Bronzi di Riace, Alberto Angela e il primo incontro: 'Li ho sentiti vivi, umani'

Il divulgatore scientifico torna a parlare delle statue simbolo di Reggio Calabria: "Ho percepito tutta la forza del mondo in cui erano vissuti"

“Quando ho visto per la prima volta i Bronzi di Riace…”.

È con queste parole che Alberto Angela, in un tweet pubblicato qualche giorno fa, torna a parlare dei magnifici guerrieri a cui, non troppo tempo fa, ha anche dedicato un libro.

Il primo incontro di Alberto Angela con i Bronzi

Alberto Angela Tweet Bronzi

“Ho percepito tutta la forza del mondo in cui erano vissuti. E li ho sentiti umani, vivi. Se avessi potuto poggiare il palmo della mia mano sul loro petto, avrei potuto sentire il battito formidabile del cuore”.

Parole che descrivono alla perfezione il fascino magnetico di cui sono dotate le due statue simbolo della città di Reggio Calabria.

Angela, però, attraverso il suo lavoro, ha fatto molto di più e con “L’avventura di due eroi restituiti al mare” ha provato a far rivivere ai lettori, passo dopo passo, la storia dei Bronzi di Riace.

Due capolavori in cerca di autore

Il divulgatore scientifico, nel corso dei capitoli, ci accompagna nell’epoca e negli ambienti da cui presumibilmente provengono i Bronzi di Riace, va alla ricerca dei loro autori e cerca di immaginare chi potessero raffigurare questi due splendidi personaggi maschili.

Gemelli diversi

“All’epoca del clamoroso ritrovamento nel mar Ionio, i Bronzi di Riace hanno acceso l’immaginazione collettiva e suscitato curiosità e innumerevoli domande. Domande che continuiamo a porci ancora oggi.

Quando sono state realizzate queste due opere straordinari? Da chi e con quale scopo? Che storia hanno alle spalle?

Purtroppo non esistono documenti storici che possano dare una risposta certa a questi quesiti, e tutte le ipotesi formulate per risalire alle origini di questi Bronzi e agli artisti geniali che li hanno concepiti restano, appunto, ipotesi. Agli studiosi ed agli archeologi, quindi, on è rimasto che interrogare gli unici testimoni della verità: i Bronzi stessi. E, nel corso, degli ultimi 40 anni li hanno davvero “interrogati” con tutti gli strumenti possibili.

Da un lato lo hanno fatto con gli strumenti legati alla ricerca filologica: l’analisi stilistica delle due statue in relazione a quanto sappiamo della scultura greca; il confronto con le altre opere d’arte antiche (anche se spesso copie e non originali); le testimonianze degli autori greci e latini.

Dall’altro lato, con gli strumenti dell’archeometria, cioè quel ramo dell’archeologia che applica tecniche e metodi scientifici allo studio dei reperti archeologici: l’osservazione al microscopio e l’analisi chimica dei materiali, per stabilire la datazione e la provenienza geografica; le analisi radiografiche ed endoscopiche, del tutto simili a quelle usate in campo medico; l’analisi tecnica della lavorazione dei metalli.

In quest’ottica, per esempio, i ricercatori sono arrivati perfino a riprodurre sperimentalmente alcune parti delle statue, per comprendere fino in fondo come venisse lavorato il bronzo nell’antichità. Ebbene, quali risposte hanno ottenuto gli studiosi da questa imponente mole di analisi e ricerche? Andiamo a scoprirle.

L’età dei Bronzi

La nostra prima impressione, trovandoci in presenza dei Bronzi di Riace, è  quella di avere di fronte due fratelli, forse addirittura due gemelli. A qualcuno, suggestionato dalla loro somiglianza a prima vista, hanno fatto venire in mente i mitologici Castore e Polluce, figli gemelli del dio Zeus e della bellissima umana Leda, protagonisti di molte epiche avventure fra cui la spedizione degli Argonauti alla ricerca del Vello d’oro. I due fratelli semidei – meglio noti come Dioscuri, che significa appunti “figli di Zeus” – erano molto venerati nella Magna Grecia come protettori dei naviganti ed erano un soggetto molto spesso rappresentato nell’antichità.

Ma con i Bronzi, l’impressione di avere di fronte due gemelli, per quanto suggestiva, è sbagliata. Anche se è vero che risalgono entrambi al V secolo a.C., hanno un’età diversa- Come in un’indagine poliziesca, si è cercato di stabilire non tanto la data della morte quanto quella della nascita usando il metodo del carbonio 14 su residui organici contenuti nelle terre di fusione. Gli studiosi hanno così scoperto che i due non hanno esattamente la stessa età, ma con ogni probabilità sono stati realizzati a circa 30 anni di distanza. In pratica, più che quella tra due fratelli, la distanza in anni che li separa è quella di un padre con il figlio.

Secondo l’ipotesi più condivisa, il Giovane sarebbe databile intorno al 460-450 a.C. e l’uomo maturo intorno al 430-420 a.C.. Curiosamente, quindi, il giovane è in realtà più “vecchio” del Vecchio.

Sono molti gli elementi che hanno portato a questa conclusione, a cominciare dalle differenze stilistiche tra le due statue. In particolare la rigidità nelle linee e nella postura del giovane, che è stata ricondotta allo stile severo, ossia quella fase della scultura greca che ha segnato la transizione dallo stile arcaico allo stile classico. E in effetti, accostando il giovane ad un altro celebre bronzo del periodo severo, il Cronide di Capo Atemisio, riusciamo a cogliere subito una certa “aria di famiglia”.

Invece, nell’altro bronzo, con le sue linee più fluide, rilassante, dinamiche, i critici hanno riconosciuto proprio uno splendido prodotto del periodo classico, considerato l’apice artistico, estetico e culturale dell’età antica. Per averne conferma basta accostare l’immagine dell’uomo maturo a quella del celeberrimo Doriforo di Policleto”.

Queste e molte altre teorie sono racchiuse all’interno del libro che Alberto Angela ha dedicato ai Bronzi di Riace cercando di venire a capo di un mistero che, a distanza di 50 anni, non smette di attanagliare la mente di appassionati dell’arte e semplici curiosi.

Alberto Angela

Nato a Parigi nel 192, di formazione naturalista e paleontologo, è giornalista e divulgatore scientifico. È autore e conduttore di programmi televisivi di straordinaria popolarità, come Ulisse: il piacere della scoperta, Stanotte a…, Meraviglie: la penisola dei tesori e Passaggio a Nord Ovest.

Fra i suoi libri, tutti bestseller Rizzoli ricordiamo Viaggio nella Cappella Sistina (2013), San Pietro (2015), Gli occhi della Gioconda (2016) e I tre giorni di Pompei (2018).