Reggio, casa di riposo ‘lager’ in centro: condannate le tre donne alla guida della struttura
La Corte di Assise condanna le tre responsabili della casa di riposo per maltrattamenti e abbandono
02 Dicembre 2025 - 11:41 | di Vincenzo Comi

Quindici anziani abbandonati a se stessi, chiusi nelle stanze, senza acqua calda né cibo, al freddo, costretti a subire violenze psicologiche.
La Prima Sezione della Corte di Assise di Reggio Calabria ha emesso il dispositivo di sentenza su una delle vicende più gravi emerse in città negli ultimi anni: la gestione della casa di riposo “La Casa del Sole”, finita al centro di un’inchiesta nel 2022 che aveva rivelato condizioni definite “disumane” dagli inquirenti.
Nelle carte dell’indagine venivano descritti casi di persone costrette a fare i propri bisogni addosso. Una situazione che aveva portato ai primi cinque arresti e al sequestro immediato della struttura da parte dei Nas.
A distanza di tre anni e mezzo, la Corte di Assise ha ritenuto le tre imputate – Giovanna Scarfò, Cecilia Pristipino e Margherita Battaglia – responsabili dei reati contestati ai capi 1 e 2, con condanne molto severe: 14 anni e 6 mesi per Scarfò, 13 anni e 6 mesi per Pristipino, 12 anni e 6 mesi per Battaglia. Per tutte è stata disposta l’interdizione perpetua dai pubblici uffici, l’interdizione legale per la durata della pena e il divieto per cinque anni di esercitare attività che richiedano autorizzazioni o licenze specifiche.
La sentenza riconosce anche il diritto al risarcimento delle parti civili. Le tre donne sono state condannate, in solido, al pagamento di provvisionali immediatamente esecutive: 50.000 euro per Carmela Calabrese, 70.000 euro ciascuna per le minori Sophie e Maria Paola Dalmazio, e 30.000 euro a testa per Margherita e Francesco Ferrante. Oltre alle provvisionali, dovranno pagare anche le spese processuali.
Il dispositivo – che fissa in 90 giorni il termine per il deposito della motivazione – segna un passaggio importante in una vicenda che aveva scosso la città. La morte di un anziano ospite, le menzogne sulla presenza del Covid all’interno della struttura e il quadro generale di abbandono avevano acceso i riflettori su un sistema di gestione che, per gli inquirenti, aveva trasformato una casa di cura in un luogo dell’orrore.
Le parti civili erano rappresentate dagli avvocati: Saverio Gatto per Francesco Ferrante, Giuseppe Lo Presti per Margherita Ferrante, Aldo Labate per Mariapaola Dalmazio e Attilio Parrelli per Carmela Calabrese.
Si attendono adesso le motivazioni della sentenza che chiariranno nei dettagli la ricostruzione dei fatti e le responsabilità accertate.
