Spazio psicologia 3.0: è questione di giga

A partire dal 1987, ogni 26 giugno si celebra la G

A partire dal 1987, ogni 26 giugno si celebra la Giornata internazionale contro l’abuso ed il traffico illecito di droga. L’individuazione di tale data ha permesso di dare valore e rilievo sociale al fenomeno della dipendenza, fino ad allora, concetto esclusivamente riservato alle patologie legate all’utilizzo di sostanze. Il concetto di dipendenza, a fronte delle diverse evidenze scientifiche, viene accostato oggi non solo all’uso massiccio di sostanze alteranti, ma a tutti quei comportamenti ripetuti in modo incontrollato perché dettati da un bisogno urgente e coatto che richiede soddisfacimento: in questo modo la dipendenza non è più concepita rispetto ad una sostanza chimica tout court,  ma ad un comportamento. Per tale ragione, oggi, si parla di nuove dipendenze o addiction per indicare quelle patologie nelle quali non è implicata alcuna sostanza chimica. Caratteristiche comuni a tali patologie sono la compulsività, la perdita di controllo, il mantenimento del comportamento patologico nonostante le conseguenze, ma soprattutto il craving cioè il desiderio incontrollabile di ripetere il comportamento.

La Dott.ssa Miriam Caridi, psicologa socia PLP, è stata invitata a darci un contributo professionale su questo.

Perché si parla di “nuove” dipendenze e quali sono?

Con il termine ‘New Addictions’ (Nuove Dipendenze) intendiamo tutte quelle forme di dipendenza in cui non è utilizzata alcuna sostanza chimica. L’oggetto della dipendenza diventa un comportamento o un’attività lecita e socialmente accettata. Per questa ragione possiamo anche definirle dipendenze comportamentali. Pensiamo, ad esempio, al gioco d’azzardo, ad internet, ai videogiochi, allo smartphone, allo shopping compulsivo, alla dipendenza affettiva.

Come si configura il quadro della dipendenza patologica?

Si parla di dipendenza patologica nel momento in cui tutti questi comportamenti sconvolgono ed invalidano la vita del soggetto stesso e del suo sistema di relazioni. Il soggetto sperimenta l’impossibilità a resistere all’impulso di mettere in atto il comportamento (es. ripetuti sforzi di limitare l’uso di internet); una sensazione crescente di tensione che precede l’inizio del comportamento (es. riguardo la necessità di sapere cosa accade on-line); il piacere o sollievo durante la messa in atto del comportamento; la percezione di perdita di controllo (es. forte irritabilità quando l’uso di internet viene limitato); la persistenza del comportamento nonostante le  conseguenze negative (es. mettere a repentaglio lavoro o relazioni importanti per passare del tempo su internet).

Dal punto di vista cognitivo ed emotivo, cosa succede al soggetto dipendente?

A livello cognitivo i dipendenti comportamentali manifestano problemi di attenzione (mancanza di concentrazione e vigilanza, intrusione di pensieri e fantasie non volute), distorsioni sul modo di pensare (ad es. mentire, negare, minimizzare circa il tempo che si passa su internet) e convinzioni di base disfunzionali (riguardo se stessi, i propri bisogni, le relazioni e il comportamento dal quale dipendono).

Le conseguenze emotive più frequenti ed evidenti sono relative alla repressione dei sentimenti e delle emozioni, o all’incapacità di gestirli ed integrarli. Parallelamente si sviluppano sentimenti negativi come senso di colpa e vergogna, depressione, agitazione, perdita dell’autostima, perdita di scopi per la propria vita.

Quali sono le caratteristiche che portano l’individuo a sviluppare una dipendenza?

Esistono una serie di fattori di natura psicologica, sociale e biologica che influenzano lo sviluppo ed il mantenimento del comportamento dipendente. Relazioni inadeguate all’interno del sistema familiare o del gruppo dei pari aumentano il rischio di esporsi a comportamenti problematici, come anche i fattori individuali e una serie di tratti di personalità. La ricerca di sensazioni e l’impulsività sono i fattori di personalità che sembrano svolgere un ruolo di rilievo. Anche le aspettative, la noia, l’insoddisfazione, l’ambiente ed il contesto culturale possono fortemente influenzare un comportamento tanto da renderlo dipendente.

Come condizionano il loro comportamento?

Ovviamente in base al tipo di dipendenza sviluppata le conseguenze per il soggetto possono essere diverse. In ogni caso, alcune delle caratteristiche maggiormente considerate sono la perdita del controllo, blocchi emotivi, disturbi del sonno, ansia o isolamento sociale. Gli effetti negativi si configurano anche nella perdita di relazioni significative e di attività lavorative e sociali o in problematiche a livello finanziario.

Perché sono una minaccia per le relazioni?

