Tentato femminicidio a Reggio Calabria. La psicologa Frattima: “Parlarne è il primo passo"

Ai microfoni di CityNow la psicologa Francesca Frattima, fondatrice dell'Associazione antiviolenza Il Cuore di Medea: "Parlatene, non siete sole"

A pochi giorni di distanza dall’8 marzo, giornata internazionale della donna, si è assistito ad un terribile tentato femminicidio a Reggio Calabria. Con l’amaro in bocca e lo sconforto negli occhi, guardiamo i servizi in tv, leggiamo gli articoli di cronaca online costantemente aggiornati, ma non ci spieghiamo il perché.

Non riusciamo a spiegarci cosa abbia spinto un uomo, un marito ed un padre, ad appiccare fuoco alla macchina e al corpo vivo dell’ex moglie, non ci spieghiamo perché una persona già pregiudicata e agli arresti domiciliari fosse a piede libero in città, e non vogliamo spiegarci il motivo per cui quella donna non fosse in alcun modo tutelata.

CityNow oggi incontra la dottoressa psicologa Francesca Frattima, esperta in scienze criminologiche, studiosa di manipolazioni affettive, e fondatrice dell’associazione antiviolenza regginaIl Cuore di Medea”. Ai nostri microfoni i pareri e i consigli di un’esperta.

Cosa è “Il Cuore di Medea”?

“L’associazione, la cui presidente é Patrizia Gambardella, è un’onlus costituita da persone di diversi settori – spiega la dottoressa Frattima che hanno scelto di unirsi al fine di accogliere, sostenere, e consigliare le donne vittima di violenza. Siamo operativi 24h su 24 e sempre disponibili al numero 3426237836. La nostra associazione si avvale di varie figure professionali, esperti in ogni campo, come psicologi e avvocati, tutti volontari. Offriamo supporto psicologico e legale. Ci stiamo organizzando per dar vita ad un luogo fisico dove accogliere le donne, in accordo anche con le istituzioni. L’obiettivo è quello di farle allontanare dall’ambiente malsano e avvelenato, cercando di dare un’assistenza confortevole, amorevole e sicura”.

Quali sono i servizi che l’associazione offre?

”Una donna che si rivolge a noi viene ascoltata e supportata. Dunque ascoltiamo la sua storia, e nel momento in cui avviene la sua presa di coscienza, quando esprime la sua volontà di allontanarsi da casa, allora noi le forniamo aiuto, tramite le psicologhe dell’associazione, ma anche dal punto di vista legale. Abbiamo avvocati infatti che sostengono la donna durante l’intero processo e anche nella riabilitazione sociale, facendola partecipare a dei corsi professionali ad esempio, ricreando un futuro per lei e i suoi figli. Spesso si subisce per la paura di non sapere dove andare, noi vogliamo rappresentare un punto di riferimento solido”.

Il percorso è tortuoso?

“La donna deve essere sicura di quello che sta andando a fare, perché non affatto è un percorso semplice. Per quanto noi le sosterremo, sarà un tragitto in cui loro dovranno essere forti: si affronterà il processo, poi l’allontanamento da casa, e il conseguente ed eventuale allontanamento dei figli dalla figura paterna. Si tratta di una presa di coscienza davvero importante”.

Ci sono dei campanelli d’allarme a cui una donna dovrebbe dare peso?

“Purtroppo siamo abituati a sentire la notizia già fatta, ma non si parla spesso dei campanelli d’allarme e dell’aspetto disfunzionale, a volte nascosto, che sta dietro una determinata coppia. Nel momento in cui subentra una manipolazione affettiva ci si deve preoccupare. Quando l’uomo attua comportamenti di controllo, quando uno provoca sofferenza sull’altro, quando si impongono limiti, tutti questi dovrebbero essere piccoli campanelli d’allarme, che non devono mai essere trascurati. L’amore non è sofferenza. Nel momento in cui si soffre per amore, dovremmo fermarci e chiederci perché. Un manipolatore può far sì che lei non abbia amici, può portarla all’esclusione della vita sociale e ad un condizionamento psicologico. Anche questo è un aspetto, seppur non fisico, della violenza”.

Dottoressa, diamo dei consigli alle donne che sono vittime silenziose di qualsiasi forma di violenza?

“Il primo passo è parlarne. Con un’amica, con la madre, con noi, trovare nell’altro un dialogo ed un supporto. Se si parla ci si può liberare meglio – afferma Frattima Un altro consiglio è quello di non accettare mai l’ultimo incontro, le casistiche raccontano che l’ultimo appuntamento è spesso fatale, loro cercano proprio l’ultimo momento per rivendicare il possesso.

Mai farsi impietosire dalle frasi dei manipolatori. Siate convinte di quello che state facendo, nessuno è immune alla violenza, a volte sembra molto lontano da noi, ma può succedere a tutti purtroppo di incontrare una persona psicopatica, potenzialmente pericolosa. Quindi parlatene, non siete sole”’.

Noi di CityNow lanciamo dunque un appello a tutte le donne che si sentono vittime di una qualsiasi forma di violenza. “Il Cuore di Medea” è a vostra disposizione: un percorso fondato sul rispetto verso se stesse può davvero essere fondamentale e salvare una vita. Confidiamo inoltre in una maggiore sensibilizzazione da parte delle istituzioni nella nostra città, in un servizio di sicurezza più rigido, e in una tutela più ampia nei confronti di tutte le donne.