La fine di una lunga era
Si chiude l’era Falcomatà a Reggio Calabria. Undici anni da sindaco tra scelte difficili, sospensioni, rotture politiche e un rapporto mai pienamente risolto con la città
31 Dicembre 2025 - 07:53 | di Pasquale Romano

Un sospiro lungo trentadue anni. Tanto tempo è trascorso dall’inizio del primo mandato a guida Italo Falcomatà (era il novembre del 1993) sino alla decadenza da sindaco per Giuseppe Falcomatà. Come noto, con l’elezione a consigliere regionale Falcomatà ha perso infatti la possibilità di guidare l’ente sino alle elezioni comunali della primavera 2026.
Con il consiglio comunale del 29 dicembre (anche se la notifica di definitiva sospensione arriverà nei prossimi giorni) si chiude così una lunga era. Giuseppe Falcomatà, con i suoi 11 anni che comprendono i 2 di sospensione, è il sindaco più longevo di Reggio Calabria. Se si sommano gli 8 anni di Italo, con il destino che ha messo il drammatico zampino nel 2001, si arriva praticamente a 20 anni di amministrazione Falcomatà negli ultimi 32.
Come tutte le storie contorte, quasi infinite e complesse, è arduo poterne cogliere un senso compiuto. Quella di Giuseppe non è stata certamente una nuova “Primavera” come quella che fu di Italo, ma era prevedibile.

Raccogliere un testimone di tale peso e portata, familiare oltre che politica, ha rappresentato la prima sfida di Falcomatà Junior. La seconda, una volta indossata la fascia tricolore, optare per il lungo e faticoso piano di riequilibrio (conclusosi con successo) invece che dichiarare il dissesto del Comune.
Non è mancato il coraggio in questi 11 anni a Falcomatà, anche se in numerose circostanze forse si è trattato di inesperienza, con un mix di spavalderia e arroganza. Di sicuro, l’aspetto più evidente è relativo alla lunga scia di ex amici e fedelissimi persi nel tragitto. Inutile ripetere un lungo e articolato elenco, fatto di numerosi vice sindaci e assessori, evidentemente finiti travolti dall’ego di Falcomatà.
Mentre il 2025 si appresta alla conclusione e con esso anche l’epopea di Giuseppe Falcomatà, sono rimasti Carmelo Romeo, Paolo Brunetti e Giovanni Latella quali fidati scudieri del sindaco Highlander, a dispetto di un abisso che in questi anni ha ingoiato almeno una dozzina di esponenti che hanno troncato ogni rapporto umano e politico con l’ormai ex primo cittadino.
Politicamente Falcomatà si è mosso con disinvoltura, rischiando in diverse circostanze la rottura completa con la maggioranza che avrebbe causato lo scioglimento anticipato dell’amministrazione, eventualità sfiorata almeno due volte. Se essere rimasto in sella può considerarsi un vanto al cospetto di numerose manovre azzardate, la sensazione è che queste abbiano prodotto tensioni eccessive e conseguenti rallentamenti nell’azione amministrativa.

