Bronzi di Riace: 53 anni fa il mare restituiva due star senza tempo

Dal 1972 a oggi, i Bronzi di Riace restano il simbolo della Calabria: due capolavori che rendono il Museo di Reggio una tappa imperdibile

foto bronzi riace

Era il 16 agosto 1972, piena estate. Due sub al largo di Riace Marina si immergono in cerca di emozioni… e trovano la storia. Non conchiglie o pesci colorati, ma due giganti di bronzo, nascosti per secoli sotto la sabbia, che in pochi minuti trasformano un tranquillo pomeriggio in un evento destinato a riscrivere la cultura della Calabria e non solo. Nasce così il mito dei Bronzi di Riace, due guerrieri del V secolo a.C. che, da 53 anni, continuano a far parlare di sé come vere celebrità.

Le star del Museo Archeologico

Da quel giorno, la vita dei Bronzi è cambiata radicalmente: dalle profondità marine al set più luminoso, il Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria. Qui sono diventati le star indiscusse, fotografati, studiati e ammirati da milioni di visitatori. Hanno ispirato libri, film, convegni e persino campagne pubblicitarie. Insomma: se avessero un profilo Instagram, avrebbero già il bollino blu e follower da record.

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E in questi giorni di Ferragosto il Museo resta aperto, pronto ad accogliere chiunque voglia alternare sole e mare a una full immersion di storia e bellezza. Perché sì: un selfie con i Bronzi è cool almeno quanto uno scatto al tramonto sullo Stretto.

Non solo due guerrieri

È facile dimenticarlo, ma i Bronzi sono solo la punta dell’iceberg. Dietro di loro, il Museo Archeologico custodisce un patrimonio che racconta millenni di storia: ceramiche finemente decorate, monete antiche, sculture, iscrizioni e testimonianze delle popolazioni italiche e della Magna Grecia. Ogni sala è un viaggio, e ogni oggetto una voce che sussurra storie di commerci, guerre, amori e miti.

Misteri e curiosità sui Bronzi di Riace

Da più di mezzo secolo i due guerrieri continuano ad alimentare domande e leggende. Dove erano diretti? Perché finirono in mare? E soprattutto, chi li scolpì? Alcuni studiosi li attribuiscono a Fidia, altri a Mirone o Policleto: la certezza non c’è, e proprio questo alone di mistero accresce il loro fascino.

C’è chi ipotizza che i Bronzi facessero parte di un gruppo scultoreo più ampio, magari finito in mare durante un naufragio o abbandonato di proposito per alleggerire il carico di una nave in difficoltà. Di certo sappiamo che non erano soli: all’epoca del ritrovamento furono segnalati anche uno scudo, una lancia e un elmo, poi misteriosamente scomparsi. Tesori smarriti che aggiungono un tocco da giallo archeologico alla vicenda.

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Dopo il recupero, i due guerrieri hanno affrontato una lunga serie di vicissitudini: dai restauri complessi che hanno permesso di scoprire i dettagli dei loro corpi, realizzati con tecniche raffinatissime, fino alle “migrazioni” temporanee per esposizioni internazionali. Ogni spostamento ha sollevato dibattiti, polemiche e perfino timori di complotti. Ma oggi, saldamente ancorati al Museo Archeologico di Reggio Calabria, i Bronzi sembrano aver trovato finalmente la loro casa definitiva.

L’invito ai visitatori

Se non sei mai entrato al Museo Archeologico, questo 53° anniversario è la scusa perfetta per rimediare. E se ci sei già stato, torna: ogni visita svela dettagli che prima non avevi notato. Perché i Bronzi di Riace non sono solo statue: sono la prova vivente che l’arte può resistere a tutto, persino ai secoli sotto il mare.