Il trend di decessi correlati alla droga in Calabria è fortemente in diminuzione
Un terzo degli studenti ha utilizzato almeno una sostanza drogante durante la propria vita
25 Giugno 2020 - 18:38 | Comunicato
La tossicodipendenza continua ad essere una pericolosa minaccia per la salute pubblica. Lo si ribadisce in particolare nella Giornata mondiale contro l’abuso e il traffico illecito di stupefacenti che viene celebrata ogni anno il 26 giugno. Ad onor del vero sempre con scarsi risultati nelle ricadute che dovrebbe avere in particolare sulla intera filiera della tossicodipendenza, dalla cura alla riabilitazione ed ancor prima nella prevenzione.
C’è un’altra Italia dimenticata con i servizi e le comunità in crisi. Il lockdown, poi, ha contribuito a mettere in difficoltà sia i servizi che le comunità di recupero, rimaste sole. Su tutto il silenzio del governo.
660mila i ragazzi che hanno fatto uso di sostanze psicoattive illegali nel corso del 2018; 334, le morti per overdose nel corso del 2018: una vittima ogni 26 ore, per intendersi, con un raddoppio dei decessi fra le donne; 460mila, le persone che hanno bisogno di trattamenti terapeutici per una dipendenza conclamata da droga, da alcol ma anche da gioco d’azzardo. Ma di dipendenze non ne parla più nessuno o quasi.
Fragili, immunodepressi, a rischio. Eppure completamente dimenticati, proprio come prima che scoppiasse la pandemia. Se c’è un capitolo assente dalle agende del governo, per cui nessun protocollo scientifico di sicurezza è stato stilato e tanto meno immaginato, è quello delle migliaia di giovani con dipendenze.
Insomma il problema sembra non esistere ma non è così. Ce lo ricordano due recenti significative relazioni di fine 2019. La prima è del Ministero degli Interni, Dipartimento di P.S., Direzione centrale Servizi antidroga, secondo cui il totale delle persone segnalate nel 2018 in Calabria è stato di 1.289 persone (1177 maschi e 112 femmine), di cui maggiorenni 1260 e 129 minorenni e così distribuiti per province: 446 a RC, 419 a CSD, 246 a CZ, 92 a Kr, 86 a VV.
La tipologia di reato ha riguardato per lo più il traffico di sostanze e a seguire l’associazione. Inoltre, si è registrato un maggiore coinvolgimento di stranieri nel narcotraffico: 108 persone con un incremento del 14,89% rispetto all’anno precedente.
Nell’indifferenza generale i primi giorni di dicembre dell’anno scorso il Dipartimento per le Politiche antidroga della Presidenza del Consiglio, organismo istituzionalmente dedicato alla prevenzione e al monitoraggio delle tossicodipendenze, ha diffuso la sua annuale Relazione sullo stato delle varie dipendenze in Italia, utilizzando i dati 2018.
Colpiscono in particolare tre aspetti che emergono fra i tanti : la diffusione delle sostanze stupefacenti , che ha raggiunto un terzo della popolazione giovanile; l’insuccesso della prevenzione, correlata al grado di consapevolezza; l’inesistenza del recupero.
Un terzo degli studenti italiani – il 33,6%, corrispondente a 870.000 ragazzi circa – ha utilizzato almeno una sostanza drogante durante la propria vita; un quarto – il 25,6%, corrispondente a 660.000 studenti – ne ha fatto uso nel 2018. Sono cifre da pandemia.
Per quanto riguarda la nostra regione, gli utenti in carico ai SerD (Servizi per le dipendenze patologiche) nel 2018 sono stati 3227, di cui nuovi 649, e trattati per lo più per uso di sostanze come eroina, cocaina e cannabinoidi.
Mentre le persone in trattamento presso i servizi per le dipendenze del privato sociale, censiti al 31/12/2018, in Calabria sono stati 340 in strutture principalmente residenziali, 41 in semiresidenza e 3 ambulatorialmente.
Il trend di distribuzione del numero di decessi droga-correlati in Calabria è fortemente in diminuzione: si è passati dai 13 del 2019 ai 3 del 2018.
Alla diffusione delle droghe “da prestazione” si affiancano forme di dipendenza più sottili ma non meno dannose.
Ecco allora il triplicarsi in questi ultimi anni dell’uso degli psicofarmaci e degli antidepressivi, l’approccio sempre più precoce all’alcool come veicolo di stordimento, il diffondersi della bulimia e dell’anoressia e delle patologie psichiatriche, spesso scatenate dal policonsumo: almeno il 15 per cento dei ragazzi che entra in comunità avrebbe bisogno di essere seguito per una “doppia diagnosi”. E le regioni meridionali sono prive delle strutture per gestire questa nuova emergenza.
Dunque, a trenta anni dal D.P.R.308/80, tutti gli attori del sistema pubblico e privato delle dipendenze chiedono da tempo a gran voce una revisione della legge sulle droghe, ormai datata e incapace di cogliere tutti i mutamenti in atto che muovono dall’universo eterogeneo delle dipendenze comportamentali o presunte tali. Partendo dalla governance del sistema con un Osservatorio che funzioni e che preveda un maggiore coinvolgimento degli attori chiamati ad interagire sui processi di prevenzione, cura, riabilitazione ed inserimento sociale e lavorativo e dalle rappresentanze delle autonomie regionali. Una razionalizzazione del sistema tariffario, che oggi rappresenta un punto debole nei servizi dei diversi territori regionali, disomogeneo e spesso insufficiente a rispondere alla necessità di garantire un servizio qualitativo globale e integrato. Il processo integrato di presa in carico globale. Il rifinanziamento del fondo di intervento per la lotta alla droga (previsto dalla legge 45/99 all’art.127), atteso che la fase della prevenzione è interamente collassata in questi anni. E non ultimo ,l’attuazione della conferenza nazionale antidroga, assente dal 2009 , come momento di confronto da cui ripartire.