La difficoltà a gestire i rapporti personali con la Giunta, gli alleati più fedeli e il Partito Democratico (le tensioni con i dem, ancora oggi esistenti, meriterebbero un capitolo a parte della saga) rappresenta forse il tratto maggiormente distintivo degli 11 anni di Falcomatà a Palazzo San Giorgio.
Se comandare non è semplice per nessuno, e la lista dei nemici comprensibilmente si allunga con l’andare del tempo, in questa occasione probabilmente si andati oltre. Chissà se i principali rimpianti, nel chiudere la porta di Palazzo San Giorgio, Falcomatà li rivolge alla città a lungo guidata o ad alcuni amici oggi non più tali.
Non è più tale nemmeno lo stesso Falcomatà. I capelli grigi e un’espressione più matura hanno preso il posto del giovane ragazzo che con un pizzico di incoscienza conquistava la fascia tricolore nel 2014 con lo slogan ‘La Svolta’.
‘Indecifrabile’ è probabilmente l’aggettivo che più si addice a Falcomatà, sfuggente e con sfumature misteriose anche per chi lo ha accompagnato in questo lungo percorso. Come dimenticare d’altronde l’espressione del vice sindaco Perna, anche lui silurato inaspettatamente, che forse meglio racchiude questo lato caratteriale dell’ex sindaco: ‘Figura umanamente complessa, ci sono cose inspiegabili’.
La penna di Falcomatà ha spesso svelato doti da scrittore, con alcuni libri scritti e numerosi post coinvolgenti pubblicati, ma la tenerezza della mano non sempre ha seguito quella del cuore. Tante le virate sorprendenti, innumerevoli i rimpasti e i cambiamenti: decisioni spesso prese senza il minimo coinvolgimento di Pd e maggioranza.
Complessità che sono utili (?) anche per rappresentare il rapporto tra Falcomatà, Reggio Calabria e i reggini. La familiarità è stata quella che si riconosce a chi ha condiviso 11 anni della nostra vita, dallo scranno più prestigioso e complicato, ma l’affetto non sembra essere stato conseguenziale ad un periodo così lungo e intenso. Se a causa del paragone ingombrante con il padre Italo (ancora oggi amato e ricordato da tutti i reggini) o se invece solo per demeriti di Giuseppe, questo non è chiaro e alla fine non importa.
In alcuni momenti non è mancata l’ironia e l’autoironia da parte dell’attuale consigliere regionale dem per avvicinarsi al popolo, ma anche dopo 11 anni il rapporto tra Falcomatà e i reggini è rimasto tiepido, incompleto. Un pò come il Ponte dei sospiri, sul Calopinace, che fa sorridere e imbarazzare in dosi uguali.
Quel ‘baciatrave’ poi ha fatto impallidire chiunque ed oggi è forse tra le immagini più tragicomiche per meglio evidenziare tutto l’incompiuto e il coraggio talvolta beffardo di Falcomatà.

L’Hotel Miramare poi, come già scritto, ha rappresentato per Falcomatà quello che fu l’Overlook Hotel per Jack Nicholson nel film Shining. In un saliscendi da montagne russe, si è passati dalle feste ed eventi eleganti organizzate presso la struttura ricettiva, all’incubo del processo, della condanna e della sospensione, sino ad arrivare all’assoluzione e il trionfale ritorno a Palazzo San Giorgio.
Ma il Miramare, a dicembre 2025, è ancora lì, fermo e quasi minaccioso. Soprattutto chiuso a doppia mandata. Gli esterni riqualificati sembrano ingentilire ed accoglierci con un sorriso, ma all’interno è la desolazione l’unico ospite presente, assieme alla paura di quello che fu e forse non tornerà.

Non tornerà, almeno a breve, nemmeno un Falcomatà alla guida del Comune di Reggio Calabria. In attesa di capire se il futuro riserverà un terzo capitolo (e magari un terzo protagonista…) della dinastia, la città si appresta a voltare pagina.
E’ stato un lungo addio ma è ancora presto per capire cosa ha lasciato Giuseppe Falcomatà ai reggini e viceversa. Bisogna metabolizzare tutto quello fatto e non fatto in questo lasso di tempo. Se 11 anni non sono bastati per capirlo, vuol dire che doveva andare così. Sarà la storia ad attribuire il ruolo e l’importanza che Giuseppe Falcomatà ha meritato.
Come ogni cosa, o rapporto, bisogna essere alla giusta distanza, fisica e temporale, per meglio comprendere forma e sostanza. Falcomatà è ancora qui, ma al contempo è già il passato.
Stavolta non ci saranno altri rinvii, slittamenti, o colpi di scena: per Highlander è arrivato il momento dei saluti. Buona fortuna al sindaco-più-longevo-di-Reggio Falcomatà, per quello che sarà il cammino appena iniziato da consigliere regionale di opposizione.
Auguri Reggio Calabria, domani inizia un nuovo anno.
E, forse, una nuova primavera…
