100 anni di Confindustria Reggio: le detenute di San Pietro protagoniste di un progetto sartoriale
Vecchio: “Il lavoro come ponte tra società e carcere”. Tortorella: “Inclusione e valore sociale per le detenute”
07 Novembre 2025 - 14:56 | Comunicato Stampa

C’è anche una forte impronta sociale nei cento anni di Confindustria Reggio Calabria, festeggiati nei giorni scorsi al Teatro Francesco Cilea: la collaborazione con il laboratorio femminile sartoriale del plesso penitenziario di San Pietro.
«Per il nostro centenario – spiega il presidente degli industriali reggini, Domenico Vecchio – abbiamo pensato a un omaggio dal profondo valore simbolico e sociale: la realizzazione a mano di borse artigianali da parte delle detenute della sartoria dell’Istituto Penitenziario di San Pietro.
Ognuna di esse porta incisa una frase che racchiude il senso più profondo del progetto, nato dalla collaborazione con il carcere di San Pietro, guidato dal direttore Rosario Tortorella».
Il lavoro come strumento di riscatto sociale
«Spesso ci si dimentica della realtà, tutt’altro che facile, delle carceri – prosegue Vecchio –: persone che hanno sbagliato e stanno pagando per i loro errori, ma che hanno diritto a una seconda possibilità, fatta di reinserimento sociale e della possibilità di sentirsi ancora utili.
Per questo traguardo così importante, che ha unito la classe imprenditoriale reggina, abbiamo voluto dare un segnale concreto di come il lavoro possa diventare strumento di trasformazione personale e sociale».
Un momento di profonda umanità, che ha voluto dare voce a chi resta invisibile, dimostrando che anche dentro le mura di un penitenziario possono nascere valore e speranza.
Sulle borse, le parole incise raccontano l’essenza del progetto:
“Ogni cucitura è frutto di impegno, speranza e riscatto.”
“Un esempio virtuoso di collaborazione e inclusione”
«Ci hanno fatto molto piacere i ringraziamenti arrivati da Seconda Chance – sottolinea ancora Vecchio – che ha collaborato all’iniziativa e che ringraziamo, insieme al direttore Tortorella, a tutte le detenute coinvolte e allo staff del carcere di San Pietro, per aver reso possibile questo bel momento.
Un’idea splendida, che ha unito eccellenza artigianale, impegno sociale e opportunità di reinserimento, valorizzando il talento e la professionalità di una squadra di donne che si è impegnata a realizzare 400 borse in pochissimo tempo. Un esempio concreto di collaborazione virtuosa tra istituzioni, imprese e società civile, che dimostra come il lavoro possa essere davvero strumento di riscatto e crescita personale».
Tortorella: “Il carcere può e deve produrre valore sociale”
Da parte sua, il direttore Rosario Tortorella ha evidenziato che:
«È dovere e responsabilità di quella che definiamo società civile – in tutte le sue componenti, istituzionali e non – profondere ogni impegno per favorire inclusione, riduzione delle disuguaglianze e reinserimento sociale delle persone detenute. Questo rafforza la coesione sociale, crea benessere e genera maggiore sicurezza per la collettività.
L’Amministrazione penitenziaria si muove in questa direzione, cercando di creare opportunità concrete di reinserimento per chi ha scelto di dare una svolta alla propria vita partendo dall’esperienza del carcere».
Nel plesso penitenziario di San Pietro, che fa capo alla Direzione degli Istituti Penitenziari “Giuseppe Panzera” di Reggio Calabria, è attivo un laboratorio sartoriale femminile nel quale le detenute, guidate da una capo d’arte, realizzano manufatti destinati alle carceri di tutta Italia.
«Si tratta – aggiunge Tortorella – di una realtà manifatturiera importante, per la quale è in corso un ampliamento che consentirà di dare lavoro ad altre donne detenute, con l’ambizione di estendere l’attività anche tramite commesse esterne.
La realizzazione delle borse per il centenario di Confindustria va esattamente in questa direzione: dimostrare che il carcere può produrre valore sociale».
