delle  economie annesse; per gli Operatori e per la proprietà stessa.

Extrema-ratio, ipotizzata, è stata quella dell’ esproprio per fini di “pubblica utilità” ( ove ve ne fossero i presupposti)  da parte della Città Metropolitana per farne un “Teatro Civico”, donando per sempre alla città ed al suo comprensorio  una Struttura ritenuta ormai un vero “bene comune“.

Durante lo stesso incontro si discusse anche della gestione del Cilea chiedendone, anche qui,  la condivisione partecipata della programmazione del cartellone  con formule “orizzontali” che non escludessero nessuno e  valorizzassero al meglio il lavoro degli Operatori locali. Nello specifico si chiese di abbattere la somma fissa , ad oggi richiesta dal Comune( fin troppo inaccessibile  per chiunque) a favore, di un accordo percentuale, coperte le spese fisse, sullo sbigliettamento.

Il  Sindaco, in presenza anche del suo vice al Comune Armando Neri, dimostrò attenzione e compiacimento esprimendo la volontà di voler lavorare da subito su queste proposte contattando, nondimeno, la proprietà del Siracusa per concertare nuove condizioni e proporre le soluzioni ipotizzate dalla delegazione del movimento di protesta.

Da allora niente si è mosso né per il Siracusa né per il Cilea.

Oggi quelle saracinesche abbassate suggeriscono, intanto, un dato importantissimo: aveva ragione Chi protestava.

La città non ha ben digerito questa trasformazione in negozio di un Teatro e, checché se ne dica, la logica commerciale non ha vinto su quella dell’uso culturale o, al peggio, non ha prevalso.

Le condizioni economiche richieste sembrano aver scoraggiato dunque  anche i privati e se, di fatto, fosse confermata questa ipotesi  allora  l’intervento Istituzionale diventerebbe necessario e risolutore; se, anche in tal caso,  non si trovasse un accordo tra le parti, non rimarrebbe altra strada (per consegnarlo ad una funzione pubblica e culturale in modo stabile) se non quella dell’ “esproprio” secondo le procedure  previste.

Reggio ha  chiuso il Margherita, il Moderno, il Supercinema ( di cui è prevista  finalmente acquisizione pubblica), ha abbandonato per anni in uno stato pietoso l’Arena Lido  e ha lasciato “incompiute” molte  altre opere destinate ad attività culturali ; un “annozero” della Cultura da cui ci si deve necessariamente risollevare.

Il Siracusa deve tornare ad essere un fiore all’occhiello della città; artisticamente, architettonicamente e culturalmente.

Chi deve adoperarsi,  a livello amministrativo, a produrre questo risultato lo faccia senza alibi alcuno.

Non c’è più tempo.

Filippo Sorgonà

 

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