Falcomatà punta alla Regione, ma i 5 Stelle mettono il freno: “Il candidato nostra espressione”. Quale futuro per il sindaco?

Il sindaco di Reggio punta alla Regione, ma i 5 Stelle rivendicano la titolarità sul nome del candidato presidente. Il leader 5 Stelle Conte e l'europarlamentare Tridico chiari, l'on. Baldino preferisce aspettare

conte falcomatà

La corsa verso le prossime Elezioni Regionali in Calabria si fa sempre più complessa, e le manovre (più o meno sotterranee) iniziano a emergere con maggiore chiarezza. Se da una parte Giuseppe Falcomatà, sindaco di Reggio Calabria, ha già rotto gli indugi dichiarandosi pronto a candidarsi alla guida della Regione, dall’altra il Movimento 5 Stelle comincia a fare la voce grossa, rivendicando la titolarità nella scelta del nome da opporre al centrodestra e, in particolare, all’uscente Roberto Occhiuto, pronto a ricandidarsi.

In ordine cronologico (qualche mese fa) era stato l’eurodeputato Pasquale Tridico a rivendicare la centralità del Movimento 5 Stelle in vista delle regionali.

“La battaglia per le prossime elezioni regionali in Calabria deve partire dal Movimento Cinque Stelle, che nella Regione è stato il primo partito dell’opposizione alle ultime Europee dello scorso giugno. Dobbiamo aggregare le altre forze politiche in coalizione, cercando di convergere attorno a un programma comune.

Questo è possibile, però è imprescindibile che il Movimento Cinque Stelle abbia una voce forte nella determinazione della candidatura alla presidenza”, la presa di posizione.

A distanza di tempo, è arrivata una presa di posizione simile, e ancora più autorevole a livello gerarchico, considerato che ad esprimerla è stato il leader di partito Giuseppe Conte.

Intervenuto a Cosenza durante un incontro pubblico, Conte ha chiarito la linea politica dei 5 Stelle: “Pronti ad esprimere un nostro candidato? Assolutamente sì, il nostro progetto è alternativo. La Calabria soffre enormemente, soprattutto nella sanità. Qui l’aspettativa di vita è inferiore rispetto al resto d’Italia. Servono investimenti in scuole, università e ospedali, non nelle armi”.

Un messaggio che è suonato come un avvertimento per gli alleati del centrosinistra, a partire proprio dal Partito Democratico. L’idea di campo largo va bene, ma a condizione che la guida sia pentastellata e frutto di una condivisione vera. E non, come nel caso di Falcomatà, una scelta già imboccata e quasi autoproclamata.

A rafforzare la linea di partito anche la posizione della deputata Vittoria Baldino, che ha sottolineato la necessità di costruire prima un progetto politico e solo dopo pensare al nome.

“Non è il momento di parlare di nomi. Si deve partire da una piattaforma condivisa, da un programma. Solo quando i tempi saranno maturi, si potrà decidere insieme il candidato presidente. Ma ci sono tante figure valide, anche nel Movimento”, ha affermato Baldino nel corso della trasmissione di Rtv ‘Reggio Politik’.

Interventi chiari e decisi che sembrano indirettamente (?) congelare le ambizioni del sindaco reggino, che spera in un via libera dal Partito Democratico e in un accordo complessivo che possa consegnargli la leadership del centrosinistra calabrese alle prossime regionali. Invece, l’ipotesi di una candidatura appare tutt’altro che scontata, considerate le velleità del partito di Conte e alla luce degli equilibri nazionali tra Pd e 5 Stelle.

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In attesa che si definisca il quadro, e soprattutto che la data delle elezioni venga fissata (probabile autunno 2026 ma ancora nessuna certezza), l’impressione è che il Movimento 5 Stelle voglia giocare fino in fondo le sue carte. E se dalla Campania dovesse arrivare il via libera alla candidatura dell’ex presidente della Camera Roberto Fico, il Movimento potrebbe rivedere le sue richieste in Calabria.

La prima data chiave che sposterà gli equilibri, come già evidenziato, è quella del 9 aprile. Tra pochi giorno i giudici della Corte Costituzionale infatti si esprimeranno riguardo le argomentazioni del Governo, che sostiene l’impossibilità per una Regione di disconoscere la legge nazionale che limita a due i mandati dei presidenti. Una decisione che interessa soprattutto gli uscenti presidenti Zaia (Veneto) e De Luca (Campania) ma che comporterà giocoforza ripercussioni sia in un caso che nell’altro in tutto lo scenario nazionale.

Intanto, nel puzzle generale delle prossime regionali, altre due candidature non vanno certamente in favore del sindaco Falcomatà. Matteo Ricci, europarlamentare in carica ed ex sindaco di Pesaro, sarà infatti il candidato alla carica di presidente della Regione Marche per il Partito Democratico alle prossime elezioni regionali, mentre è probabile (anche se non certa) la ricandidatura per l’uscente Eugenio Giani in Toscana, anch’esso con il timbro dem.

Va da sè che il Pd non potrà fare ‘all-in’ ed esprimere tutti i candidati presidente di regione, con i 5 Stelle che secondo rumors sempre più insistenti per queste ragioni sembrano decisi a non voler mollare il colpo in Calabria. Il sindaco Falcomatà quindi dovrà fare i conti non solo con i numeri interni al Pd ma anche con la strategia di Conte e dei suoi.

In caso di mancata candidatura alla presidenza della regione, il sindaco reggino dovrà capire quali spazi e varchi potrebbero aprirsi. Il Parlamento sarebbe sicuramente destinazione gradita al diretto interessato, ma bisognerà capire le intenzioni del senatore e segretario regionale Nicola Irto, e i seggi che i dem potrebbero ottenere tra Camera e Senato. In extremis, ultima ratio che ad oggi Falcomatà non sembra voler considerare, ci sarebbe l’opzione della candidatura al consiglio regionale. Ipotesi che il sindaco vorrebbe evitare anche per non entrare in ‘collisione’ con il fidatissimo Giovanni Muraca, attuale consigliere regionale dem, che all’interno di Palazzo Campanella si sta mettendo in mostra con un’opposizione costante e incisiva.

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