Come accennato precedentemente, il soggetto dipendente diventa incapace di aprirsi agli altri, di relazionarsi con loro in maniera intima e di comprendere stati emotivi, pensieri e bisogni altrui. Questa dimensione, unita ad eventuali atteggiamenti di trascuratezza o aggressività, inficia inevitabilmente il sano funzionamento dei rapporti, che, al contrario, richiede attenzione, cura, reciprocità.

A proposito di relazioni, recentemente si è sentito parlare del fenomeno Hikikomori, un fenomeno che sembra sfociare in queste nuove forme di dipendenza. Può spiegarci, sinteticamente, in che cosa consiste?

Il termine Hikikomori significa letteralmente “isolarsi”, “stare in disparte” e viene utilizzato per riferirsi a quei soggetti che decidono di ritirarsi dalla vita sociale per lunghi periodi (persino anni), rinchiudendosi nella propria camera da letto, senza aver nessun tipo di contatto diretto con il mondo esterno.  Il sentimento prevalente è la vergogna, la paura del confronto; vivono come un fallimento la distanza tra il mondo che si è immaginato e previsto per sé e quella che invece è la realtà: si rifugiano nell’universo virtuale e parallelo dei social network o dei videogiochi. Al momento in Giappone, paese in cui si è sviluppato questo fenomeno, si parla di oltre 500.000 casi accertati ma anche in Italia si sta diffondendo.

Quello dei Hikikomori è un fenomeno prettamente adolescenziale o anche gli adulti sono soggetti a rischio?

È un fenomeno che sembra riguardare principalmente adolescenti e giovani adulti, soprattutto di sesso maschile, ma anche il numero delle ragazze isolate è in forte crescita. Gli Hikikomori sono spesso ragazzi molto intelligenti, ma anche particolarmente introversi e con difficoltà relazionali. Il rifiuto della scuola è uno dei primi campanelli d’allarme. Spesso dietro l’isolamento si nasconde una storia di bullismo.

In che modo la famiglia può offrire supporto all’adolescente a rischio?

Innanzitutto esserci. E’ importante per i genitori instaurare preventivamente relazioni di fiducia e di qualità con i figli. Non lasciarli da soli e per troppo tempo davanti a PC, videogiochi e apparecchiature tecnologiche. E’ consigliato un discreto controllo da parte degli adulti e un tempo di esposizione moderato, senza risultare però eccessivamente intrusivi. Inoltre diventa fondamentale stimolare il dialogo in maniera accogliente e non giudicante, in modo da consentire uno scambio comunicativo libero ed efficace.

Quali caratteristiche l’individuo potrebbe potenziare per avviare il processo che lo porta ad essere da una persona dipendente a una persona libera?

L’individuo, una volta riconosciuto il problema, per avviare un processo di cambiamento, potrebbe chiedere aiuto ad uno psicologo competente e specializzato. Al terapeuta tocca infatti trovare il giusto modo per entrarvi in contatto, approfondire i meccanismi che mantengono la dipendenza e rinforzarne l’autostima e l’autonomia. Sarebbe utile individuare dei comportamenti alternativi, sufficientemente gratificanti, che possano sostituire quello problematico; ed ancora ristabilire o potenziare stili di comportamento sani (come la pratica sportiva, il ciclo regolare sonno- veglia, una corretta alimentazione) e creare relazioni mature basate sulla condivisione e sull’autenticità, potrebbe contribuire a migliorare notevolmente la qualità di vita dell’individuo.

Dove possono recarsi, nel nostro territorio, le persone che hanno bisogno di un supporto?

Sul nostro territorio non sono presenti servizi pubblici prettamente dedicati alle nuove dipendenze, soprattutto in adolescenza; ad eccezione dei SERT delle Aziende Sanitarie Provinciali che, da qualche tempo, si occupano anche della cura ed del reinserimento sociale delle persone con patologie correlate al gioco d’azzardo. E’ possibile comunque rivolgersi ai centri d’ascolto e comunità terapeutiche specializzate o ad esperti del settore, che all’interno dei propri studi professionali, svolgono specifiche attività di sostegno e di trattamento.

Ringrazio la Dott.ssa Caridi per l’importante contributo. Abbiamo visto come il soggetto che sviluppa una dipendenza patologica, va incontro a severe conseguenze di carattere medico, psicologico e sociale. Questo fenomeno, le nuove dipendenze, preoccupa soprattutto rispetto alla fascia adolescenziale spesso assorbita dalla tecnologia e dai social network, luoghi virtuali ove i ragazzi stringono persino relazioni amicali o di natura amorosa non sempre in maniera funzionale.  Gli Hikikomori, come ha già detto esaustivamente la collega, ne sono un chiaro esempio:  soggetti che, scelgono il ritiro sociale per poi spesso preferire interazioni con il mondo esterno solo attraverso l’uso dei social network. Ovviamente appare necessario chiarire come in questi casi la dipendenza non sia la causa scatenante dell’isolamento ma viceversa, il ragazzo già isolato assume un comportamento dipendente con internet quale unica modalità di contatto.

Rubrica creata e ideata da PLP Calabria

A Cura della Dott.ssa Gaia Malara